ILVA DI TARANTO: RISANAMENTO DEL PADRONE

Redazione di Operai Contro, La Cassazione ha deciso che l’assassino Riva deve passare un Buon Natele Noi operai dell’ILVA continueremo ad essere sfruttati e a morire per i profitti di Riva Questo è lo stato dei padroni Un operaio dell’ILVA di Fulvio Colucci TARANTO – Sorpresa. Preoccupazione anche. Espressa senza eccessi e con risposta breve: «Mi chiede se il quadro si complica? Beh certo un po’ sì». Ma il sub-commissario dell’Ilva Edo Ronchi, alla “Gazzetta” concede poco di più, all’indomani della sentenza di Cassazione che dissequestra gli 8,1 miliardi di euro bloccati ai Riva dalla magistratura tarantina. Per ora il […]
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Redazione di Operai Contro,

La Cassazione ha deciso che l’assassino Riva deve passare un Buon Natele

Noi operai dell’ILVA continueremo ad essere sfruttati e a morire per i profitti di Riva

Questo è lo stato dei padroni

Un operaio dell’ILVA

ILVAOPERAIO

di Fulvio Colucci

TARANTO – Sorpresa. Preoccupazione anche. Espressa senza eccessi e con risposta breve: «Mi chiede se il quadro si complica? Beh certo un po’ sì». Ma il sub-commissario dell’Ilva Edo Ronchi, alla “Gazzetta” concede poco di più, all’indomani della sentenza di Cassazione che dissequestra gli 8,1 miliardi di euro bloccati ai Riva dalla magistratura tarantina. Per ora il regime commissariale dello stabilimento siderurgico sospende il giudizio. Si esprimerà solo dopo «aver letto i motivi della decisione presa dalla Corte».

Ronchi ha affidato alla cronaca due concetti messi a guardia della cautela. A mente fredda: «Non cambia la marcia di risanamento della fabbrica» e soprattutto «i decreti del governo restano il punto di riferimento» anche se in realtà il sub-commissario più che dirlo lo ha fatto capire indirettamente: «L’ultimo dispone l’uso delle somme sequestrate, ma il riferimento è alle decisioni della magistratura milanese (1,9 miliardi in due tranche sottratti dai giudici ai Riva nell’indagine per frode fiscale, ndr).

Un punto delicato rimangono i rapporti tra la gestione commissariale e la famiglia Riva che «torna in gioco», dopo il dissequestro dei beni, per ammissione stessa del sub-commissario Ilva Edo Ronchi. Eppure il gioco si fa duro perché, val la pena ricordare, proprio il commissario straordinario Enrico Bondi ha avviato, poche settimane fa, un’azione civile per danni nei confronti della famiglia Riva.

«Il quadro si complica altrochè» sostiene il segretario generale nazionale della Uilm, Rocco Palombella. «La situazione sembrava già incerta e a maggior ragione ora. Siamo preoccupati: non vi è traccia del piano industriale e la vicenda giudiziaria rende ancor più ingarbugliato tutto. Però i Riva devono stare attenti alle “vittorie di Pirro”, tali infatti si potrebbero rivelare i dissequestri se non si va avanti con le bonifiche e l’ambientalizzazione degli impianti». Battuta interessante. Cosa vuol dire Palombella? Non conviene ai Riva, finito il commissariamento, riprendersi uno stabilimento che potrebbe poi essere costretto a chiudere se non risanato completamente?

«Due milioni di tonnellate in meno prodotte nel 2013 sono un pessimo segnale: non è stato perso solo il prodotto, ma soprattutto quote di mercato che, la situazione attuale, non consentirà più di recuperare. E non parliamo – prosegue Palombella – del fatto che ora le banche saranno più restie a concedere mutui. Temo contraccolpi all’occupazione».

«Il patrimonio dei Riva deve essere investito per rendere il siderurgico eco-compatibile» incalza il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli. Il sindacalista ritiene i decreti del governo «una garanzia», guarda con fiducia «alla Banca europea degli investimenti per le risorse da trovare» e chiede, intempi rapidi «il piano industriale per non far perdere competivitià all’Ilva».

«Faccio fatica a capire cosa succederà» dice il coordinatore provinciale del sindacato Usb, Franco Rizzo. «Quei soldi garantivano il risanamento, dentro e fuori l’Ilva. Ora non ci sono più. Tutto torna in discussione. I decreti? Non una parola sulla salute degli operai Ilva e dei tarantini».

«Basta con i decreti. È arrivato il momento di una legge sulla siderurgia italiana. I soldi dati dalle banche all’Ilva possono servire solo per i primi interventi, non si possono fare le nozze con i fichi secchi» dice il segretario generale della Fiom Cgil Donato Stefanelli chiosando: «È il governo che deve investire nel settore e risolvere i problemi a Taranto. Il dissequestro? Le risorse che non c’erano prima tornano a non esserci ora. E Taranto da sola non ce la fa».

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