I BARONI DEL CNEL HANNO DETTO NO

Funzionari, dirigenti, tutta gente con stipendi da più di centomila euro all’anno, hanno avuto il coraggio di votare contro la miseria di un salario minimo legale attorno ai 9 euro all’ora. Hanno eseguito gli ordini della Meloni per rassicurare “gli imprenditori”: i salari da fame non si toccano!
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Funzionari, dirigenti, tutta gente con stipendi da più di centomila euro all’anno, hanno avuto il coraggio di votare contro la miseria di un salario minimo legale attorno ai 9 euro all’ora. Hanno eseguito gli ordini della Meloni per rassicurare “gli imprenditori”: i salari da fame non si toccano!

Caro Operai Contro, il segretario della Cisl Luigi Sbarra, a braccetto di Brunetta che presiede il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), ha bocciato il salario minimo legale (sml), nella risoluzione del documento con il “parere” richiesto dal governo Meloni. Una votazione non supportata da voto unanime: 39 i contrari, 15 a favore, 8 astenuti. Tra i contrari al salario minimo, come detto, anche la Cisl di Sbarra, che con questo voto rafforza il legame tra la Meloni e i sindacati suoi amici.
Gli operai devono prenderne atto, un sindacato confederale vota apertamente contro la possibilità di stabilire un minimo di salario orario per gli operai, votando senza riserve a fianco delle organizzazioni dei padroni e i loro rappresentanti. Se gli operai si aspettano da questa gente una difesa del salario sono solo degli illusi. Anzi è tempo che nelle fabbriche e nei cantieri i lavoratori poveri, i precari, inizino a fare i conti con questi sindacalisti che definire “venduti” è ancora una forma di rispetto.
Ufficialmente il Cnel – i cui componenti in gran parte nominati dal centrodestra – in una istruttoria su incarico del governo, doveva limitarsi a esprimere un parere al governo stesso. Ma è andato ben oltre. Ha rilasciato e diffuso dichiarazioni e filmati nei quali, senza alcun dato o elemento credibile su base oggettiva, è risultato essere ben più di un parere negativo.
Una narrazione da teatranti capeggiata dal guitto Brunetta che, per l’occasione, ha liquidato come “grida manzoniane”, la richiesta di salario minimo legale, arrivando a giustificare “quei padroni poveri” che non potrebbero pagarlo. Quindi che siano gli operai a morire di fame, purché i loro salari tutelino il padrone! Bocciato anche un emendamento presentato da 5 membri del Cnel che puntava a introdurre in via sperimentale il “sml”, affiancandolo alla contrattazione collettiva per le categorie di lavoratori “più fragili e meno tutelate”.
Proprio come si aspettava la Meloni che nell’affidare questo incarico, cercava giusto un “parafulmine” su cui scaricare e alleggerire le proprie responsabilità, nella negazione della definizione per legge del salario minimo.
Ha trovato un alleato nel Cnel, usato strumentalmente come terza camera del parlamento, come qualcuno ha fatto notare.
Nel frattempo l’Inps che fino ieri contava 4,6 milioni di lavoratori poveri, con un colpo di bacchetta magica della nuova presidenza imposta dalla Meloni, nell’ultimo rapporto ha ridotto i lavoratori poveri a 20.300!
Il governo Meloni stronca il dibattito parlamentare prima ancora che parta, vuole convincere l’opinione pubblica che in fondo il “sml” riguarderebbe “solo” 20.300 lavoratori! Non più i 4,6 milioni che miracolosamente l’Inps stessa, dalla sera alla mattina ha fatto uscire dalla povertà!
Le cronache presentano il Cnel come organismo obsoleto, rifugio per politici trombati. Perfino Renzi quando era al governo ne chiedeva l’abolizione con un referendum, ma non gli riuscì, essendo lui stesso credibile solo dalla cricca padronale con la quale ha svuotato l’articolo 18 e varato il job act. Pensava di aver comprato l’elettorato mettendo 80 euro nelle buste paga medio basse.
Gli stessi mezzi d’informazione che descrivono il Cnel come un ferrovecchio ripescato dalla discarica, non fanno cenno se nelle 42 pagine del documento che boccia il “sml”, vi siano dati, tabelle, insomma i calcoli della valutazione culminata nella bocciatura. Esempio: quanti operai e lavoratori nell’agricoltura, nell’edilizia, nella logistica, nei servizi, nell’industria, hanno un salario sotto i tot euro l’ora, quanti altri sotto un’altra soglia e così via.
A quanto pare queste analisi e approfondimenti del Cnel, non sono stati resi noti. Evidentemente risulterebbe insostenibile la conclusione per la quale, non vi sarebbe la necessità del salario minimo legale.
La Meloni si appresta al dibattito parlamentare sulla proposta di legge del salario minimo legale, presentata dalle opposizioni, contrapponendovi gongolante i miracolosi nuovi dati dell’Inps, e il documento approvato dagli amici del Cnel e della Cisl. Se non intervengono direttamente gli operai e i lavoratori poveri che lavorano a meno di dieci euro all’ora, il salario minimo legale rimarrà una chimera.
Saluti Oxervator.

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