RASSEGNA STAMPA
Medio Oriente, Arabia Saudita, Opec, USA
Stratfor 131204
Il Futuro dell’Opec
– Due le principali sfide poste all’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, che produce ancora il 40% del petrolio mondiale, ma la cui supremazia si è andata indebolendo.
– 1. una sfida a breve termine rappresentata dalla nuova ondata di produzione extra Opec, in particolare forte crescita della produzione petrolifera degli USA, a circa 8 milioni di b/g, e in Canada, +1 milione b/g negli ultimi due anni; previsione di +1mn. b/g anche per il 2014; c’è poi la potenzialità del Brasile.
2. una sfida a lungo termine è rappresentata ripresa della produzione petrolifera dei membri Opec, Iran e Irak, che potrebbero assieme raggiungere gli 11 mn. b/g per il 2020, + 5-6 mn. b/g rispetto al livello attuale.
Questo rischia di far aumentare le tensioni con Arabia Saudita sulle quote per l’export, facendo calare i prezzi, nonostante la previsione di un maggior consumo interno iraniano. Iran e Irak hanno un interesse a breve ad aumentare l’esportazione il più possibile, puntando sull’aumento di domanda dai mercati emergenti asiatici.
– Una controtendenza a breve al rischio di calo dei prezzi OPEC è dato dalla domanda dei paesi asiatici emergenti; sul lungo termine determinanti per l’andamento dei prezzi sarà la dimensione della crescita asiatica e la produzione globale non Opec.
L’Asia è oggi la regione con la maggiore importazione netta del mondo, maggiore di quella combinata di Europa e Nord America.
– La Cina ha grossi progetti con Arabia, Irak e Iran; ma anche con il Venezuela; importa dall’Angola, membro Opec, il 15% del petrolio.
Anche l’India ha forti legami con i paesi Opec, è il maggior acquirente della Nigeria.
– Il conflitto Arabia Saudita-Iran sulle quote petrolifere potrebbe avere riflessi anche su questioni regionali, guerra civile in Siria, influenza iraniana sulle regioni confinanti con l’Arabia e sulla sua regione petrolifera sciita, la Provincia Orientale.
– L’Irak ha ripreso a produrre petrolio, attualmente 3,5 mn. b/g; si pone l’obiettivo 9-10 mn. b/g per il 2020; Stratfor valuta verosimile l’obiettivo di 5-6 mn. b/g per il 2020, e di 6-6,5 in dieci anni.
– L’Iran, sotto il nuovo presidente Rouhani, ha avviato una importante serie di riforme, al fine di riportare, in 1 anno e ½, la produzione al livello ante-sanzioni, a 4,2 mn. b/g. Le limitazioni sono sostanzialmente dipendenti dalle sanzioni esterne;
secondo Stratfor, se vengono rimosse le sanzioni, in 12-18 mesi l’Iran potrebbe riprendere metà della produzione fermata, circa 500-750mila b/g.
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Wsj 130729
Allarme dell’investitore, principe Alwaleed, il petrolio e gas da scisti minaccia l’economia saudita, sempre più vulnerabile
SUMMER SAID e BENOÎT FAUCON
– Da un rapporto Opec: nel 2012 gli introiti derivanti dall’export petrolifero Opec ha raggiunto il record di $1 260 Miliardi.
– Previsioni Opec per il 2014: a causa dell’aumento della produzione esterna, riduzione domanda di greggio, -600mila b/g rispetto al 2012, a 29,6 mn b/g.
– L’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede anche per il 2015 riduzione domanda a 29,2 mn b/g., e poi una lenta ripresa negli anni seguenti.
– Il miliardario principe saudita Alwaleed bin Talal, nipote di re Abdullah, grande investitore internazionale che possiede quote in Apple, Citigroup, Time Warner, Twitter e News Corp, che è proprietario di Dow Jones &Co, editore del Wsj,
avverte: la produzione Usa di gas e petrolio ridurrà la domanda per la produzione Opec. Il bilancio dell’Arabia Saudita dipende quest’anno per il 92% dal petrolio.
– Il ministro saudita Petrolio, Naimi, ha invece finora minimizzato il problema, anche se i membri Opec, Nigeria e Algeria (-6% nel 2012, -1,3% il prezzo; ministro Finanze: rischio di tagli alla spesa statale), hanno fortemente diminuito le esportazioni verso gli Usa. L’export petrolifero iraniano, colpito dalle sanzioni, -8%.
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