ANSA: E’ un film la resistenza degli operai Innse

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E’ un film la resistenza degli operai Innse
Al Festival di Roma sabato i quattro che salirono sulla gru a Milano

Un’immagine del film documentario Dellartedellaguerra di Silvia Luzi e Luca Bellino in concorso a Prospettive Italia al Festival del Cinema di Roma
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di Alessandra Magliaro
La lotta operaia non e’ compromesso, non e’ trattativa sindacale ma resistenza, costi quel che costi. Massimo Merlo, Enzo Acerenza, Luigi Esposito, Fabio Bottaferla sono i 4 operai duri e puri che nel 2009 al culmine di una lotta durata 15 mesi in presidio permanente per non far chiudere la loro fabbrica, la Innse di Milano, salirono a 20 metri d’altezza e si piazzarono li per otto lunghissimi giorni, sul carroponte, diventando il primo di una serie di esempi estremi e drammatici di lotta. Cita Niccolo’ Machiavelli e il prussiano Von Clausewitz il film documentario Dellartedellaguerra, che racconta la storia di questi operai, una vicenda che non ha perso dal 2009 a oggi di attualita’, anzi semmai con l’accentuarsi della crisi economica l’ha guadagnata, un documentario di azione ma anche uno spunto di discussione sul mondo del lavoro.
Sabato al Festival di Roma, dove il film di Silvia Luzi e Luca Bellino, e’ in concorso a Prospettive Italia, ci saranno i 4 operai e tante altre tute blu, venute apposta a Roma da tutta Italia, dalla Innse, riaperta clamorosamente grazie a quella lotta e alle stesse condizioni di prima della dismissione, alla Fiat di Melfi, convogliando anche i lavoratori in lotta del callcenter Almaviva di Roma e di Cinecitta’ occupata. Un’occasione rara, “visto che corteggiatissimi da tutti i media, da Santoro e da Floris, i 4 protagonisti di quella protesta da sempre – racconta all’ANSA Silvia Luzi – rifiutano la logica televisiva dell’operaio in crisi a piangere in tv sulle bollette da pagare”. Luzi e Bellino ci hanno impiegato tre anni a convincerli a raccontare la loro storia per questo film documentario che partendo dalle riprese che gli autori erano andati a fare al presidio permanente per Presa Diretta di Riccardo Iacona si allarga ad altri luoghi simboli dell’industria in crisi italiana, fabbriche dismesse e simboliche come le ex Falck di Milano “dove i quattro operai spiegano il loro gesto e la loro resistenza”, mentre in sottofondo si sentono i suoni della catena di montaggio. Nel 2009 in 50 fermarono lo smantellamento dei macchinari, impedendo la chiusura dello stabilimento e mentre il il capannone veniva circondato dalla polizia, centinaia di sostenitori – un esercito di operai – cominciarono ad affluire da tutta Italia sostenendo il gesto dei quattro operai sospesi nello spazio “Volevamo raccontare la lotta, il lavoro, la resistenza.
Volevamo creare un manuale in quattro mosse. Individuare il nemico. Formare un esercito. Difendere il territorio. Costruire una strategia.”: dicono Massimo, Enzo, Luigi e Fabio con un linguaggio che puo’ sembrare archeologicamente marxista.
“Rifiutano il compromesso, ogni contrattazione, ogni mediazione sindacale di funzionari che non si sporcano in fabbrica con loro – racconta all’ANSA Silvia Luzi – La loro logica e’ quella della lotta di classe che coltiva l’odio verso il padrone e difende la fabbrica anche se avvelena perche’ e’ il mezzo di lotta”.
Parole forti che i 4 operai vanno a ripetere in altre fabbriche raccontando che “lotta operaia richiede una strategia precisa, quasi un esercito organizzato, teorizzando che la guerra, di resistenza non di violenza, e’ un paradigma attuabile in ogni forma di lotta”.

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