Petrolio in Val d’Agri, tecnico suicida: «Costretto a tacere»

«Mi è stato imposto di tacere”: è una delle frasi scritte da Gianluca Griffa – ingegnere ed ex responsabile del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, morto suicida ad agosto del 2013 in un bosco di Montà d’Alba (Cuneo) – in un memoriale autografo di alcune pagine in cui descrisse problemi tecnici nei processi di trattamento del petrolio estratto in Val d’Agri che sarebbero stati scoperti da un’inchiesta della magistratura approdata, nel 2016, ad arresti e sequestri di impianti. Il memoriale è ora all’attenzione dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, che […]
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«Mi è stato imposto di tacere”: è una delle frasi scritte da Gianluca Griffa – ingegnere ed ex responsabile del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, morto suicida ad agosto del 2013 in un bosco di Montà d’Alba (Cuneo) – in un memoriale autografo di alcune pagine in cui descrisse problemi tecnici nei processi di trattamento del petrolio estratto in Val d’Agri che sarebbero stati scoperti da un’inchiesta della magistratura approdata, nel 2016, ad arresti e sequestri di impianti.

Il memoriale è ora all’attenzione dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, che coordinano un’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nel centro oli di Viggiano. I magistrati sono giunti alla scoperta del memoriale studiando l’elenco dei dirigenti dell’Eni da interrogare nell’ambito dell’inchiesta: quando hanno saputo che Griffa era morto suicida hanno deciso di approfondire tale circostanza, arrivando a scoprire che l’ingegnere aveva «raccontato» nel 2013 quanto loro avevano scoperto alcuni anni dopo.

L’Eni, interpellata dall’ANSA, ha parlato di «vicenda drammatica» e di «episodio molto triste» in riferimento al suicidio di Griffa. Riguardo ai problemi tecnici sollevati nel memoriale, l’Eni ha detto che «nel centro oli sono sempre stati effettuati i necessari controlli e le verifiche ispettive già prima del 2012. Tutti gli interventi, non solo quelli sui serbatoi, sono stati gestiti sulla base delle evidenze tecniche e operative emerse nel corso degli anni. La documentazione degli interventi è stata da tempo presentata a tutti gli organi interessati, con i quali Eni collabora come sempre in maniera piena. Eni ha sempre condotto le proprie attività alla luce del sole, operando con totale trasparenza, e condividendo tutte le informazioni sulle attività, regolarmente autorizzate, in Val d’Agri».

Griffa scomparve il 26 luglio 2013, all’età di 38 anni: la sua auto fu ritrovata il giorno dopo. Cominciarono le ricerche dell’ingegnere, che venne trovato morto all’inizio di agosto. L’uomo si tolse la vita – secondo quanto accertato dalle indagini dei Carabinieri – per motivi personali, legati ad una forte depressione. Alla luce del contenuto del memoriale, alcuni elementi trovati durante le ricerche di Griffa (il suo borsello con alcuni documenti e una corda che lui stesso aveva comprato, trovata sul ramo di un albero dopo che le forze dell’ordine e i volontari erano già passati nella zona senza trovare nulla) potrebbero essere rivalutati dagli investigatori.

Nel memoriale, lasciato in casa, Griffa descrisse con preoccupazione le modalità di gestione del trattamento del petrolio e i problemi presenti in due dei quattro serbatoi del centro oli, capace di «lavorare» oltre 70 mila tonnellate di greggio al giorno. In particolare, Griffa aveva individuato alcune piccole perdite nel fondo dei serbatoi: tale particolare emergerà solo nei mesi scorsi, quando si stabilì che dai serbatoi stessi erano state perse nel terreno circa 400 tonnellate di petrolio. La perdita portò la Regione Basilicata a fermare l’attività del centro oli da aprile alla metà di luglio scorso, quando il lavoro è ripreso dopo l’esecuzione di lavori di messa in sicurezza. Nel memoriale, Griffa teme che possa accadergli «qualcosa» e spiega che, quando parlò ai suoi superiori delle scoperte che aveva fatto, venne invitato «a non parlarne assolutamente», «a smettere di rompere», nonostante – scrisse più avanti, sentendo il peso di ciò che aveva visto – “per la legge forse l’unico responsabile sono io».

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