CACCIARI IN GONDOLA SUL SALARIO MINIMO

Il filosofo scazzato ha sentenziato: il salario minimo per legge è solo un palliativo, un’aspirina. Solo un ciarlatano può sostenere che in questa situazione, di precariato, contrattazione individuale, non sia necessario mettere un limite legale ai salari da fame.
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Il filosofo scazzato ha sentenziato: il salario minimo per legge è solo un palliativo, un’aspirina. Solo un ciarlatano può sostenere che in questa situazione, di precariato, contrattazione individuale, non sia necessario mettere un limite legale ai salari da fame.

Caro Operai Contro, anche Massimo Cacciari, filosofo in Venezia città delle gondole, ha detto la sua sul salario minimo, con toni dissuasivi a prescindere dall’importo, lo ha inquadrato come un “aspirina” un “palliativo”, snaturandone la funzione di fermo-corsa verso il basso.
Sembra che a rendere refrattario Cacciari sul salario minimo sia il fatto che, come dice lui stesso, ormai “i contratti nazionali hanno un valore puramente orientativo, da decenni sono tutti squilibrati a favore dei datori di lavoro”. Questo semmai dovrebbe essere un motivo per sostenerlo, il salario minimo, invece di sminuirlo. In tal modo porta solo acqua al mulino della Meloni che, incalzata dalla proposta della minoranza parlamentare e dal dibattito nel Paese, con il Cnel cerca una scappatoia di un salario minimo al massimo ribasso.
Finché ciò non sarà ufficiale, indicare il salario minimo come un “aspirina”, non serve comunque a “riequilibrare” i rapporti di forza e sottrarre potere ai “datori di lavoro”. D’altra parte, se una ripresa come si deve di un movimento operaio in lotta viene avanti, non sarà certo il salario minimo a fermarla.
Qualcuno a noi sconosciuto deve aver fatto arrabbiare Cacciari, esaltando il salario minimo come soluzione del salario da fame in Italia. Fatto sta che il filosofo (pur non indicandone una soglia) lo considera più una scartina, che una possibilità di impedire che milioni di uomini e donne, siano costretti a lavorare al di sotto di una certa paga oraria.
Evidentemente però, a corto di argomenti validi per sostenere la sua allergia al salario minimo, Cacciari nella trasmissione “In onda” sul canale La7, ha subito preso la tangente dei salari in generale, parlando di situazioni e ovvietà risapute, storiche e attuali, sulla questione salariale.
Tutte cose che però nulla cambiano rispetto al dibattito apertosi sul salario minimo, che a quanto pare procura un grosso fastidio a Cacciari.
Dopo averlo bollato come “pezzetta minima”, e travisato con i “livelli salariali” in generale, così ha sentenziato: “L’idea di poter stabilire i livelli salariali dallo Stato è ridicola e patetica. Presto tanti lavori saranno spazzati via”.
Che fissando un salario minimo questo costituisca un “livello salariale” è fuori dubbio. Ma spacciare questo come sostegno all’ “idea di poter stabilire i livelli salariali dallo Stato”, vuol dire che Cacciari vuole portarci in gondola, falsando i termini della questione.
Anche sui “tanti lavori che verranno spazzati via” dalle nuove tecnologie, non c’è niente di nuovo. Succede fin dalla nascita del capitalismo, in cicli storici di crescita alterni a crisi e guerre. Le nuove tecnologie usate capitalisticamente, creano nuovi disoccupati in parte riassorbiti in altre o nuove attività, in parte ingrossano le fila dei lavori precari e dei disoccupati.
E qui Cacciari fa appello che vengano affrontati i “veri grandi temi” quali il Rdc e misure analoghe al fine di: “garantire redditi decenti a tutti, a prescindere dalla loro collocazione nel mercato del lavoro”.
“Qui si lo Stato deve intervenire”, dice Cacciari. Ma non spiega perché i padroni non debbano “garantire” un salario minimo decente sotto il quale non andare.
Pur volendo volare alto, perde di vista gli operai che con le oscillazioni dei loro salari, sono finiti ai margini più bassi del valore della forza lavoro, in taluni casi anche sotto. Le paghe più basse sono le più colpite dal carovita.
Il salario minimo dovrebbe mettere uno stop a questa discesa. A maggior ragione per i “tanti lavori che verranno spazzati via” e renderanno più ricattabile i disoccupati nel trovare altre occupazioni.
Gli operai e i lavoratori dipendenti nello Stato della Florida negli Stati Uniti – per meri calcoli elettorali del partito Repubblicano – hanno praticamente avuto un raddoppio del salario minimo legale. Nell’Election Day 2020 questo partito ha deciso di aumentarlo da 8,5 dollari l’ora a 15 dollari entro il 2026, con un referendum approvato a maggioranza schiacciante: il 60,4 per cento dei votanti.
Certo – potrà dire Cacciari – in 6 anni con l’aumento dei prezzi, possono riprendersi parte o tutto questo aumento. Ma questo vale sempre: sia per norme di legge favorevole ai salari, sia per migliorie strappate con lotte cruenti.
Non risulta che dalla Florida tra i percettori del salario minimo, qualcuno abbia rinunciato all’aumento, ritenendolo – come dice Cacciari – “ridicolo” e “patetico”. Anzi loro sanno che si tratta di un “palliativo”, una “aspirina” ma sanno anche che serve loro come limite da dove partire per qualunque nuova rivendicazione.
Ma campando di salario reale non di salario filosofico, prendono l’aumento e lo mettono in tasca. Ben sapendo che sarà il livello del carovita, a dettare la durata del nuovo potere d’acquisto. Ben sapendo che sarà la loro pressione collettiva ad elevare il loro salario.
Saluti Oxervator.

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