CAMBOGIA, I TRIBUNALI DEL POPOLO

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PEACEREPORTER

Tornano i tribunali del popolo. Questa volta non mettono alla gogna torbidi reazionari o deviazionisti piccolo-borghesi ma, fedeli al proprio nome quasi alla lettera, rappresentano concretamente gli interessi del proletariato. Succede in Cambogia, dove una coalizione di sindacati e Ong ha istituito il [k]Tribunale del popolo per il salario minimo e decenti condizioni di lavoro[k]. Il 5 e 6 febbraio, a Phnom Penh, cinque giudici ed esperti internazionali [k]giudicheranno[k] in base alle testimonianze dei lavoratori, delle imprese e dei grandi brand internazionali dell[k]abbigliamento, settore che rappresenta il 90 per cento dell[k]export cambogiano, per un giro d[k]affari di oltre 4 miliardi di dollari (+25 per cento tra il 2010 e il 2011).

Le virgolette sono d[k]obbligo, perche’ il [k]tribunale[k] non ha ovviamente competenza giurisdizionale. Servira’ piuttosto a mettere in luce pubblicamente le condizioni di lavoro nelle fabbriche che riforniscono i grandi marchi. Anche questi ultimi sono stati invitati a comparire: si parla di Adidas, Puma, H&M e Gap, ma gli ultimi due hanno gia’ annunciato che non si presenteranno alle udienze.

Un portavoce di H&M ha cosi spiegato: [k]I lavoratori devono guadagnare un salario equo e ci sforziamo di garantire condizioni decenti di lavoro nella catena di distribuzione. Per affrontare questa sfida lo scorso anno abbiamo aderito al Fair Wage Network per saperne di piu’ su come possiamo impegnarci in salari piu’ equi[k]. La compagnia svedese ha pero’ comunicato che fornira’ al tribunale di Phnom Penh tutte le informazioni possibili.

I due grandi temi su cui riferiranno i circa 300 lavoratori chiamati a testimoniare sono i bassi salari e le difficili condizioni lavorative che fanno parlare di [k]svenimenti di massa[k]. I due problemi sono interconnessi. In Cambogia, il salario minimo legale e’ di soli 50 euro al mese, circa la meta’ di quanto sarebbe sufficiente per vivere decentemente. Per questo motivo, i lavoratori si costringono a turni prolungati, acuendo sul proprio organismo gli effetti negativi di ambienti di lavoro spesso insalubri. Secondo un rapporto dell[k]Organizzazione Internazionale del Lavoro, che ha preso in esame 11 manifatture cambogiane, ben 1.500 operai sarebbero svenuti o collassati in orario di lavoro nel corso del 2011.

Ath Thorn, presidente della Confederazione Cambogiana del Lavoro, sostiene che [k]i bassi salari sono particolarmente ingiusti se confrontati con il prezzo di mercato dei prodotti che i lavoratori creano. Stanno tra l[k]altro facendo diventare la malnutrizione un disturbo comune tra gli operai. Questo, a lungo termine, incide a sua volta negativamente sulle loro salute oltre che sulla loro produttivita’[k].

L[k]anno scorso, una serie di scioperi ha fatto incrociare le braccia a 200mila lavoratori [k] sui 300mila complessivi, donne soprattutto [k] del settore. Le agitazioni erano finalizzate a ottenere salari maggiori. Circa mille leader sindacali sono poi stati licenziati all[k]indomani della lotta.

gabriele Battaglia

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