DOPPIA CATENA PER L’EUROPA MEDITERRANEA

Essere Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo non è più un vantaggio, neanche in senso economico. La Grecia che vive il suo sesto anno consecutivo di recessione subisce i diktat della famigerata Troika, che di fatto ha commissariato il Paese piazzando i suoi funzionari, di “destra” e di “sinistra” al governo. Non è solo una questione di conti pubblici di un membro UE: si tratta anche di sfruttare la situazione vista la posizione geografica che la Grecia occupa. Insieme alla Turchia ed ai Balcani, infatti, è uno dei ponti ad Est, zona di influenza russa. La Troika impone la privatizzazione di beni e servizi, […]
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Essere Paesi dell’Unione Europea che si affacciano sul Mediterraneo non è più un vantaggio, neanche in senso economico.

La Grecia che vive il suo sesto anno consecutivo di recessione subisce i diktat della famigerata Troika, che di fatto ha commissariato il Paese piazzando i suoi funzionari, di “destra” e di “sinistra” al governo.

Non è solo una questione di conti pubblici di un membro UE: si tratta anche di sfruttare la situazione vista la posizione geografica che la Grecia occupa. Insieme alla Turchia ed ai Balcani, infatti, è uno dei ponti ad Est, zona di influenza russa.

La Troika impone la privatizzazione di beni e servizi, compresa dunque la società di distribuzione del prezioso gas DEFSA, attualmente nelle mani dello Stato. Un primo tentativo era stato fatto, conAtene che si piegava alle richieste offrendosi alla potente GAZPROM russa, una delle emanazioni del potere di Putin.

Trovato un accordo di massima, è stata proprio il triumvirato FMI – BCE – UE a imporre lo stop ad ulteriori trattative, nel rispetto del progetto di “diversificazione dell’approvvigionamento da fonti energetiche” che intende la riduzione della dipendenza diretta dalla Russia.

Insomma, devi privatizzare, ma attento a non fare avanzare di un altro passo il nemico-amico russo. Succede poi che venga cassato anche il progetto del gasdotto NABUCCO, guardato con favore anche dagli amici americani, per approvarne uno più breve in tragitto e quindi meno costoso, che nasce comunque dal piccolo ma strategicamente potente Azerbaijan, Paese in funzione anti-Putin.

L’approvazione definitiva del Trans Adriatic Pipeline (TAP) parte dal Mar Caspio per svilupparsi ad occidente, Italia compresa. Fanno parte del consorzio grandi potenze economiche alternative allaGAZPROM russa, ovvero BRITISH PETROLEUM inglese (quella della strage ambientale nel Golfo del Messico), TOTAL francese, SOCAR azera e STATOIL norvegese. La realizzazione dovrebbe partire dalla primavera del 2014.

Il TAP a differenza di NABUCCO che entrava in Europa da nord attraversando Romania, Bulgaria sino ad arrivare all’Austria, prevede il suo tragitto passando da sud lungo l’asse del Mediterraneo, attraversando Turchia, Grecia, Albania sino all’Italia. Un tragitto che fa risparmiare più della metà dei chilometri di condutture necessarie, abbattendoli da 1400 circa ad appena 500, con ovvio taglio anche in senso economico-finanziario.

Tutta Europa meno dipendente dalla Russia, come gongola Barroso, tutti più felici. Fine della storia.

Questo è un esempio pratico di come il commissariamento di un Paese non passi solo da piani da macello per operai e lavoratori. Di fatto, questa è l’epoca in cui i nostri fili da burattini sono manovrati non più soltanto da borghesi ed imperialisti locali, ma ancora più a monte dall’imperialismo atlantista dei padroni d’Europa, a loro volta ancora di fatto succubi della ormai decadente guida globale statunitense.

I Paesi del Mediterraneo, tra i quali anche il nostro, sono doppiamente imbavagliati tra rigore dei conti e piani di sviluppo infrastrutturale. Una questione da tenere fortemente presente nell’analisi e la lettura degli avvenimenti globali.

Gasati saluti Operai da Pavia

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