A scuola dalle suffragette

Redazione di Operai contro l’astensionismo crescente è un’ emoraggia senza fine per la democrazia e le elezioni sono alle porte. Elezioni che di fatto non vuole nessun partito perché le cose come stanno adesso vanno bene a tutti; ognuno riesce a fare i propri interessi e chi paga la crisi sono sempre gli stessi. Allora il dato che preoccupa di più i partiti probabilmente non è il risultato, tanto poi si trova un accordo che fa star bene tutti, bensì l’affluenza. Perché se è vero che non conta per la validità dei risultati è altrettanto vero che conta per […]
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Redazione di Operai contro l’astensionismo crescente è un’ emoraggia senza fine per la democrazia e le elezioni sono alle porte.

Elezioni che di fatto non vuole nessun partito perché le cose come stanno adesso vanno bene a tutti; ognuno riesce a fare i propri interessi e chi paga la crisi sono sempre gli stessi. Allora il dato che preoccupa di più i partiti probabilmente non è il risultato, tanto poi si trova un accordo che fa star bene tutti, bensì l’affluenza. Perché se è vero che non conta per la validità dei risultati è altrettanto vero che conta per la tenuta della pace sociale. Un governo capeggiato da un partito che prende per ipotesi i consensi del 25% dei votanti che sono magari solo il 50% degli aventi diritto significa che rappresenta solo il 12% della popolazione, un dato che potrebbe alimentare il malcontento sempre più dilagante.

E allora ecco che il sistema prova a contrastare questa emoraggia con la macchina propagandistica, ed erroneamente pensa che i il film sulle suffragette, alla cui visione vengono portate numerose classi degli istituti superiori dove ci sono i cittadini che potrebbero partecipare per la prima volta alle prossime elezioni, possa spingerli ad accettare il voto come strumento di espressione politica.

Il goffo tentativo viene anche messo abilmente in risalto dalle testate giornalistiche del paese che però non possono fare altro che constatare, intervistando i giovani cittadini, che il film per la maggior parte non sortisce alcun effetto da loro preventivato. Le risposte degli intervistati, che hanno visto il film, contenute nel articolo del corriere intitolato “A scuola dalle suffragette” mostrano che i giovani sono consapevoli del fatto che la politica istituzionale condiziona le loro vite negativamente, ma loro con il voto non possono cambiare il suo corso deciso a tavolino dai padroni dai loro profitti, più semplicemente dalle necessità del capitale. Allo stesso tempo affermano che del film apprezzano solo il fatto che emerge di dover essere pronti a lottare per i propri diritti. Insomma di fatto l’effetto sulla maggior parte del giovane pubblico è probabilmente contrario a quello desiderato dai governi democratici. L’interpretazione del giovane pubblico è corretta, perchè le sufraggette si battevano giustamente per ottenere un diritto che allora rappresentava un grande traguardo, chi non ha capito il significato della lotta delle sufragette è stato chi pensava che si sarebbe rivelato utile a spingere al voto le masse scontente dei giovani.

Se da una parte quindi ci sono i giovani disillusi dall’altra parte lo stato si rende conto che se non riesce a convincere questi giovani a legittimare il suo potere facendoli partecipare al voto, quelli che ora sono solo giovani disgregati spesso individualisti possono in pochi anni di vita in miseria divenire una forza organizzata che mette a rischio il potere politico.

Per i giovani del resto non c’è molto tempo da perdere perché il capitalismo ha già messo in programma e si sta già operando per favorire la guerra mondiale che fino ad oggi a determinato sempre una via di uscita alle sue crisi cicliche e ben prevedibili. Con la guerra si mandano al massacro masse di operai, che in un momento di sovrapproduzione come questo si troverebbero disoccupate, e si distrugge tutto per poi ricostruire.

Quindi è auspicabile che i giovani restando sempre immuni alle propagande, siano esse maldestre ed errate siano esse più raffinate, si organizzino rapidamente per fermare il capitalismo prima che si trovano a pagarne le tragiche conseguenze.

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