Piccoli e grandi padroni, la guerra del latte

Redazione A marzo 2015 è finito il regime delle quote latte. Da adesso in poi vige il libero mercato, regola che il capitale usa a suo piacimento per soddisfare il bisogno di profitto. Ma questa regola, viene usata con una marea di modifiche e aggiustamenti a seconda dei destinatari del profitto. In questo caso a farne le spese sono i piccoli produttori a scapito di quelli grossi. Gira e rigira, si torna al vecchio con la barba… 150 anni fa l’aveva già scoperto, concorrenza e monopolio sono intimamente connessi. Il capitale si forma appropriandosi di pluslavoro, ma anche espropriando […]
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Redazione

A marzo 2015 è finito il regime delle quote latte.

Da adesso in poi vige il libero mercato, regola che il capitale usa a suo piacimento per soddisfare il bisogno di profitto.

Ma questa regola, viene usata con una marea di modifiche e aggiustamenti a seconda dei destinatari del profitto.

In questo caso a farne le spese sono i piccoli produttori a scapito di quelli grossi.

Gira e rigira, si torna al vecchio con la barba…

150 anni fa l’aveva già scoperto, concorrenza e monopolio sono intimamente connessi.

Il capitale si forma appropriandosi di pluslavoro, ma anche espropriando piccole e medie imprese, fino a giungere alla concentrazione della produzione in grandi blocchi tali da determinare i prezzi delle merci vendute in tutte il mondo.

Le quote latte non erano sufficienti ai grandi padroni, i piccoli sforavano in continuazione, non pagavano multe, si vendevano le quote, insomma la piccola borghesia cercava di difendersi.

Adesso il grande capitale ci prova con la concorrenza diretta.

Vedremo cosa riuscirà a fare il nullafacente Salvini, difensore della piccola borghesia.

Piccoli e grossi capitalisti si scontrano nella crisi, i primi sono destinati a soccombere.

Gli operai ormai conoscono il minestrone, i piccolo borghesi fanno la lotta al grande capitale non per distruggerlo, ma per salvare il loro spazio e appropriarsi di una fetta del plusvalore.

 

sd

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