COME UN CORPO SOLO

  “La liberazione di una società la si può misurare dal livello di liberazione della donna…” REFE Milano e Alpi Libere vi invitano ad un incontro con le compagne kurde per parlare della lotta delle donne nella nuova prospettiva di autodeterminazione del popolo kurdo. Dalla lotta al patriarcato, alla proposta di confederazione di comunità di villaggio in opposizione al modello di Stato-Nazione. Ne discutiamo insieme ad alcune compagne kurde e alle curatrici e i curatori dell’intervista a più voci pubblicata da Alpi Libere “Dai monti del kurdistan”. SABATO 5 APRILE DALLE 16,30 alla libreria CALUSCA, (MI) Via Conchetta 18 […]
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“La liberazione di una società la si può misurare

dal livello di liberazione della donna…”

REFE Milano e Alpi Libere vi invitano ad un incontro con le compagne kurde per parlare della lotta delle donne nella nuova prospettiva di autodeterminazione del popolo kurdo.

Dalla lotta al patriarcato, alla proposta di confederazione di comunità di villaggio in opposizione al modello di Stato-Nazione.

Ne discutiamo insieme ad alcune compagne kurde e alle curatrici e i curatori dell’intervista a più voci pubblicata da Alpi Libere “Dai monti del kurdistan”.

SABATO 5 APRILE DALLE 16,30 alla libreria CALUSCA, (MI)

Via Conchetta 18

Mostra fotografica, proiezione del video intervista fatto a Sakinè  Cansiz e dibattito.

A seguire ricco buffet vegano-vegetariano in solidarietà con Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio, no tav arrestati lo scorso dicembre con l’accusa di terrorismo e sottoposti a un regime di alta sorveglianza.

Qui sotto uno stralcio di un’intervista a Sakinè,

http://www.retekurdistan.it/sakine-come-un-corpo-solo/,in cui commenta le evoluzioni della lotta kurda.

«… In primo luogo sono molto felice di poter vivere tutto questo e di vedere quante cose si sono sviluppate. All’inizio non avevamo niente, avevamo solo le nostre convinzioni, credevamo che ci fosse qualcosa di sbagliato e che noi volevamo qualcosa di giusto. L’atteggiamento era “Anche se cadiamo in questa lotta, prima o poi la libertà vincerà.”

Tutto ciò che esisteva ci era ostile. Persino le nostre famiglie volevano impedirci di partecipare a questa lotta. Per questo era necessario mettere in discussione tutto, ricominciare tutto da capo. E a ogni innovazione che praticavi, ti trovavi di fronte a una nuova sfida, e questa a sua volta portava con sé altre novità. Questo significa che questo movimento si è incentrato sul fatto di ricorrere ai patrimoni di esperienze e di valutarli.

Possono essere esperienze di una qualsiasi organizzazione di donne o di Rosa Luxemburg o Clara Zetkin, movimenti femministi o altri approcci alla liberazione. Ma non abbiamo mai preso tutto così com’era, come invece hanno fatto altri; piuttosto abbiamo sempre guardato come potevamo riferirlo alla nostra situazione. Come possiamo riprendere qualcosa e unendo le nostre esperienze costruire qualcosa di nuovo? Non abbiamo mai avuto un approccio molto utopistico al socialismo. Questo per noi era qualcosa di molto lontano. Piuttosto abbiamo guardato come si potevano collegare socialismo, libertà e uguaglianza. Come possiamo cominciare almeno da noi stessi a mettere in pratica questi principi nelle nostre vite? Abbiamo sempre avuto speranze e utopie che non volevamo proiettare su generazioni future. Abbiamo invece cominciato a mettere in pratica le nostre utopie e speranze nel Qui e nell’Ora».

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