AL MIMIT, IL GOVERNO CUCINA GLI OPERAI

Al Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) le crisi aziendali si risolvono in un solo modo: la fabbrica intanto chiude, ammortizzatori sociali e qualche incentivo ed alla fine i licenziamenti, col consenso dei sindacalisti collaborativi.
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Al Ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) le crisi aziendali si risolvono in un solo modo: la fabbrica intanto chiude, ammortizzatori sociali e qualche incentivo ed alla fine i licenziamenti, col consenso dei sindacalisti collaborativi.

Caro Operai Contro, i telegiornali “sparano” a ripetizione le misure che il governo Meloni ancora una volta presenta come “aiuti ai più deboli”. Si tratta di miserabili elemosine a supporto delle bollette energetiche e bonus carburanti insieme ai 4 soldi della social card, per famiglie con Isee e redditi così bassi da chiedersi come facciano a campare.
Promesse di “aiuti” che per gli strati poveri il governo concretizza in tagli, rincari, prigionie.
Contro i migranti sta ancora elaborando decreti. Ha attaccato i poveri togliendo il Rdc, sostituendolo con una misura bluff. Ha peggiorato i contratti a termine e va a braccetto con i padroni famosi nel mondo, per i salari da fame che pagano agli operai in Italia.
Se alle promesse mancava la prova dei fatti, questa ha confermato che gli strali del governo “contro le ingiustizie”, le trombonate di Meloni e Salvini, erano e rimangono fumo negli occhi, chiacchiere e distintivo. Per gli operai e i meno abbienti, le ingiustizie le hanno sicuramente moltiplicate.
Pura propaganda di un governo prigioniero delle promesse elettorali, con le quali ha preso i voti che gli hanno permesso di insediarsi. Promesse che a distanza di un anno si sono confermate essere pura e demagogica propaganda accalappia voti.
Mentre dall’inizio del mandato fino ad agosto di quest’anno, Giorgia Meloni in veste di capa del governo, ha trovato il tempo di incontrare 29 capi di Stato, né lei né i suoi ministri hanno detto “ bè”, tanto meno si sono mossi rispetto alle migliaia di operai alle prese con crisi aziendali di vario tipo che, nel primo semestre 2023 sono aumentate del 15,2%, rispetto lo stesso periodo del 2022.
Nei primi 6 mesi 53.849 aziende hanno aperto la procedura per gestire crisi d’impresa, dismissioni, liquidazioni. Un dato che proiettato sull’intero anno, supera il 2019, ultimo anno non condizionato dagli effetti della pandemia.
Per oscurare che centinaia di migliaia di operai rischiano di perdere il salario, a maggio di quest’anno, i dati del Mimit (ministro delle imprese e del Made in Italy) dicevano che il numero dei tavoli (e relative aziende) di crisi aperti al ministero stesso, erano 34 attivi e 23 in via di risoluzione, in totale 57.
Questo perché il Mimit prende in considerazione e riceve ai “tavoli”, solo le società che abbiano non meno di 250 dipendenti, anche in più aziende, sul territorio nazionale.
Così viene silenziato e passa in secondo piano il fatto che, le aziende con la procedura di crisi aperta sono 53.849 con decine di migliaia di operai.
Per la politica del governo questi operai, dovrebbero restare “invisibili”, senza tanto clamore, possibilmente senza proteste o rivolte, altrimenti con i decreti sicurezza di Salvini, si schiera la polizia in assetto di guerra.
Ma questo non può e non deve funzionare come ricatto!
Se gli operai non si fanno sentire restano invisibili in balia dei padroni, inoltre vincerebbe la propaganda del governo nel far arrivare all’opinione pubblica, una situazione “lineare” e sotto controllo, l’idea che con il governo Meloni, le crisi aziendali si risolvono bene e in fretta, poco importa se è una balla o se si “risolvono” con gli operai licenziati.
Il governo ha chiuso occhi e orecchie anche il giugno scorso, di fronte al licenziamento in tronco di 4 mila ciclo fattorini, i rider.
Giorgia Meloni li ha completamente ignorati, insieme a quel sindacalismo che piace tanto a lei, e che vuole sempre al tavolo delle trattative. Il governo e il sindacalismo suo amico, si sono nascosti davanti a 4 mila licenziamenti selvaggi prima ancora che illegittimi, come ha di recente stabilito il tribunale di Milano, annullandoli con una sentenza a chiusura di una vertenza sostenuta da un sindacato.
Dalle piccole alle grandi aziende, si è scoperto la funzione del “ministro delle imprese e del Made in Italy”, nuova definizione che peggiora la vecchia prassi: regalare denari ai padroni e assecondare i licenziamenti degli operai.
Saluti Oxervator.

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