Facchini in lotta e pesci in barile

Echi di cronaca dal Si.Cobas I questi ultimi anni le lotte dei facchini del Si.Cobas hanno lanciato un soffio d’aria nuova nei conflitti di lavoro che si stavano impantanando nelle secche del corporativismo, come mostra l’impasse in cui versano le varie Cub, Usb & Co. La crisi ha sconvolto completamente le vecchie «relazioni industriali», ovvero il rapporto tra lavoro salariato e capitale che, negli anni delle vacche grasse, lasciava qualche briciola agli operai. Molti lavoratori, soprattutto anziani, rimpiangono quel periodo e si sono illusi di farlo rivivere con lotte sindacali più decise di quelle delle tre confederazioni e hanno […]
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Echi di cronaca dal Si.Cobas

I questi ultimi anni le lotte dei facchini del Si.Cobas hanno lanciato un soffio d’aria nuova nei conflitti di lavoro che si stavano impantanando nelle secche del corporativismo, come mostra l’impasse in cui versano le varie Cub, Usb & Co.

La crisi ha sconvolto completamente le vecchie «relazioni industriali», ovvero il rapporto tra lavoro salariato e capitale che, negli anni delle vacche grasse, lasciava qualche briciola agli operai. Molti lavoratori, soprattutto anziani, rimpiangono quel periodo e si sono illusi di farlo rivivere con lotte sindacali più decise di quelle delle tre confederazioni e hanno dato vita ai sindacati di base. Cambia la forma ma non la sostanza. Il passato è morto e sepolto. La lotta dei sindacati di base (Cub, Usb & Co.) è stata una lotta di retroguardia costretta a difendere posizioni sempre più arretrate e, alla fine, è prevalso il malcontento e la delusione.

Il Si.Cobas ha rotto questo clima. Grazie alle lotte dei facchini della logistica ha dimostrato che la lotta paga.

La lotta paga quando non accetta la compatibilità con gli interessi del padrone (competitività e produttività aziendale).

La lotta paga quando apre nuove prospettive che escono dalla logica del modo di produzione capitalistico.

Quale segreto, quale magia spiegano il successo delle lotte dei facchini?

– I facchini appartengono a un settore che molti pesci in barile hanno giudicato marginale. Invece è un settore strategico [vedi:  Moritz Altenried, Il container e l’algoritmo: la logistica nel capitalismo globale, in http://francosenia.blogspot.it/2016/02/la-contraddizione-in-movimento.html]. I pesci in barile non capiscono un tubo, soprattutto quando salgono in cattedra.

– I facchini sono in massima parte immigrati, provenienti dai quattro angoli del mondo. Sono le avanguardie di quell’immenso esercito industriale che dalle periferie del mondo si sta riversando nella vecchia Europa, la roccaforte del capitalismo, sconvolgendo i vecchi equilibri sociali.

– La lotta dei facchini è diventata un esempio, inizia a coinvolgere altri strati di lavoratori, dai metalmeccanici ai postini.

– La lotta dei facchini è una palestra di autorganizzazione e solidarietà che ha nei picchetti il suo fondamentale punto di riferimento.

– La lotta dei facchini esce dai luoghi di lavoro, investe la società nelle lotte per la casa, per i permessi di soggiorno, per l’accoglienza ai profughi.

– La lotta dei facchini è un fenomeno internazionale:

«Negli ultimi anni il settore logistico è stato colpito da un’ondata di conflitti operai. Dal blocco del porto di Oakland ad Hong Kong o Valparaiso. In Europa, può essere menzionata la lotta dei lavoratori di Amazon in Germania, Polonia o Francia, o le lotte militanti e potenti dei lavoratori migranti della logistica nel Nord Italia» [Moritz Altenried, Il container e l’algoritmo: la logistica nel capitalismo globale, 16 febbraio 2016].

Nulla è più come prima. Ma i pesci in barile continuano a non capire un tubo. E si fanno male da soli.

I pesci in barile sono le scorie di un passato che a volte ritorna. Sono gli apprendisti stregoni della lotta di classe: scatenano il «mostro», si spaventano e cercano allora di intrappolarlo nei loro vecchi schemi politici, per ricondurlo entro pratiche controllabili. Le conseguenze sono la minuta di discussione” tra SI.Cobas/ADL e TNT/Fedit (vedi allegato 1).

Ciò è avvenuto nel Si.Cobas, dove un gruppo dirigente per «autoinvestitura» ha pensato che scacciando due militanti si potesse scacciare la lotta di classe. Assurda pretesa, come ci mostra la Mozione approvata dai lavoratori del Si.Cobas.

Sono incidenti di percorso, inevitabili. Dispiace solo che in questa brutta faccenda si siano lasciate coinvolgere persone che, in passato, avevano dato il loro contributo alle lotte dei facchini, ma il loro tempo è finito, dovrebbero uscire di scena. Senza fare danni. E senza farsi troppo male.

Dino Erba, Milano, 24 maggio 2016.

Mozione dell’assemblea Si.Cobas

DEL 22 MAGGIO 2016

 

  1. L’espulsione di due militanti del SI.Cobas decisa dal coordinamento nazionale del 15 maggio, accompagnata da una campagna di pesantissime calunnie e diffamazioni pubbliche nei loro confronti, condotta in prima fila da funzionari retribuiti dall’organizzazione, rappresenta una svolta inaccettabile nella storia dell’organizzazione, che mette in discussione i principi di unità operaia costruita dal basso in 5 anni di dure battaglie contro il padronato

 

2., Le trattative nazionali con la FEDIT[1], condotte dai vertici del sindacato, vanno verso una vera e propria capitolazione al padronato che darebbe il via libera alla competitività, alla produttività e alla flessibilità richiesta dai padroni, al totale controllo aziendale sull’organizzazione del lavoro, all’autoregolamentazione degli scioperi, e ribalterebbe i contenuti su cui il SI.Cobas si è costruito, nella lotta, durante tutto il suo percorso politico-sindacale sin dalla sua fondazione..

 

  1. Il processo di epurazione in corso, è diretta conseguenza di questa svolta politica e si basa sulla denigrazione degli operai in lotta, considerati apertamente come una “insignificante goccia nel mare che potrebbe essere spazzata via in qualsiasi momento”, e soprattutto, sul fatto  che “il potere operaio è un’utopia mai realizzata nella storia”. La strategia anticapitalista, base del congresso fondativo del SI.Cobas, si riduce così ad una semplice dichiarazione propagandistica, delegata ad un’astratta unità dell’organizzazione rappresentata da vertici (per altro fuori da ogni controllo collettivo) non soggetti ad alcuna critica possibile.

 

  1. Il ribaltamento dei principi dell’organizzazione, fondati sul conflitto di classe e sulle avanguardie reali che esso produce, motiva una reazione immediata del corpo sano dell’intera organizzazione capace di denunciare, innanzitutto, la manovra divisionista perpetuata dai vertici del sindacato, che non ha esitato, per perseguire i suoi obiettivi, a rivolgersi ai padroni per delegittimare i militanti scelti dagli operai organizzati in fabbrica come propri rappresentanti.

 

  1. Conseguentemente i 120 delegati e attivisti dei coordinamenti provinciali di Milano, Bergamo, Lodi e Novara, convenuti a questa assemblea pretendono:

 

  1. La revisione delle decisioni prese dal coordinamento nazionale del 15 maggio e il  conseguente reintegro a pieno titolo dei compagni espulsi dall’organizzazione.
  2. Una presa di posizione esplicita delle strutture dirigenti nazionali del SI.Cobas contro la “minuta di discussione” tra SI.Cobas/ADL e TNT/Fedit di cui all’allegato
  3. La pubblicazione del bilancio economico nazionale dell’organizzazione, finalizzato a decisioni utili a collocare i Cobas aziendali, e i rispettivi coordinamenti territoriali, come fondamenta concrete dell’organizzazione di tutto il SI.Cobas su scala nazionale.

 

 

Tutte le strutture di base che condividono questa mozione sono invitate a dare il proprio appoggio esplicito attraverso comunicazioni scritte al coordinamento nazionale del SI.Cobas

Peschiera Borromeo, 22 maggio 2016

Per correttezza informativa e per fare un confronto tra due livelli di confronto politico, allego il comunicato del Si.Cobas nazionale in merito all’espulsione di Fabio Zerbini .

Comunicato del Si.Cobas nazionale in merito all’espulsione di Fabio Zerbini

 

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