CRISI FINANZIARIA SICILIANA

In Sicilia, come ormai ogni anno avviene, ancora non è stato approvato in via definitiva e completa il bilancio di previsione del 2014, da queste parti si è abituati a “sospendere il tempo”, ma anche gli stipendi. Già perché vivere senza sapere come spendere, globalmente, i soldi dell’anno in corso, soprattutto in una situazione debitoria paurosa, non è facile, e di solito a rimetterci sono sempre, e solo, i poveri cristi. L’enorme esercito dei sottoproletari, precari a vita, assistiti ed elemosinati in vario modo, prolificati a dismisura in Sicilia negli ultimi decenni, frutto di uno pseudo sviluppo economico quantomeno […]
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In Sicilia, come ormai ogni anno avviene, ancora non è stato approvato in via definitiva e completa il bilancio di previsione del 2014, da queste parti si è abituati a “sospendere il tempo”, ma anche gli stipendi. Già perché vivere senza sapere come spendere, globalmente, i soldi dell’anno in corso, soprattutto in una situazione debitoria paurosa, non è facile, e di solito a rimetterci sono sempre, e solo, i poveri cristi. L’enorme esercito dei sottoproletari, precari a vita, assistiti ed elemosinati in vario modo, prolificati a dismisura in Sicilia negli ultimi decenni, frutto di uno pseudo sviluppo economico quantomeno opaco. In effetti, nell’isola il sottoproletariato è la classe sociale più numerosa, gente che vive dal plusvalore realizzato altrove, sostenuta da un ceto parassitario, nazionale e locale che sorregge questo sistema economico e sociale.  Quando non c’è trippa per gatti, leggi quando i margini di profitto si assottigliano, i poveri cristi non sempre si possono sostenere. Ecco che allora una miriade di famiglie, svariate decine di migliaia, sono senza stipendio da almeno sette mesi, e non s’intravede una via di uscita perché gli organi di controllo della finanza siciliana, pongono dei paletti molto rigidi, non si può continuare a sperperare denaro pubblico, sostengono i garanti. Si paventa l’emergenza sociale, oppure il dissesto finanziario. Ma questa gente non è la stessa che ha approvato i documenti finanziari passati che hanno condotto a questa situazione?

La sospensione del tempo, e dei pagamenti, riguardano, però, solo i poveri cristi, non certo la borghesia o le caste che la sostengono: in questo contesto finanziario la Regione Sicilia ha chiesto, e ottenuto, un mutuo di un miliardo di euro per pagare i debiti verso le imprese. In pratica il debito pubblico siciliano è stato incrementato di un altro miliardo di euro sul quale i siciliani pagheranno altri interessi, prelevati dalle tasse regionali. In effetti, le aliquote regionali, le quote di tassazione appannaggio dell’Isola, rimarranno massime, anche per finanziare questo incremento di debito. Strano, però, per quest’operazione finanziaria nessuno ha avuto nulla da dire, gli organi di controllo hanno avvallato il tutto senza fiatare, la giunta regionale ha votato a larga maggioranza, le pseudo divisioni interne sono svanite come d’incanto! Non c’è che dire la borghesia si compatta quando si tratta di difendere i propri interessi, dovremmo imparare da loro! Come saranno utilizzati questi soldi, buio totale! Dall’informazione ufficiale sembra che le imprese siano state sempre delle vittime, non c’entrano nulla con il dissesto finanziario regionale, devono essere pagate per i lavori pubblici compiuti, altrimenti rischiano la bancarotta. Già, ma le opere pubbliche incompiute, oppure realizzate dopo decenni, i preventivi gonfiati a dismisura, il cemento depotenziato profuso a piene mani, non hanno inciso sul debito pubblico? Andranno dei soldi a queste imprese? Le solite domande retoriche! La democrazia della delega non prevede che si risponda a queste domande, a tutto c’è un limite!

Ciliegina sulla torta, infine, vi è la vicenda Cuffaro. Uno dei principali responsabili della situazione attuale, condannato in via definitiva a sette anni di carcere per vicende legate alla Mafia, l’unico beccato con le mani nella marmellata, alla fine della pena riceverà una lauta buonuscita per i “servizi forniti alla Regione”, e, a cinquantatre anni, mentre gli operai ed altri lavoratori devono ancora sgobbare sulle catene di montaggio, sulle impalcature o nei campi, potrà percepire, a vita una pensioncina di 6000 euro a mese, netti, a vita. Questo per una dimenticanza, (ma va) della legge Monti. In pratica anche i familiari delle vittime della Mafia pagheranno il vitalizio a chi ha preso accordi con Cosa Nostra. Be rimane tutto in FAMIGLIA, cosa c’è da meravigliarsi!

PIERO DEMARCO

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