L’uomo dai capelli gialli ha fretta

Caro Operai Contro, Caro Operai Contro, Trump, l’uomo dai capelli gialli presidente degli Stati Uniti, sa benissimo che le sue misure contro gli immigrati e le sanzioni protezionistiche nei confronti di altri Stati, provocheranno contromisure dagli analoghi contenuti. Tutto questo Trump lo ha messo in conto e gli serve per non perdere tempo nell’alzare il tiro verso aree e/o Stati che intralciano i piani della guerra commerciale americana, e le mire di controllo di aree strategiche, tramite intervento armato. Inasprire lo scontro con altri Stati, serve a Trump per fagocitare focolai di guerra (armata). Magari guarda caso, con lo […]
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Caro Operai Contro,

Caro Operai Contro, Trump, l’uomo dai capelli gialli presidente degli Stati Uniti, sa benissimo che le sue misure contro gli immigrati e le sanzioni protezionistiche nei confronti di altri Stati, provocheranno contromisure dagli analoghi contenuti. Tutto questo Trump lo ha messo in conto e gli serve per non perdere tempo nell’alzare il tiro verso aree e/o Stati che intralciano i piani della guerra commerciale americana, e le mire di controllo di aree strategiche, tramite intervento armato. Inasprire lo scontro con altri Stati, serve a Trump per fagocitare focolai di guerra (armata). Magari guarda caso, con lo stesso pretesto di Bush, che in nome della lotta al terrorismo invase Iraq, Afghanistan e poi inviò truppe e finanziò fazioni armate in altri paesi arabi. L’uomo dai capelli gialli ha fretta, la crisi non consente soste, tanto più che l’intervento in Siria, non sta sortendo finora i risultati sperati. Al tempo stesso Trump deve motivare a immolarsi per la Patria, quella parte di America che all’occorrenza verrà spedita in armi a massacrare altri popoli. Non deve motivare solo le fasce sociali da dove vengono presi i militari, ma contrastare quel vasto movimento americano contro la guerra, puntuale nel ricordare i costi, il numero di morti e mutilati tra militari americani, nelle guerre di invasione di altri paesi da parte degli USA. Invasioni che non finiscono mai a conferma che la guerra è una costante dell’imperialismo americano. Trump non deve certo motivare padroni e strati privilegiati che prosperano con le guerre e motivati lo sono già, tanto loro in guerra non ci vanno.

Trump conta sui consensi di una parte dei suoi elettori. Spera di strumentalizzare a suo favore, le contromisure dei paesi colpiti dalle sue sanzioni. Usare le stesse contromisure per costruirsi uno o più nemici da dare in pasto all’opinione pubblica, tentare di convincerla della necessità dell’intervento armato. Trump ha fretta, ma per ora deve prendere atto di strade e piazze piene di gente che si ribella alle sue misure nazifasciste.

Saluti Bruno Casca

 

 

Tratto da La Stampa

L’Iran sfida Trump, esercitazioni missilistiche dei Pasdaran

«Mostreremo la nostra totale preparazione contro le sanzioni»

I Guardiani della Rivoluzione iraniana rispondono alle nuove sanzioni americani con una massiccia esercitazione missilistica. Lo scopo, annunciano i Pasdaran, è «mostrare la nostra totale preparazione contro le sanzioni umilianti» decise dall’Amministrazione Trump.

Accordo nucleare in bilico

Le nuove sanzioni sono state decise dalla Casa Bianca dopo un test missilistico del 29 gennaio. Per Teheran non si tratta di una «violazione» dell’accordo sul programma nucleare raggiunto con la precedente Amministrazione Obama, l’Onu, l’Ue e la Russia. Mosca ha difeso il suo alleato.

“Controsanzioni”

Diversi tipi di sistemi radar e di missili di fabbricazione locale, oltre che centri di comando saranno sperimentati durante questa esercitazione, ha precisato il sito dei Pasdaran. L’Iran ha anche ribadito che agirà in modo «reciproco» nei confronti della nuove sanzioni statunitensi e prenderà di mira «individui e aziende americane».

Mattis ribadisce la linea dura

Ma la linea dura di Donald Trump è stata ribadita dal segretario alla Difesa James Mattis. In visita a Tokio, l’ex generale ha affermato che l’Iran è il «più grande Stato che sostiene il terrorismo al mondo». Teheran e Washington hanno rotto le relazioni diplomatiche nel 1980 all’indomani della rivoluzione islamica del 1979.

 

 

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