La “sinistra radicale” del Pd non sfonda

Redazione di Operai Contro, Proviamo a fare un ragionamento su quello che sta succedendo nel panorama italiano nel PD e in quell’area che si definisce di sinistra. Cerchiamo di usare il meno possibile i termini oggi ormai inflazionati o diventati insignificanti come “sinistra” e “comunisti” il meno possibile. Chiamare “comunista” D’Alema è veramente uno schiaffo alla storia ed agli operai, ma le poche righe di questo articolo non ci consentono di trovare termini più appropriati. Esiste una minoranza nel PD che “fatica” a seguire Renzi, una parte sono i cadaveri post-comunisti, un’altra fa parte della piccola borghesia antifascista e cosiddetta “democratica” che riconosce in Renzi […]
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Redazione di Operai Contro,

Proviamo a fare un ragionamento su quello che sta succedendo nel panorama italiano nel PD e in quell’area che si definisce di sinistra.

Cerchiamo di usare il meno possibile i termini oggi ormai inflazionati o diventati insignificanti come “sinistra” e “comunisti” il meno possibile. Chiamare “comunista” D’Alema è veramente uno schiaffo alla storia ed agli operai, ma le poche righe di questo articolo non ci consentono di trovare termini più appropriati.

Esiste una minoranza nel PD che “fatica” a seguire Renzi, una parte sono i cadaveri post-comunisti, un’altra fa parte della piccola borghesia antifascista e cosiddetta “democratica” che riconosce in Renzi un uomo di destra al comando di un partito di “sinistra”. I primi non hanno il coraggio di affrontare una scissione, i secondi ci provano.

Le voci di questi due gruppi, vengono definite sinistra radicale. Le parole come al solito si usano a sproposito. Se “ radicale” significa cambiare le cose dalla radice, questa formazione di radicale non ha proprio nulla.

I personaggi che ne farebbero parte non si sbilanciano troppo, non si capisce chi e a quale programma facciano riferimento.

Ci sono i vecchi “comunisti” che rottamati da Renzi stanno tirando l’ultimo respiro, poi ci sono i coscritti di Renzi che cercano una qualche visibilità.

A questi si aggiunge tutta quell’aerea di partiti e partitini nati e poi scomparsi, alcuni apertamente piccolo-borghesi, altri che spudoratamente facevano riferimento a generici “lavoratori”, ma che in realtà mirano solo a legalizzare lo sfruttamento degli operai. E non dimentichiamoci di quelli che dal palco gridano alle occupazione delle fabbriche e che poi nel concreto abbandonano gli operai a loro stessi.

Tutti questi però, si rendono conto, che oggi, per fare presa su un elettorato piccolo borghese c’è la necessità di un leader carismatico, un Berlusconi di “sinistra” che sia in grado di mettere insieme un certo numero di persone.

Ma la piccola borghesia, per sua natura, è formata da strati sociali con interessi diversi. Trovare un altro Renzi che raggruppi queste fazioni non è facile.

Staremo a vedere se spunterà un qualche Bertinotti che dedicherà ancora agli operai la sua elezione a Presidente della Camera.

Per gli operai niente di nuovo; che se ne fanno di un ennesimo partito che si colloca a sinistra in questo parlamento e che si definisce “radicale”?

sd

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