LO STATO COMMITTENTE NELLE STRAGI OPERAIE

Tutta la demagogia istituzionale sul lavoro in sicurezza si smaschera da sola: i committenti dei lavori dove si sono prodotte le ultime stragi operaie vanno dal Ministero dei Trasporti al Ministero della Difesa
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Tutta la demagogia istituzionale sul lavoro in sicurezza si smaschera da sola: i committenti dei lavori dove si sono prodotte le ultime stragi operaie vanno dal Ministero dei Trasporti al Ministero della Difesa

Caro Operai Contro, si continua a morire a gruppi sul lavoro. Dopo i 5 operai sui binari a Brandizzo, il 13 settembre è toccato a 3 operai saltare in aria alla Esplodenti Sabino di Casalbordino (Chieti), fabbrica con 70 dipendenti addetti al recupero della polvere da sparo, disarmando tutti i tipi di munizioni, dai missili alle bombe aeree, alle mine. Altri 3 operai fecero la stessa fine nel 2020, un altro operaio nel 1992, mentre nel 2009 rimasero gravemente feriti 2 operai. Eppure questo azienda catalogata ad alto rischio, dalle Direttiva Europea Seveso, dovrebbe avere severi controlli da istituzioni e organi preposti.
Tra i committenti della Esplodenti S. c’è anche l’Agenzia del ministero della Difesa, come nella strage di Brandizzo l’appaltante era il ministero dei Trasporti.
Se alla Esplodenti S. si aggiungono anche le imprese del settore pirotecnico in Abruzzo, si allunga l’elenco delle vittime. Nel 1994 saltò in aria la fabbrica di fuochi d’artificio Cancelli a Balsorano, con 6 morti e 4 feriti gravi. Nel 2013 a Città Sant’Angelo morirono 4 operai e un vigile del fuoco, nell’esplosione della fabbrica Di Giacomo. Nel 2014 a Tagliacozzo altri 3 operai saltano in aria con la ditta di prodotti pirotecnici Paolelli. A febbraio 2023 è la volta di un operaio nell’esplosione alla Di Blasio Firewoks di Teramo.
Negli anni nelle fabbriche di esplosivi e fuochi d’artificio in Abruzzo, con una dozzina di esplosioni si contano 21 operai morti più un vigile del fuoco e diversi feriti gravi.
Quante ThyssenKrupp sotto forma di piccole e medie fabbriche sono vicine a noi? E quanti tra i tanti che ci lavorano non vogliono vederle, pensando “non tocca a me occuparmene”? O perché si ritiene al sicuro dagli infortuni?
Invece è proprio dal posto di lavoro che collettivamente occorre muoversi, superando la delega spesso “arrugginita” con i delegati sindacali da una parte, che non si relazionano sufficientemente con gli operai; e gli operai dall’altra, non del tutto decisi a muoversi perché si prendano iniziative di lotta, per opporsi a una condizione sempre più pesante e per ostacolare una dilagante strage operaia, nell’indifferenza pressoché totale del governo .
Contando anche le morti singole sul lavoro, (esclusi gli itinere) in Italia nelle 24 ore del 13 settembre sono stati 13 gli operai uccisi sul posto di lavoro per arricchire i padroni. 666 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno (che superano i mille con l’ itinere) rispetto i 553 alla stessa data 2022, pari a più 20,4 per cento.
Dopo ogni tragedia sul lavoro alle frasi di circostanza delle autorità, non fa seguito alcun serio provvedimento. “Assunti 800 ispettori del lavoro che faranno un corso di formazione di sei settimane”, comunica la ministra del Lavoro Calderone. Forse può farsi bella rispetto a Renzi che quando è stato a capo del governo li aveva tagliati gli ispettori, pur essendo già allora insufficienti. Ma nel confronto delle aziende, nessuna misura deterrente riguardo il non rispetto delle leggi e delle norme di prevenzione, sicurezza e antinfortunistica, nonostante siano proprio i controlli e le ispezioni a certificare che la stragrande maggioranza delle aziende, non è in regola. Condizione che sta alla base della quotidiana strage di operai.
E proprio in questa condizione gli operai, dovendo anche subire il ricatto – del licenziamento o di finire sulla lista nera – ricatto diretto o implicito del lavoro precario in tutte le sue forme, spesso non si rifiutano di eseguire mansioni a rischio d’infortunio. Lavoro precario che riguarda non solo i 5.676.000 assunti con contratti “atipici”, ma anche una parte dei 12.910.000 assunti in forma stabile a tempo pieno. (Dati Istat secondo trimestre 2023).
Mentre gli operai sul lavoro muoiono come mosche, i padroni vengono assolti in partenza da ogni responsabilità. Nessuno di loro è mai andato in galera per omicidio sul lavoro, né viene espropriato dall’attività per evitare altre tragedie, come esempio per i comuni mortali, la sospensione della patente per infrazione del codice stradale. Tutt’al più vengono “condannati” a pagare qualche multa. Non sono chiamati in causa con i profitti accumulati, a pagare le conseguenze economiche e sociali per gli operai che perdono la vita e le loro famiglie. Paga la collettività, spese sanitarie, risarcimenti, pensioni di reversibilità, invalidità ecc.
Al massimo ai padroni come successo proprio alla Esplodenti Sabino, gli viene momentaneamente messa sotto sequestro la fabbrica, per poi restituirgliela dopo 7 mesi a luglio 2021, con i loro capitali, mobili, immobili, finanziari.
Il padre di un operaio addetto alle polveri nella fabbrica di Casalbordino, intervistato da Repubblica dichiara: “I turni sono di 8 ore, ma l’azienda forzava, li portava a dieci, dodici”. Luca, fratello di Giulio Romano uno dei 3 operai morto nell’esplosione del 13 settembre, dice: “Questa fabbrica è pericolosa e stavolta andremo a fondo”. Interviene anche Filippo Marinucci sindaco di Casalbordino: “l’azienda per legge, ha molte possibilità di non farti vedere i luoghi di lavoro. Non sappiamo ancora cos’è successo 3 anni fa, sugli eventi dell’oggi, brancoliamo nel buio”.
Ma allora i controlli e le ispezioni degli organi preposti, sono solo di facciata?
Saluti Oxervator.

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