Migranti, l’accordo Ue-Turchia compie un anno. Amnesty: “Ha peggiorato le condizioni di migliaia di rifugiati”

davide lerner “L’accordo fra Ue e Turchia ha portato migliaia di rifugiati e migranti a vivere in condizioni squallide e pericolose, e non deve essere riprodotto con altri Paesi”. Lapidario il giudizio con cui Amnesty International, la Ong che si occupa di tutela dei diritti umani, condanna il patto fra Ankara e Bruxelles che compie un anno fra poche settimane.   Il baratto era semplice: tre miliardi di euro di aiuti al governo turco per accogliere i migranti che le autorità di Ankara avrebbero bloccato prima che potessero raggiungere l’Europa. E addirittura altri 3 miliardi qualora i primi andassero […]
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davide lerner

“L’accordo fra Ue e Turchia ha portato migliaia di rifugiati e migranti a vivere in condizioni squallide e pericolose, e non deve essere riprodotto con altri Paesi”. Lapidario il giudizio con cui Amnesty International, la Ong che si occupa di tutela dei diritti umani, condanna il patto fra Ankara e Bruxelles che compie un anno fra poche settimane.

  Il baratto era semplice: tre miliardi di euro di aiuti al governo turco per accogliere i migranti che le autorità di Ankara avrebbero bloccato prima che potessero raggiungere l’Europa. E addirittura altri 3 miliardi qualora i primi andassero esauriti, purché sulle coste dell’Egeo la Guardia Costiera turca continuasse a garantire i controlli. Cosa avvenuta, visto che con l’accordo il numero di migranti arrivati sulle coste greche dalla Turchia è presto sceso a nemmeno un centinaio al giorno dai precedenti 2.000 circa al giorno. “Nel 2015 circa 800.000 rifugiati sono arrivati sulle isole greche, mentre nei dieci mesi trascorsi dall’accordo il numero è sceso a 27.000”, dice l’autrice del rapporto di Amnesty Irem Arf . “Il problema è che mentre prima del patto i migranti venivano immediatamente trasferiti dalle isole greche alla terraferma, ora rimangono bloccati come in un limbo in attesa di un ritorno in Turchia. Le isole Lesbos, Samos e Kos sono particolarmente sovraffollate”.

 

Soltanto 865 migranti sono stati traferiti in Turchia dalle autorità greche in coordinamento con Frontex, come pattuito nell’accordo entrato in vigore il 20 marzo scorso. “Amenesty condanna anche questi rimpatri: l’assunto che la Turchia sia un paese sicuro è erroneo, queste persone dovrebbero essere redistribuite fra gli stati dell’UE secondo il piano europeo di ricollocamento”, insiste Irem Arf. L’accordo è stato messo in discussione più volte anche dal Presidente turco Erdogan, che nel Novembre scorso ha minacciato di farlo saltare “spalancando le porte ai migranti diretti in Europa”.

 

Alla base della sua polemica c’era il voto del Parlamento Europeo a favore di interrompere il processo d’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, sulla scia delle misure repressive adottate dal “Rais” contro il partito filo-curdo HDP (il cui leader Demirtas è tutt’ora in carcere) e i giornalisti del giornale dissidente Cumhuriyet. Un voto consultivo, senza nessuna ricaduta pratica sul processo di accessione, ma tanto bastava ad irritare Erdogan che si era già lamentato più volte della lentezza con cui i famosi 3 miliardi di aiuti arrivano nelle tasche della Turchia. Finora solo 677 milioni di euro sono stati effettivamente sborsati dall’Unione Europea.

Proprio in queste settimane, tuttavia, prende piede programma d’intervento umanitario più grande che l’Unione europea abbia mai finanziato nella sua storia, proprio nell’ambito dell’accordo. Si chiama ESSN, che sta per Emergency Social Safety Net, e prevede la distribuzione di carte prepagate a un milione di rifugiati siriani. I beneficiari verranno selezionati fra i rifugiati che non vivono nei campi profughi (oltre il 90 per cento vive fuori dai campi) secondo criteri di vulnerabilità. Ognuno di loro riceverà l’equivalente di 30 euro al mese (100 lire turche) da usare a propria discrezione, un ammontare per nulla trascurabile per le famiglie numerose. Lo spiegano i responsabili di Ankara del World Food Programme, che ha soffiato l’implementazione del progetto da 348 milioni di euro all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati.

Jane Lewis, la responsabile degli aiuti umanitari della Commissione europea in Turchia che qualcuno ad Ankara chiama scherzosamente “signora tre miliardi”, spiega a “La Stampa” che l’accordo sui 30 euro è arrivato dopo “lunghe trattative con il Ministero della famiglia turco”. Il timore del governo di Ankara era infatti che gli aiuti europei ai siriani superassero l’assistenza sociale garantita dallo stato agli stessi cittadini turchi, provocando tensione sociale fra le due comunità. “Secondo noi i rifugiati siriani avrebbero bisogno di più denaro, e noi avremmo le risorse per dargliene, speriamo di poterlo fare più avanti”

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