DIMINUISCE L’OCCUPAZIONE ANCHE IN AGRICOLTURA

Redazione di Operai Contro, Sull’occupazione cadono gli ultimi miti. La leggenda secondo la quale durante i periodi di crisi economica l’occupazione in agricoltura aumenta, in controtendenza rispetto all’andamento negativo generale, viene smentita dai fatti. Nel secondo trimestre del 2013 gli occupati in agricoltura in Italia sono calati, dichiara la Coldiretti, del 10,1% rispetto al secondo trimestre del 2012. Il dato emerge dalle analisi delle organizzazioni agricole sulla base del report Istat sugli occupati e disoccupati nel secondo trimestre 2013.   L’agricoltura ha quindi perso 90mila occupati, facendo registrare, nello stesso periodo, il calo più pesante tra i diversi settori. […]
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Redazione di Operai Contro,

Sull’occupazione cadono gli ultimi miti. La leggenda secondo la quale durante i periodi di crisi economica l’occupazione in agricoltura aumenta, in controtendenza rispetto all’andamento negativo generale, viene smentita dai fatti.

Nel secondo trimestre del 2013 gli occupati in agricoltura in Italia sono calati, dichiara la Coldiretti, del 10,1% rispetto al secondo trimestre del 2012. Il dato emerge dalle analisi delle organizzazioni agricole sulla base del report Istat sugli occupati e disoccupati nel secondo trimestre 2013.

 

L’agricoltura ha quindi perso 90mila occupati, facendo registrare, nello stesso periodo, il calo più pesante tra i diversi settori. La forte riduzione del numero degli occupati è il risultato, continua la Coldiretti, di un calo sia nei lavoratori dipendenti (-9,4%) sia in quelli indipendenti (-10,7%) e riguarda sia il Nord Italia (-14,8%) sia il Sud (-11,3%).

 

Tra le cause del calo degli occupati Confagricoltura evidenzia una tendenza di fondo al calo degli autonomi (quasi 50mila dei 90mila posti di lavoro persi nel settore nell’ultimo trimestre riguardano infatti i lavoratori non dipendenti; e nel primo trimestre dell’anno il calo degli autonomi aveva sfiorato l’8%).

 

Anche nell’attuale crisi economica economisti, professori e giornalisti di settore si sono inorgogliti, all’inizio, di mostrare come l’agricoltura, a differenza di tutti gli altri settori produttivi, sia abbastanza “impermeabile” alla crisi, tanto da mantenere i propri tradizionali occupati e di accogliere anche fasce di disoccupati provenienti da altri settori. E hanno cercato di avvalorare la loro tesi col fatto che alcuni italiani, cosa che non accadeva da tempo, sono tornati nei campi per le grandi raccolte (dal pomodoro all’uva da vino).

 

All’inizio delle crisi accade sempre così, ma solo temporaneamente. Poi la crisi si manifesta con tutta la sua violenza anche in agricoltura, con l’espulsione dal ciclo produttivo sia di operai salariati (avventizi e fissi) sia di contadini poveri.

 

È vero che alcuni italiani sono tornati nei campi per le grandi raccolte, ma è calato il numero complessivo di occupati in agricoltura. Ciò significa che la crisi pervade di sé tutti i settori produttivi, nessuno escluso, formando le condizioni per l’unità di lotta fra operai salariati delle fabbriche e delle campagne.

 

UN BRACCIANTE

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