La Fiom di Landini alla prova dei chimici

Sergio Bellavita. Oggi e domani si terrà a Cervia l’assemblea nazionale dei delegati fiom che dovrà licenziare la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Un contratto pesante, non solo perché pesa ancora 1,6 milioni di lavoratori e di lavoratrici quanto soprattutto per il valore generale di questo passaggio. La chiusura del contratto dei chimici ha reso evidente che l’unico spazio possibile per i contratti è quello dell’accettazione del passaggio alla contrattazione solo aziendale, è quello che passa dalla totale svalorizzazione del contratto nazionale a favore della contrattazione di scambio e ricatto. Un altro spazio è certo […]
Condividi:

Sergio Bellavita.

Oggi e domani si terrà a Cervia l’assemblea nazionale dei delegati fiom che dovrà licenziare la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Un contratto pesante, non solo perché pesa ancora 1,6 milioni di lavoratori e di lavoratrici quanto soprattutto per il valore generale di questo passaggio. La chiusura del contratto dei chimici ha reso evidente che l’unico spazio possibile per i contratti è quello dell’accettazione del passaggio alla contrattazione solo aziendale, è quello che passa dalla totale svalorizzazione del contratto nazionale a favore della contrattazione di scambio e ricatto. Un altro spazio è certo possibile ma passa solo per la ricostruzione di rapporti di forza tali da imporre un compromesso ai padroni ad oggi inverosimile. La Cgil ha santificato il contratto dei chimici rendendo così impossibile una chiusura per i metalmeccanici Fiom persino onorevole. Solo la resa può consentire alla Fiom di riconquistare la titolarità contrattuale.

Altra cosa quindi da una dura battaglia a difesa del contratto nazionale. Landini lo sa bene ed ha fatto una scelta. Pur di tentare il rientro ha abbracciato il welfare contrattuale, la sanità integrativa, la totale flessibilità dell’orario di lavoro, le deroghe contrattuali, la limitazione del diritto di sciopero con le clausole di raffreddamento, sino a predisporsi ad una radicale riduzione di peso e valore del ccnl. Brandisce il 10 gennaio come una clava per riconquistare legittimazione pur sapendo che il testo unico è la fine della democrazia sindacale e del sindacalismo indipendente. Non sarà sufficiente fare la voce grossa sul terreno delle politiche del governo, del contrasto al Jobs Act per coprire una politica contrattuale di rientro. I lavoratori e le lavoratrici ti misurano per quello che fai sulla loro condizione, non sulle parole d’ordine scollegate dalla pratica concreta. Non sarà sufficiente lanciare una, pur sacrosanta e condividibile, campagna referendaria per l’abrogazione del Jobs Act. Se oggi vuoi impedire che passi il tentativo di Renzi e padroni di cancellare il modello sociale del nostro paese devi ingaggiare una battaglia coerente e conseguente sul piano contrattuale e su quello politico. Il resto serve davvero a poco.

[tratto da http://sindacatounaltracosa.org]

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.