GLI OPERAI HANNO BISOGNO DI PADRONI? NO!

Gli operai hanno forse bisogno di padroni? No, gli operai non hanno bisogno di padroni. Gli operai, che producono pressoché tutte le merci utili per vivere, sanno condurre autonomamente le fabbriche, senza necessità di padroni. Mio zio, operaio per tutta la vita, era solito dire: “Solo i cani hanno bisogno di un padrone, non gli operai”!. Se gli operai non hanno bisogno di padroni, è vero invece il contrario. I padroni hanno bisogno degli operai per produrre, attraverso il loro sfruttamento, l’enorme ricchezza sociale della quale si appropriano privatamente. Gli operai sgobbano e fanno la fame, i padroni non […]
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Gli operai hanno forse bisogno di padroni? No, gli operai non hanno bisogno di padroni. Gli operai, che producono pressoché tutte le merci utili per vivere, sanno condurre autonomamente le fabbriche, senza necessità di padroni. Mio zio, operaio per tutta la vita, era solito dire: “Solo i cani hanno bisogno di un padrone, non gli operai”!.

Se gli operai non hanno bisogno di padroni, è vero invece il contrario. I padroni hanno bisogno degli operai per produrre, attraverso il loro sfruttamento, l’enorme ricchezza sociale della quale si appropriano privatamente. Gli operai sgobbano e fanno la fame, i padroni non lavorano e fanno la bella vita. Perciò, per quale masochistica ragione gli operai dovrebbero agognare di vivere sotto lo stivale di un padrone? Essi farebbero volentieri a meno sia del padrone sia del lavoro salariato sotto un padrone, se a malincuore lo accettano è solo perché il modesto salario che ne ricavano consente loro di sopravvivere con le proprie famiglie.

Ma poiché il capitalismo, avendo paura della propria morte, non riesce a immaginare un operaio senza un padrone, ogniqualvolta una fabbrica chiude o sta per chiudere o si trova “in difficoltà” (perché il padrone ha accumulato abbastanza e non ha più bisogno di operai oppure vuole andare ad accumulare dove gli è possibile sfruttare di più altri operai), ecco che puntualmente i pifferai del “capitalismo dal volto umano” (una caterva di sindacalisti, giornalisti, preti, opinionisti e altri ameni personaggi) si affrettano a perorare la causa di quei “poveri operai” rimasti o a rischio di rimanere “senza un padrone”, a prodigarsi in incontri, articoli, preghiere, promesse per reperire un nuovo padrone, a trascinare gli operai in interminabili pellegrinaggi da un tavolo istituzionale all’altro, in sfiancanti processioni da un incontro all’altro, da una piazza all’altra e così via.

Non c’è operaio che prima o poi non si sia trovato invischiato nel ginepraio dell’ipocrita ricerca di un nuovo padrone. Dove tutti gli altri stendono il tappeto davanti a ogni padrone che a turno si affaccia per scrutare se c’è l’affare (in termini di incentivi pubblici e sottomissione operaia) e solo gli operai, comunque vada, ci rimettono: o in mezzo alla strada o di nuovo a sgobbare in fabbrica, ma con meno diritti e meno soldi di prima.

È questa l’esperienza degli operai di tante fabbriche italiane, come ad esempio l’Om Carrelli elevatori di Modugno (Ba) e l’Ilva di Taranto.

L’Om è chiusa di fatto da luglio 2011: da allora Cgil, Cisl e Uil, oltre a boicottare subdolamente e apertamente la difficile lotta degli operai riuniti in presidio contro la multinazionale tedesca Kion, non hanno fatto altro, per svilirne la ribellione e piegarne la combattività, che contribuire a illuderli sull’utilità della via crucis di tavoli di trattative con questo o quel padrone per mendicare il mantenimento del posto di lavoro. Una catena di illusorie proposte tutte svanite in un fumo di chiacchiere: prima la Qbell che voleva produrre televisori; dopo la Calvi Holding; poi il progetto di Marco Saltalamacchia, ex amministratore delegato di Bmw Italia, di produrre taxi ecologici ibridi; dopo ancora l’inglese Frazer-Nash Industry, firmataria a gennaio 2013 di un accordo (festeggiato dalla combriccola dei sindacalisti di Cgil-Cisl-Uil stappando lo spumante in fabbrica), secondo il quale gli operai avrebbero dovuto produrre i taxi londinesi ibridi, senza però conservare scatti e livelli maturati fino allora; infine, lo scorso maggio, un mese prima del passaggio, il 30 giugno, in mobilità, le voci messe in giro dai sindacalisti e dall’assessore regionale al Lavoro Caroli dell’interessamento di un imprecisato industriale che, entro fine settembre, avrebbe dato o meno l’assenso a entrare in fabbrica: niente di niente, voci perse nel vento, voci utili ai sindacati per somministrare agli operai l’estrema unzione della rassegnazione e preparare il loro funerale, facendo finta di piangere lacrime di compassione!

All’Ilva generazioni di operai hanno sperimentato sulla propria pelle la bontà criminale prima dello stato (quando si chiamava Italsider) e poi della famiglia Riva: prima si moriva di amianto, cancro e incidenti, dopo pure. Ora che i Riva hanno messo da parte denaro, derivante dallo sfruttamento degli operai, bastante per far vivere da pascià generazioni di loro discendenti, stanno meditando di realizzare l’ultimo affare vendendo l’Ilva ai concorrenti, il gruppo franco-indiano Arcelor-Mittal o il gruppo indiano Jindal. Per gli operai che cosa cambierebbe? Niente, solo il padrone da combattere!

Ilva operaio morto

Per tutti gli altri un padrone può essere più “simpatico” di un altro, soprattutto se porta qualche piccolo vantaggio in tasca. Per gli operai un padrone vale l’altro, da combattere l’uno come l’altro. Dell’uno non hanno bisogno, così come dell’altro. Ma per farlo, e non solo dirlo, occorre cominciare ad alzare la testa, a unirsi, a organizzarsi in un partito operaio, che operi nell’esclusivo interesse degli operai.

SALUTI OPERAI DALLA PUGLIA

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1 Comment

  1. luigi

    Sono totalmente d’accordo: “Gli operai non hanno bisogno dei padroni”
    Dobbiamo costruire il Partito Operaio
    Dobbiamo creare una prima rete di operai
    Basta anche uno per fabbrica
    In questo periodo la redazione raccomanda di fare volantini da distribuire alle fabbriche
    Propongo di distribuire questo articolo.
    Quello che è importante è il messaggio che viene lanciato: “Gli operai non hanno bisogno dei padroni”
    Un abbraccio