LETTERA DELLE BRACCIANTI PUGLIESI: COME SI INSABBIA UNA NOTIZIA.

Redazione Probabilmente pochi lettori del telematico sanno che esiste questa lettera. Ed è ben comprensibile, questa missiva, scritta a penna e firmata “Le Braccianti Pugliesi”, ha fatto una fugace apparizione in una rete all-news pugliese, giusto lo spazio di un telegiornale, ma poi è stata abilmente neutralizzata e il suo contenuto è stato del tutto ignorato. Di essa non rimane alcuna traccia, tranne la memoria di chi, come me, ha seguito la notizia, nulla di più: nessuna traccia sul web, ma neanche nel social net-work, sono poche le braccianti che hanno il tempo di smanettare con il computer. I […]
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Redazione

Probabilmente pochi lettori del telematico sanno che esiste questa lettera. Ed è ben comprensibile, questa missiva, scritta a penna e firmata “Le Braccianti Pugliesi”, ha fatto una fugace apparizione in una rete all-news pugliese, giusto lo spazio di un telegiornale, ma poi è stata abilmente neutralizzata e il suo contenuto è stato del tutto ignorato. Di essa non rimane alcuna traccia, tranne la memoria di chi, come me, ha seguito la notizia, nulla di più: nessuna traccia sul web, ma neanche nel social net-work, sono poche le braccianti che hanno il tempo di smanettare con il computer. I fatti avvenuti sono, però, un chiaro esempio di come si guadagnano il pane, i giornalisti irreggimentati, neutralizzando e insabbiando le notizie scomode.

I FATTI.

Alcuni giorni fa, un’emittente locale pugliese apre le edizioni dei notiziari con la notizia che in redazione era giunta una lettera scritta a penna, anonima ma firmata “LE BRACCIANTI PUGLIESI”. I notiziari si soffermano sul contenuto della lettera, dove le braccianti esprimono la loro versione dei fatti sugli accadimenti di quest’estate. Dopo quest’apertura, però, il giornalista introduce un’inchiesta, fatta passare come scoop giornalistico, che non aveva alcun collegamento con il contenuto della lettera, un’indagine sulle strisce paga della bracciante Paola Clemente morta quest’estate, mentre le denunce delle braccianti vengono del tutto ignorate. Nei giorni successivi la missiva delle braccianti viene del tutto trascurata, anche da parte della magistratura che sta indagando sulle morti di quest’estate. I giudici preferiscono trascurare le denunce di chi nei campi ci lavora, ma ritengono utile approfondire l’irregolarità delle buste paga della Clemente. Cosa c’entra questo con la morte sotto i tendoni è veramente difficile da capire! La notizia delle buste paga irregolari è diffusa anche a livello nazionale, mentre la lettera delle braccianti è definitivamente cestinata, se ne parlato solo per qualche minuto nei notiziari locali, poi scompare come se fosse stata scritta sulla sabbia. Eppure dal punto di vista giornalistico sarebbe stata una notizia ghiotta, le braccianti che parlano direttamente della loro esperienza, SENZA MEDIAZIONE. Ma forse il problema era proprio questo, parlare senza mediazione, senza essere “guidati”.

IL CONTENTO DELLA LETTERA.

Come mai la lettera delle braccianti è stata insabbiata? Perché le lavoratrici hanno avuto il coraggio di uscire dal coro. Così, mentre tutti i media nazionali e locali, erano concentrati sul caporalato e sul lavoro nero, le operaie agricole hanno voluto porre l’attenzione sulle loro condizioni lavorative, affermando una verità disarmante nella sua ovvietà: se si muore sul posto di lavoro, le cause vanno ricercate sulle condizioni lavorative, e non sul contorno. Parlare di questo, però, non è consentito, non bisogna denunciare com’è prodotto il cibo, specialmente nell’epoca dell’EXPO sull’alimentazione. Se le braccianti avessero cavalcato l’onda, parlando SOLO di caporalato e lavoro nero, probabilmente si sarebbero guadagnati anche la ribalta nazionale, ma non si deve uscire dal solco tracciato dalla cultura della delega, non è permesso denunciare DIRETTAMENTE la propria condizione senza mediazione.

Che cosa hanno detto, allora, le braccianti? Chiaramente neanche io ho potuto visionare la lettera, ricordo, però bene le frasi lette dal cronista, stralciate qua e la dallo scritto giunto in redazione, perché mi è sembrato di ripercorrere ciò che mi veniva raccontato dalle mie sorelle: “Ciò che rende insopportabile il lavoro nei campi non è solo il caldo – così scrivono le braccianti – ma i vapori degli antiparassitari che siamo costretti a respirare per intere giornate. Spesso fanno i trattamenti la sera prima, il giorno dopo, quando lavoriamo l’aria è irrespirabile, l’odore acre dei veleni ci entra nelle narici e nella gola, impregna i vestiti e non se va neanche dopo una doccia. Non c’è, però, solo ‘uva da tavola, ogni coltura ha i suoi veleni, per buona parte dell’anno siamo costrette a respirare e assumere questi odori, con quali conseguenze sulla nostra salute non lo sappiamo. La cosa peggiore è quando i trattamenti sulle colture sono eseguiti subito prima della raccolta, senza alcun rispetto dei tempi di carenza, e finiscono, così sulle tavole di tutti, perché ciò che raccogliamo va anche alla grande distribuzione. La gente non ha idea di ciò che mangia”. Alla fine le braccianti denunciano il fenomeno del caporalato, dei lunghi trasferimenti per il lavoro, ma l’aspetto che hanno voluto maggiormente evidenziare sono le condizioni di lavoro.

Ebbene una denuncia così precisa e circostanziata è stata del tutto ignorata da tutti i soggetti che avrebbero dovuto tutelare gli interessi dei lavoratori agricoli: nessun sopralluogo è stato fatto dai sindacati, né tantomeno dai magistrati, per verificare se erano rispettati i tempi dei trattamenti, per tutelare la salute dei lavoratori. Tutti, indistintamente, hanno parlato SOLO del caporalato e del lavoro nero. Tutti tranne LE BRACCIANTI PUGLIESI, ma sono rimaste inascoltate. È meglio puntare il dito sulle MELE MARCE che mettere in discussione il sistema. Ci sono troppi interessi da tutelare, allora meglio insabbiare. Se i braccianti sono morti anche per le esalazioni degli antiparassitari, probabilmente, non lo sapremo mai.

PIERO DEMARCO

P.S. Se, tra le braccianti firmatarie dello scritto, c’è qualche lettrice del nostro telematico la inviterei a inviarlo alla redazione. Intanto il bracciante in coma è morto, così i morti nei campi sono saliti a quattro.

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