I PADRONI UMILIANO GLI SCHIAVI

La rubinetteria Nobili di Suno, in provincia di Novara, è una delle più importanti aziende del comparto DALLA STAMPA 31/01/2016 marcello giordani SUNO «Quando verso le 10 ho visto che stavano montando una sorta di podio coi pallet e sentito che avrebbero dato dei premi “ironici” ai dipendenti con più assenze mi sono messa a piangere: ero stata operata, ho pensato che poteva capitare a me. Le mie colleghe mi hanno rassicurato e mi hanno detto che non era vero niente, che ci sarebbe stato il classico discorso di auguri prima di Natale, e mi sono un po’ tranquillizzata. […]
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La rubinetteria Nobili di Suno, in provincia di Novara, è una delle più importanti aziende del comparto

DALLA STAMPA

31/01/2016
marcello giordani
SUNO

«Quando verso le 10 ho visto che stavano montando una sorta di podio coi pallet e sentito che avrebbero dato dei premi “ironici” ai dipendenti con più assenze mi sono messa a piangere: ero stata operata, ho pensato che poteva capitare a me. Le mie colleghe mi hanno rassicurato e mi hanno detto che non era vero niente, che ci sarebbe stato il classico discorso di auguri prima di Natale, e mi sono un po’ tranquillizzata. E invece ho sentito il mio nome».

 

IL CASO: IL RE DEI RUBINETTI DI NOVARA METTE ALLA GOGNA I PIU’ ASSENTI

 

A parlare è una delle lavoratrici «premiate» alla rubinetteria Nobili di Suno con la «coppa dell’assenteista». Non ha voluto ritirarla e ha reagito subito: «Ho detto al titolare che era inammissibile che ci trattasse in questo modo, che nessuno si poteva permettere di umiliarci in questa maniera: mi sono alzata dalla sedia, ho fatto un passo e mi sono messa a gridare. Il pianto di prima mi aveva liberato, adesso potevo dire tutto quello che mi sentivo in dovere di rispondere davanti a un gesto così provocatorio. Non so quante volte ho detto che era una vergogna, perché le mie assenze non sono per vacanze ma causate da una patologia certificata».

 

 

Vertebre schiacciate

La donna ricorda che tra 2014 e 2015 ha fatto diversi mesi di mutua: «Le vertebre L3 e L4 – spiega – hanno subito uno schiacciamento. Sono stata operata in neurochirurgia a Novara l’8 maggio scorso. Prima dell’operazione mi ero sottoposta ad una serie di terapie, e così anche dopo l’intervento. Quando sono tornata a lavorare ho dovuto aiutarmi con una sedia, perché il dolore è ancora intenso. Le mie assenze non sono dovute a furbizia o qualcosa di scorretto, ma sono tutte certificate, credo sia un diritto dei lavoratori quello di farsi operare, a meno che ci abbiano tolto anche questo. E quindi non mi aspettavo una cosa del genere, soprattutto un gesto che ha offeso la mia dignità: siamo stati presi in giro davanti a tutti, questo non lo posso accettare e l’ho detto subito, lì in assemblea».

 

Sei ernie con invalidità

Un altro dei «candidati al podio» risponde mostrando i certificati medici: «Ho un’invalidità riconosciuta al 50 per cento e mi sono state accertate ben sei ernie. I dolori alla schiena sono diventati fortissimi, e li ho curati anche con analgesici e cortisonici. A tutto questo si devono aggiungere problemi familiari sempre per motivi di salute. Non basta tutto questo a giustificare assenze per malattia?»

Al sindacato il lavoratore dice che nel momento in cui è stato chiamato in pubblico era talmente arrabbiato da non riuscire quasi a parlare, poi è esploso, ha gridato «Vergogna!» e se ne è andato verso gli uffici, a chiedere spiegazioni.

 

«Troppi sono rimasti zitti»

C’è anche chi non faceva parte della graduatoria e interviene con una considerazione: «Al termine di questo episodio – dice un terzo lavoratore – ho detto al nostro titolare che ero allibito di fronte a quello che era successo, e che non lo condividevo assolutamente. C’è un’altra cosa però che mi ha amareggiato, ed è stato il fatto che più di duecento persone, che hanno assistito a questa scena, non abbiano aperto bocca».

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