LE ELEZIONI IN GRECIA

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Da Atene,
Margherita Dean

La polizia circola per le strade di Atene; diciassette foto circolano sui media greci; una lista circola negli uffici del governo e domenica i greci votano per le generali.
Il ministro per la difesa del cittadino, Michalis Chrisochoidis, candidato del Pasok alle elezioni di domenica e forte del suo posto ministeriale, che ancora conserva contro ogni previsione costituzionale, fa campagna pescando voti nelle acque delle insicurezze ateniesi.
Primi a essere presi di mira per settimane sono stati i migranti privi di documenti, fermati e arrestati a centinaia per poi essere trasferiti nei centri di detenzione nascenti; questi saranno una trentina, sono denominati [k]centri di ospitalita’ chiusa[k] e il primo ha aperto le porte il 30 aprile, ad Amigdaleza, in Attica.
Poi e’ stato il turno della prostituzione illegale o meglio, delle prostitute. Retate nel quartiere a luci rosse di Atene, hanno portato alla luce verita’ che il Comune e lo stesso Governo hanno taciuto per anni, seppur note e visibili a tutti: le tossicodipendenze dilagano e, con esse, la prostituzione e l[k]Aids. Delle prostitute fermate, diciassette sono risultate sieropositive e quello che e’ seguito e’ la pesante sconfitta della moralita’ democratica greca: le fotografie delle donne, cosi come i loro dati anagrafici sono stati resi pubblici, mentre sono piu’ di 2 mila gli uomini protetti dall[k]anonimato che si stanno precipitando a farsi esaminare.
Se Michalis Chrisochoidis fa campagna elettorale, a favore di se’ e del suo partito in gravi difficolta’ in vista del voto, Loukas Papadimos, il banchiere centrale divenuto primo ministro a novembre del 2011, non e’ da meno. La Presidenza del Consiglio ieri ha fatto circolare una lista di scadenze, strettissime, che il nuovo governo dovra’ rispettare se vuole continuare sulla via indicata da Fmi, Bce e Ue.
Si tratta del c.d. [k]pacchetto di giugno[k], l[k]ennesimo regalo della troika a un Paese sempre piu’ consapevole di non essere salvo e, anzi, di stare sempre peggio. Saranno ridotti, a decorrere dal primo luglio, fino al 20 per cento i salari privilegiati del settore pubblico (circa 195 mila persone): magistrati, medici del Sistema sanitario nazionale (Esy), vertici militari e di pubblica sicurezza, vertici ecclesiastici, diplomatici, avvocatura dello Stato e accademici (la retribuzione media di un professore universitario e’ di 3.358 euro, quella di un magistrato di 6.621 euro e quella di un militare di 2.000 euro). Cominceranno le privatizzazioni massicce che, in sei mesi, dovranno portare alla svendita dell[k]acqua, dell[k]energia, delle autostrade e dei porti. Sara’ attuata l[k]ennesima riforma fiscale, la quale significhera’ l[k]abolizione della maggiore parte degli sgravi nonche’ l[k]aumento delle tasse sugli immobili, attraverso la rivalutazione delle rendite catastali. L[k]uso dei farmaci equivalenti sara’ obbligatorio ed esteso a tutti gli ospedali e mutue.
Una lista agile, sapientemente redatta dalla direzione economica del Primo Ministro e, poi, data alla stampa, perche’ sappiano i successori al governo e perche’ gli elettori non si illudano, con un voto di opposizione, di liberare la Grecia dal cappio. Ogni voce che afferma il contrario, dice Evanghelos Venizelos, leader del Pasok e ministro delle finanze fino a marzo, fa esercizio di promesse pre elettorali vane. Peccato che lo stesso Venizelos, al termine delle critiche che rivolge alle sinistre davanti a platee vuote, assicuri di avere un piano che portera’ la Grecia fuori dall[k]abbraccio della troika in tre anni.

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