Bologna, sgombero della maxioccupazione all’ex Telecom

dalla repubblica Sono iniziate poco prima delle 7 le operazioni per sgomberare l’ex palazzo Telecom di via Fioravanti, occupato dallo scorso 4 dicembre da un’ottantina di famiglie: 280 persone, di cui un centinaio minorenni. Alle 14 le operazioni di sgombero partono effettivamente dopo il fallimento della mediazione tentata dal Comune per trovare una sistemazione per le famiglie con bambini: “Vogliono una casa, non accoglienza”. Sono presenti 8 blindati, le forze dell’ordine hanno chiuso la strada. Molti, moltissimi agenti e carabinieri sono presenti: circa duecento, di fatto quasi uno per occupante. Tanti giovani occupanti sono saliti sul tetto (prima trenta, […]
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dalla repubblica

Sono iniziate poco prima delle 7 le operazioni per sgomberare l’ex palazzo Telecom di via Fioravanti, occupato dallo scorso 4 dicembre da un’ottantina di famiglie: 280 persone, di cui un centinaio minorenni. Alle 14 le operazioni di sgombero partono effettivamente dopo il fallimento della mediazione tentata dal Comune per trovare una sistemazione per le famiglie con bambini: “Vogliono una casa, non accoglienza”.

Sono presenti 8 blindati, le forze dell’ordine hanno chiuso la strada. Molti, moltissimi agenti e carabinieri sono presenti: circa duecento, di fatto quasi uno per occupante.

Tanti giovani occupanti sono saliti sul tetto (prima trenta, poi 150; con loro alcuni bambini) e battono inferriate e ringhiere urlando “Mai più senza casa”, mentre i bimbi sono affacciati alle finestre. Alle 7.40 i militari in tenuta antisommossa entrano nello stabile, poco dopo lo faranno anche i vigili del fuoco. L’assessore al Welfare Amelia Frascaroli segue le operazioni dai vicini uffici comunali di piazza Liber Paradisus. Alle 8.40 entrano i servizi sociali, presenti dall’alba; presente anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minori, Ugo Pastore.

Tensione coi collettivi, due feriti. Intorno alle 7.30 all’angolo fra via Fioravanti e via Zampieri sono arrivati alcuni esponenti (una trentina circa) di centri sociali e collettivi in solidarietà con gli occupanti. “I sorrisi dei bambini non si sgomberano”, recita lo striscione. Il gruppo viene tenuto distante dalla scena delle operazioni da un cordone di forze dell’ordine, che alle 8.20 allontana il gruppo: attimi di tensione e vola qualche manganellata. Un secondo momento di tensione si registra intorno alle 9: la risposta dei collettivi è un lancio si pile, batterie, arance, e sputi verso i poliziotti. Due manifestanti rimangono feriti, poco dopo sono medicati dall’ambulanza presente in zona e poi portati al pronto soccorso.

Trattativa coi centri sociali. Intanto dentro l’edificio è in corso una trattativa con gli occupanti. I servizi sociali del Comune e il comandante della Polizia municipale, Carlo Di Palma, tentano di convincere le donne presenti con bambini che nessun nucleo con minori rimarrà in strada: saranno ospitati in strutture alternative. Ma le famiglie non sembrano intenzionate ad accettare, e in via Fioravanti si registra una situazione di stallo: fuori, tutto immobile, mentre all’interno proseguono le trattative e sul tetto restano gli occupanti. Poco dopo, all’ora di pranzo, alla presenza dell’assessore Frascaroli le rassicurazioni sono state più nette durante una conferenza stampa. “Siamo in grado di garantire l’accoglienza per le famiglie con minori e le persone con fragilità”, assicurano Adele Mimmi, direttore del Dipartimento Benessere di comunità, e Annalisa Faccini, responsabile del servizio sociale minori del Comune. La soluzione potrebbe già arrivare “entro sera”, assicurano, e i nuclei familiari non saranno divisi. “Sono pronte tutte le risorse per garantire l’accoglienza”, assicura Mimmi. Oltre all’ex Galaxy (una parte è possibile che sia ospitata nella struttura), il Comune sta valutando anche altri edifici per l’accoglienza.

Maxi sgombero a Bologna, tensione polizia-manifestanti

“Mohamed resisti”. “Non si possono sgomberare delle case con bambini e malati dentro, almeno prima dovrebbero avere una casa dal Comune”: è un passaggio della lettera scritta da alcuni studenti delle medie dell’Ic7, compagni di classe di alcuni bambini stranieri asserragliati dentro l’ex Telecom, che sono stati avvisati dai loro amichetti quando è arrivata la polizia. “Ci hanno chiesto di venire qui perché li stavano cacciando di casa”, raccontano. “Li sgomberano perché vivono lì senza permesso, ma solo perché sono poveri”, continua la lettera: i ragazzini “hanno pensato di scriverla per spiegare ai loro compagni e alla scuola cosa cosa sta succedendo”, spiega la loro insegnante di italiano, Fabiana Busisi, anche lei al presidio insieme a una collega. Con la lettera c’è anche un disegno: ritrae un bambino che si protegge dalle manganellate di un poliziotto. “Mohamed resisti, ci vediamo a scuola”, urlano la maestra e i bambini verso le finestre dell’ex Telecom.

Gli sgomberi a Bologna. Risale al marzo scorso la decisione del Tribunale del Riesame che rendeva esecutivo il sequestro dello stabile ora di proprietà di un fondo privato. A Bologna si svolge così il terzo sgombero in pochi giorni, dopo quello del collettivo Lgbt Atlantide dal cassero di porta Santo Stefano e quello di una ventina di persone da via Solferino 42. Per dimensioni, però, e per la numerosa presenza di minori (durante i mesi di occupazione sono state diverse le nascite registrate fra le famiglie occupanti) quella in corso all’ex Telecom non ha paragoni né precedenti.

Sel: “Irresponsabili”. E intanto scoppia la polemica. “Siamo preoccupati di quello che la Procura sta facendo. Si sta creando una situazione che mina il livello di pace sociale all’interno della città, questo è drammatico”, è l’attacco della Procura della coordinatrice Sel di Bologna, Egle Beltrami, bollando i magistrati di essere “irresponsabili” per lo sgombero in corso. “C’è bisogno di un intervento forte della politica per trovare una soluzione. C’è bisogno di assegnare una casa alle persone che sono in mezzo alla strada, ma anche di una relazione diversa con la Procura. Agire in questo modo per me è irresponsabile”, afferma Beltrami ai microfoni di radio Città del capo.

Don Nicolini: “Mi chiedo dov’è la giustizia oggi”.  “Mi chiedo dove si collochi la giustizia oggi. Perché mi capita di pensare che chi cerca di fare giustizia, in realtà stia commettendo una grossa ingiustizia: spesso, chi cerca di risolvere un problema, in realtà lo crea”: don Giovanni Nicolini, parroco di Sant’Antonio da Padova alla Dozza, molto vicino all’assessore bolognese Amelia Frascaroli, commenta così quanto sta avvenendo in via Fioravanti. “È naturale che se viene annunciato uno sgombero, poi sia eseguito. Ma l’idea di avere centinaia di persone per strada e delle stanze vuote, qualche problema me lo crea. Nasce un cortocircuito tra legalità, moralità ed etica”. Amelia Frascaroli, assessore comunale al welfare, ha dichiarato che le occupazioni creano valore sociale, Don Nicolini è d’accordo, gli domanda l’agenzia Dire. “Io personalmente sono testimone di alcune realtà occupate che sposano in pieno questa tesi. Nelle strutture ci sono persone molto interessanti. E sa da un punto di vista legale non approvo, devo ammettere che queste iniziative forse danno vita una legalita’ superiore. Li’ viene offerto aiuto, e questo è un fatto culturale, politico e spirituale”.

I sindacati: “Soluzioni abitative nell’immenso patrimonio pubblico”.  “Le immagini dello sgombero non possono lasciarci indifferenti. Ribadiamo la nostra netta contrarietà alla pratica delle occupazioni e riteniamo quindi opportuno costruire soluzioni non traumatiche per i bambini e le famiglie”, scrivono in una nota Cgil, Cisl e UIl. “Siamo altresì convinti che non sia l’utilizzo della forza lo strumento con il quale far fronte a questi problemi, in quanto parliamo di un diritto primario come quello di avere una casa. Invitiamo le autorità competenti ad avviare un percorso per porre fine a questa spirale, ricercando soluzioni efficaci e immediate. Pensiamo che le soluzioni abitative sono da ricercare nell’ambito dell’enorme patrimonio immobiliare pubblico, da tempo non utilizzato”.

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