LISTA NERA – 3

Sulle scelte della direzione Stellantis pensar male non si sbaglia mai, serve agli operai per difendersi dalle discriminazioni che già oggi sono evidenti nella scelta di chi deve stare a casa.
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Sulle scelte della direzione Stellantis pensar male non si sbaglia mai, serve agli operai per difendersi dalle discriminazioni che già oggi sono evidenti nella scelta di chi deve stare a casa.

Sulla Lista Nera ci sono molte illusioni, da parte di diversi operai coinvolti ma anche un atteggiamento reticente volto a ridimensionare l’accaduto tra i quadri sindacali delle organizzazioni colpite.
“E’ normale”, “l’hanno già fatto altre volte”, “tanto dura fino a dicembre e poi rientriamo tutti”. Queste i commenti di molti.
In realtà, la cosa è, secondo noi, chiara: Si colpiscono quelli che si schierano contro l’azienda dando copertura agli scioperi operai e si mettono alla porta gli RCL e quelli che vengono considerati troppo vecchi per sostenere gli attuali ritmi olimpionici della produzione. Nello stesso tempo si lancia un messaggio chiaro alla massa degli operai: basta con scioperi e proteste, altrimenti c’è posto anche per voi nella Lista Nera.
Che chi dirige nella FIOM tenda a minimizzare una cosa tanto grave è solo il segno che non si ha il coraggio di dire le cose per quello che sono e, quindi, per non prendersi la responsabilità di agire di conseguenza e organizzare una adeguata risposta all’azienda.
Esageriamo?
Rimaniamo ai fatti:
Si dichiarano 330 esuberi e si coinvolgono 525 lavoratori, di cui 480 sono operai, nel nuovo contratto di solidarietà, mentre a Pomigliano lavorano più di 1.200 operai di altri stabilimenti. Una assurdità che, tra l’altro, rappresenta apertamente un uso illecito degli ammortizzatori sociali e, per inciso, dei soldi versati dagli stessi operai all’INPS sotto forma di contributi. Una assurdità che da sola dovrebbe spingere alla ribellione la Fiom.
Nella lista ci sono operai di ogni reparto, inclusi quelli dove lavorano trasfertisti di altri stabilimenti.
Quindi non c’è mancanza di lavoro, né esuberi legati a mansioni specifiche.
Altra assurdità è quella di sottolineare nell’accordo sulla Lista Nera che quelli individuati come esuberi potranno essere mandati in trasferta da altre parti.
Se guardiamo però all’esperienza degli operai di Melfi in trasferta a Pomigliano, per esempio, vediamo che molti di loro hanno la 104, sono malati, non possono allontanarsi da dove abitano. Quale lo scopo? Spingerli a licenziarsi, accettando quattro soldi d’incentivo. Ed è, purtroppo, quello che è successo a diversi di loro.
Lo stesso obiettivo si cercherà di raggiungere con gli operai “indesiderati” di Pomigliano presenti nella lista.
Nella Lista Nera ci sono gran parte dei quadri e militanti che hanno dato copertura agli scioperi operai degli ultimi mesi a Pomigliano, addirittura è incluso il delegato RLS della Fiom più votato in fabbrica. Ora questi saranno in fabbrica per pochi giorni al mese, individualmente possono raggiungere anche il 90% di assenza rispetto ai giorni di lavoro. A chi faranno riferimento gli operai per poter reagire alle prepotenze del padrone? Già prima la loro rappresentanza non era il massimo della determinazione e della forza, ma ora sarà praticamente assente. In queste condizioni gli operai si sentiranno più deboli e più difficilmente potranno organizzarsi e scioperare.
Questi fatti chiariscono che la Lista Nera non è un episodio come altri e che è sbagliato credere che a dicembre tutto rientrerà. Fa capire invece che dietro c’è un piano studiato, e chiaro, per mettere fuori chi “rema contro” il raggiungimento del massimo profitto. Un piano complessivo che ha come principale obiettivo di imporre nuovi e più alti livelli di sfruttamento, non solo aumentando oltre ogni limite pensabile i carichi di lavoro, ma costringendo gli operai a pellegrinare fra uno stabilimento ed un altro in funzione delle esigenze produttive. Il nomadismo come nuova forma di schiavitù operaia.
A dicembre, dunque, “tutto rientrerà” solo se ci sarà un’azione organizzata degli operai contro questa rappresaglia. Altrimenti quelli che sono fuori, fuori rimarranno; e non per 15 anni come i 316 confinati di Nola. Oggi i tempi sono più stretti. Il padrone cercherà il modo più veloce per liberarsene.
La situazione è chiara. Non ci vuole un grande ingegno per capirlo. Ci vuole più impegno per bendarsi gli occhi e nascondersi la realtà.
F. R.

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