Redazione di Operai contro
E’ lunedi da appena 4 ore, altro fine settimana volato e la sveglia suona incessante. Svegliaaaaaaaa. Al lavoroooooooo.
Beh effettivamente fortunato, almeno un lavoro ce l’ho! Va beh, mio padre, buon’anima, era anche lui operaio, mi diceva sempre che: “Un lavoro senza diritti, non è un lavoro perché il lavoro è dignità”; ma forse prima, perchè oggi come oggi, cosa importa come vengo trattato, l’importante è che ho un lavoro.
Mi preparo e ancora assonnato dopo un caffè, esco per aspettare l’autobus.
Brrrrrrrrr, che freddo! Che neve! Speriamo che non faccia molto ritardo, chi lo sente il mio capo!
Durante il viaggio, ne approfitto per riposare ancora un po’. Mi suona il cellulare. Un messaggio. Chi sarà mai a quest’ora? Il mio delegato, Giuseppe Lecca, detto SIGNOR SI, che mi scrive : “Oggi, e per tutta la settimana, la cadenza aumenterà per sopperire alle ore di assemblea e perchè poi ci saranno le ferie forzate di Natale”. Ammazza, che bel buongiorno che mi ha dato; aumenta ancora? Beh, siete stati senza fare assemblea per un anno intero a questo punto era meglio che non la facevate proprio. Va beh, altro pizzico sulla pancia anche se di spazio non c’è n’è più, però penso ai miei colleghi ancora in cig e diciamo che mi riprendo. Diciamo!!!!
Inizia la giornata a ritmo ancora più frenetico, stiamo a dicembre ma io sudo come agosto; vorrei bere, speriamo che si fermi un po’; ecciù ecciù, maledetto raffreddore e mo’ come me lo soffio il naso? Ops, vuoi vedere che ho dimenticato il particolare da montare? Maro’ che stress, ho il cuore a mille prima o poi un infarto non me lo toglie nessuno.
Si sta avvicinando il capo, speriamo che non ho dimenticato qualche operazione sulle auto andate. Salve capo. “We mi raccomando, mercoledì c’e’ l’assemblea della fiom, lo sapete non è un bel periodo conviene non andare”.
Pausa. Meno male non ce la facevo più. Va beh fammi fare presto. Bagno. Sigaretta. Caffè….aspe’ non ho tempo, i 10 minuti sono già passati, il caffè dopo. Che bella sosta!!!!
Ore 15:30 circa finalmente a casa. Mi accoglie mia figlia ma non ho la forza di prenderla in braccio. Mia moglie vuole uscire nel pomeriggio ma io sono stanco, ho voglia solo di riposare. Certo che così non vivo bene nemmeno in famiglia, hanno ragione ma con tutto il bene, non ce la faccio proprio, sono a pezzi e siamo appena a lunedì.
La settimana lavorativa va avanti e c’è sempre la solita pressione minacciosa dello staff aziendale che ti intimorisce a riguardo dell’assemblea della fiom.
Ma si può lavorare bene quando si viene continuamente minacciati psicologicamente?
Il giorno è arrivato e all’ora dell’assemblea il team leader ci dice di non scappare, ci sono le buste paga della tredicesima. Non penso ad una bassezza del genere, azione ostruzionistica per l’assemblea ma poi mi accorgo, dopo poco, di essermi sbagliato. Infatti verso l’uscita, ad attendere eventuali operai che vogliono andare all’assemblea ci sono niente po’ po’ di meno che: sindacalisti firmatari, gestore operativo, capi unità, vigilanti e addirittura, ciliegina sulla torta, il direttore. Insomma vedendo questo schieramento di forze purtroppo a malincuore, rinuncio ad un mio diritto : l’assemblea retribuita.
Il giorno dopo assemblea dei firmatari. Cosa strana ma a questa assemblea è permesso andare, anzi addirittura sono gli stessi capi che ti vengono a prendere e ti portano all’assemblea. In vent’anni di stabilimento non ho mai visto un’assemblea con capi, team leader, impiegati, qualità, i lecchini dei capi …. insomma mancava solo il direttore.
In due giorni ho assistito a qualcosa di davvero schifoso e mi sento pure una merda perchè siamo proprio noi operai, io in primis, a permettere tutto ciò.
Dopo aver ricevuto questo pugno al cuore, per questo ennesimo schifo subito (rinunciare forzatamente al diritto di partecipare ad una assemblea) e visto (azienda all’assemblea dei firmatari), ricordo i tempi in cui mio padre mi portava con lui alle manifestazioni.
Quant’erano belli, tutti insieme, tutti uniti; si sentivano forti perché sapevano che se toccavano uno toccavano tutti. Oggi invece tutto questo non esiste più; oggi fanno di tutto per metterci gli uni contro gli altri, non ci vogliono forti e la tristezza è che a permettere tutto ciò è anche una parte di sindacato, lo stesso che purtroppo continuo a pagare ogni mese. Oggi fanno distinzione tra chi sta dentro, chi sta fuori, chi è del segmento A, B, C, chi è della fiom, chi è dei firmatutto, chi simpatizza per quello e chi simpatizza per l’altro; insomma hanno proprio dimenticato che siamo tutti OPERAI.
Allora, con ancora più tristezza nel cuore, ripenso alla buon’anima di mio padre:”Un lavoro senza diritti, non e’ un lavoro perché il lavoro è dignità”. Ebbene oggi ne ho avuto proprio la conferma, quella dignità l’abbiamo persa.
UN OPERAIO DELLA FIAT DI POMIGLIANO
Aveva ragione tuo padre ” un lavoro senza diritti non è un lavoro”. Per i padroni noi operai siamo solo merce da spremere come limoni e poi da buttare quando non siamo più in grado di lavorare; i ritmi che ci impongono nelle fabbriche sono insostenibili, e ci spezzano la schiena ma loro non si fanno scrupoli a buttarci in miseria. Su OPERAI CONTRO ho letto tutto quello che la FIAT vi impone con la complicità di sindacati asserviti, perciò non mi dilungo sui problemi che vivete nel lager FIAT di Pomigliano. Tu puoi dire con orgoglio che tuo padre ti diceva che ” un lavoro senza diritti non è un lavoro”. Tuo figlio può dire la stessa cosa di te? Gli schiavi nell’antichità si organizzarono e lottarono contro l’impero romano; gli schiavi moderni (cioè gli operai) nel passato hanno organizzato lotte memorabili, sotto il fascismo hanno rischiato la vita. Adesso con questa crisi i padroni ci licenziano, ci minacciano, ci impongono ritmi insostenibili, e noi non reagiamo? ci lamentiamo, scriviamo a un giornale come OPERAI CONTRO, mantenendo l’anonimato per paura delle ritorsioni. Politicanti di mestieri e sindacati asserviti si sono schierati apertamente con i padroni. Operai: prendiamo in mano il nostro destino, non deleghiamo a nessuno la difesa dei nostri interessi, non mettiamoci nelle condizioni di abbassare gli occhi quando i nostri figli ci guardano in faccia. OPERAI PRENDIAMO LA COSCIENZA CHE ORGANIZZATI SIAMO UNA FORZA, CHE MINACCE E REPRESSIONE NON CI FANNO PAURA. QUELLO CHE SCRIVI E’ FRUSTRANTE. POMIGLIANO, L’ILVA DI TARANTO, IN BREVE LE GROSSE FABBRICHE, DEVONO ESSERE DA ESEMPIO PER LE PICCOLE E LE MEDIE AZIENDE. NON LASCIAMOCI INTIMORIRE: SPIE E MINACCE SONO SEMPRE ESISTITI. ORGANIZZIAMO IL PARTITO OPERAIO IN TUTTI I LUOGHI DI LAVORO; FACCIAMO IN MODO CHE L’ATTACCO AGLI OPERAI DI UNA FABBRICA TROVI IL SOSTEGNO E LA SOLIDARIETA’ DI ALTRI OPERAI. RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE, TOCCA A NOI! CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE LA LOTTA DI CLASSE NON E’ UN PRANZO DI GALA, MA RICHIEDE SACRIFICI E DETERMINAZIONE PER LIBERARCI DALLA SCHIAVITU’ DEL LAVORO SALARIATO. SIAMO LA CLASSE OPERAIA, SIAMO GLI UNICI CHE POSSIAMO CAMBIARE LO STATO DI COSE PRESENTE. W IL PARTITO OPERAIO.