STELLANTIS MELFI SCIOPERO SI, SCENEGGIATE NO

Lunedì 18 settembre produzione ferma, sciopero riuscito ma senza illusioni: i sindacalisti che si fanno belli per averlo proclamato arrivano in ritardo, vogliono farne uno strumento di pressione politica lasciando come sono le condizioni di lavoro, di trasferta e di salario.
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Lunedì 18 settembre produzione ferma, sciopero riuscito ma senza illusioni: i sindacalisti che si fanno belli per averlo proclamato arrivano in ritardo, vogliono farne uno strumento di pressione politica lasciando come sono le condizioni di lavoro, di trasferta e di salario.

È così ingarbugliata la matassa a Melfi che non si sa da dove iniziare. Solo gli operai potranno riprendere il filo, sbrogliare la matassa e magari metterla al collo dei responsabili. Ognuno in cambio di qualcosa ha lasciato fare al padrone che ha fatto tutto quello che ha voluto. Ha smantellato una linea, ha messo in tasca a oltre mille operai e lavoratori un po’ di soldi e li ha mandati a casa, ha obbligato gli operai a trasferimenti forzati, ha illuso altri che le trasferte potessero servire a fare stare meglio gli schiavi e le loro famiglie.
Adesso i sindacati che hanno lasciato fare tutto al padrone e sguarnito il fortino fanno le manifestazioni colorite con gli sbandieratori cercando di incolpare la politica e i politici, nascondendo il fatto che proprio la loro politica di servilismo verso il padrone ha portato a tutto questo. Tengono ancora insieme solo quei pochi lavoratori che sono accomunati da piccolissimi privilegi, che vanno dalla postazione un pochino migliore allo stare su un carrello o su un bull, in un magazzino o in qualche altra parte dove ancora si riesce a fare un sorso d’acqua senza avere problemi di tempo a disposizione. Questi sindacalisti meriterebbero quattro calci in culo perché mentre il padrone fa i suoi interessi e lo fa presente chiaramente, questi personaggi continuano a imbrogliare gli operai.
A Melfi si è tenuto uno sciopero e una manifestazione mentre oltre duemila operai sono stati allontanati, quelli rimasti che non seguono gli ordini di parrocchia, hanno scioperato ma in maggioranza sono rimasti a casa a riposare perché domani è un altro giorno di lavoro e perché loro si sono fermati in questi giorni scioperando, non per la realizzazione dei piani industriali del padrone, su cui lo sciopero “unitario” è stato indetto, ma perché i ritmi, la fatica bestiale, sono diventati insostenibili e, per loro, non ci sono posti privilegiati nei quali si fa poco o addirittura non si fa niente.

Crocco, operaio di Melfi

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