Fincantieri: Monfalcone boccia l’integrativo ma passa nel Gruppo

Caro Operai Contro, 618 no (61%), contro 386 si (38%). La botta di Monfalcone è stata secca. Landini nei giorni prima, è dovuto intervenire di persona, per scongiurare che il clima operaio di Monfalcone si spargesse nel Gruppo. Ma non è tutto. Anche se nel Gruppo l’integrativo Fincantieri è passato col 58% di si, la batosta operaia a Fiom Fim e Uil, non si ferma a Monfalcone. Anche ad Ancona c’è stata la bocciatura, 220 no, 215 si. A Marghera il sì, ha vinto per pochi voti, 412 contro 391. A Palermo i sì sono stati 191, i no […]
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Caro Operai Contro,

618 no (61%), contro 386 si (38%). La botta di Monfalcone è stata secca. Landini nei giorni prima, è dovuto intervenire di persona, per scongiurare che il clima operaio di Monfalcone si spargesse nel Gruppo.

Ma non è tutto. Anche se nel Gruppo l’integrativo Fincantieri è passato col 58% di si, la batosta operaia a Fiom Fim e Uil, non si ferma a Monfalcone. Anche ad Ancona c’è stata la bocciatura, 220 no, 215 si. A Marghera il sì, ha vinto per pochi voti, 412 contro 391. A Palermo i sì sono stati 191, i no 168.

A Riva Trigoso 288 si, 260 no. A Trieste, sede della Corporate e della Marineria hanno vinto i sì anche se i votanti sono stati pochi. Alla direzione 95 si, contro 8 no, e ha votato il 65%. In Marineria invece 229 sì contro 141 no, ma ha votato soltanto il 57%. Dove i si hanno fatto veramente la differenza, è stato (oltre i 95 della direzione), Sestri Ponente: 412 si 74 no e Muggiano, 218 sì e 135 no.

L’integrativo è passato con l’intervento di Landini, ed il ruolo dell’aristocrazia operaia.

I voti contrari sono stati il 41%. Un incoraggiante risultato per il sindacalismo operaio.

Saluti operai

 

Articolo del Piccolo di Trieste

MONFALCONE. Troppo indigesto per i lavoratori di Monfalcone l’integrativo Fincantieri su cui i sindacati a fatica hanno trovato l’intesa con i maldipancia Fiom. Il cantiere di Panzano nel referendum seguito alle assemblee respinge in maniera secca l’intesa con 618 no (61%) contro 386 sì (38%). Un segnale pesante quello che arriva da Monfalcone, il cantiere di riferimento del gruppo sul fronte delle navi da crociera e dei prototipi, l’unico stabilimento del gruppo dove hanno prevalso in maniera schiacciante i no. C’è un altro sito, quello di Ancona dove hanno vinto i no, ma per un soffio: 220 contro 215.

Hanno prevalso i sì a livello di gruppo (oltre 5mila i votanti), 3024 i sì (58%), 2147 i no (41%). E in qualche caso si è andati quasi al testa a testa. A Marghera ad esempio ha vinto il sì, ma solo per pochi voti, 412 contro 391. Nel Sud a Palermo i sì sono stati 191, i no 168. Situazione analoga a Riva Trigoso 288 contro 260. A Trieste, sede della Corporate e della Marineria hanno vinto i sì anche se i votanti sono stati pochi. Alla direzione 95 contro 8, e ha votato il 65%. In Marineria invece 229 sì contro 141 no, ma ha votato soltanto il 57%. Rilevante invece il peso dei sì di Sestri Ponente: 412 contro 74. Sulla stessa linea il Muggiano, 218 sì e 135 no.

«Questa è la risposta a chi diceva che la Fiom era isolata – commenta amaro Moreno Luxich delle Rsu Fiom di Monfalcone – la verità è che i lavoratori hanno unito tutte le Rsu in una maniera diversa dicendo chiaramente che quell’accordo non piace». Non c’è nessuna esultanza per questa “vittoria locale” da parte di Luxich. La Fiom di Monfalcone appena raggiunta l’intesa a Roma ha preso subito le distanze dal coordinamento e dalla segreteria, si è rischiata la rottura con il coordinatore Bruno Papignani e il numero uno Maurizio Landini piombati a Monfalcone per mettere ordine. Una situazione complicata che ora sarà difficile gestire. «Il problema vero è che con questo integrativo non arriva un euro in più e la gente lo ha capito – aggiunge Luxich – e non siamo come nel 2009 quando c’era la crisi e la cassintegrazione, ora le commesse ci sono. Ma il meccanismo che riguarda i premi è complicato, bisogna controllare gli indici economici. Poi c’è la parte di welfare e nessuno ha le carte in mano per capire come prendere quei soldi. Non parliamo poi dell’appalto».

 

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