POMIGLIANO: LA LOTTA DEI CINQUE OPERAI DELLA FCA CONTRO I LICENZIAMENTI

dA IL FATTOVESUVIANO cinque ex operai dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco, che dal 24 agosto sono in presidio permanente davanti alla fabbrica in attesa della causa d’appello contro il licenziamento avvenuto due anni fa, hanno deposto ieri 12 garofani rossi sulla lapide in memoria delle vittime della Flobert fabbrica di fuochi d’artificio, esplosa nell’aprile del 1975 a Sant’Anastasia, provocando la morte di 12 operai, per onorare le tute blu e anche tutte le vittime del terremoto del 23 agosto. «I cinque licenziati Fca – si legge sul bigliettino a corredo dei fiori deposti nel cimitero di Sant’Anastasia – ricordano gli […]
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dA IL FATTOVESUVIANO

cinque ex operai dello stabilimento Fca di Pomigliano d’Arco, che dal 24 agosto sono in presidio permanente davanti alla fabbrica in attesa della causa d’appello contro il licenziamento avvenuto due anni fa, hanno deposto ieri 12 garofani rossi sulla lapide in memoria delle vittime della Flobert fabbrica di fuochi d’artificio, esplosa nell’aprile del 1975 a Sant’Anastasia, provocando la morte di 12 operai, per onorare le tute blu e anche tutte le vittime del terremoto del 23 agosto.

«I cinque licenziati Fca – si legge sul bigliettino a corredo dei fiori deposti nel cimitero di Sant’Anastasia – ricordano gli operai uccisi dalla Flobert. Abbiamo voluto onorare le vittime del terremoto – hanno spiegato gli ex operai – ma anche tutte le vittime del lavoro, di cui gli operai della Flobert sono un simbolo». Le ex tute blu, che resteranno in presidio davanti allo stabilimento di Pomigliano d’Arco fino al 3 settembre per poi spostarsi a Napoli, in piazza Municipio, hanno inoltre affermato che secondo gli esperti l’80% degli edifici nelle zone a rischio terremoto in Italia crollerebbero con scosse simili a quella avvenuta ad Amatrice.

«Da altre parti un terremoto simile non crea nessun danno – hanno aggiunto – e questo perché in Italia non si spende nulla per la prevenzione, o si spende male. Le tasse servono per le banche e le imprese o per i politici corrotti, e per la prevenzione contro i terremoti non va nulla e quel poco che ci va passa per tecnici e imprese banditesche legate ai politici. Lo stato sociale è una presa in giro per gli operai. A quelli che tutto producono non va niente. Agli operai solo supersfruttamento e zero diritti. Anche quello di opinione è ormai negato. E quando le loro case crollano tutti ci guadagnano. Agli operai se va bene sarà data una bella perenne baracca».

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