MA CI SERVE UN SINDACATO PER QUESTE FREGATURE?

Stellantis di Melfi. Con l’accordo del 25 giugno 2021, sottoscritto da tutti i sindacati, garantivano che il sacrificio di una linea era per il rilancio e nessun licenziamento. Con quello firmato ieri, 12/7/2023, ridotti drasticamente di numero, siamo costretti alle trasferte e  alla fame dei contratti di solidarietà. Per le stesse promesse mai mantenute
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Stellantis di Melfi. Con l’accordo del 25 giugno 2021, sottoscritto da tutti i sindacati, garantivano che il sacrificio di una linea era per il rilancio e nessun licenziamento. Con quello firmato ieri, 12/7/2023, ridotti drasticamente di numero, siamo costretti alle trasferte e alla fame dei contratti di solidarietà. Per le stesse promesse mai mantenute


 

“Stellantis Melfi: raggiunto accordo che guarda al futuro e governa il presente”, annunciano trionfalmente Fim, Uilm, Fismic e Uglm. “Ancora una volta ci siamo assunti la giusta responsabilità a discapito di chi guarda solo ai propri interessi ideologici”. Già mettendo da parte “l’unità” con la Fiom che si era attuata nello sciopero di quattro ore di lunedì.
Cosa prevede questo “accordo”?
“Un contratto di solidarietà “difensivo” dall’8 agosto del 2023 al 4 agosto del 2024” che prevede 4662 “lavoratori” in esubero su 5827 coinvolti nel contratto di solidarietà. Sono esclusi come al solito i “responsabili di primo livello dello stabilimento”. La “percentuale massima di riduzione del lavoro” sarà mediamente dell’80%, ma può arrivare al 90% “per ciascun lavoratore”. Praticamente un operaio che prende 1500 euro netti, con un contratto di solidarietà all’80%, vede il salario ridursi a 1260 euro. Stellantis può però, in presenza di picchi produttivi, derogare all’accordo e far lavorare di più singoli dipendenti.
C’è da ricordare per quelli che credono che “i cambiamenti avvengono contrattando tra governo imprese e sindacati”, illudendosi che si sia tutti sulla stessa barca e dimenticando che politici e padroni stanno sul ponte comando, spesso accompagnati dai sindacalisti compiacenti, ma gli operai stanno sotto, a sudare per far andare avanti la barca; che prima che i politici peggiorassero la legge sui contratti di solidarietà a dicembre 2021, la percentuale di riduzione media dell’orario era del 60% e non dell’80%, e, a livello individuale, si poteva arrivare ad un massimo del 70% di riduzione e non all’attuale 90%.
Con l’accordo fatto dai firmatutto, in una situazione da fame, dove i già bassi salari sono falcidiati dall’inflazione, la maggior parte degli operai di Melfi, ma non i capi, subiranno una ulteriore drastica riduzione dei salari. Stellantis potrà però utilizzare a suo piacimento i suoi “schiavi” quando ne avrà bisogno. Chiaramente quando si lavorerà lo si farà ai ritmi impossibili sostenuti fino ad ora nell’ottica del “necessario miglioramento delle prestazioni del sito in un contesto di crescente concorrenza”.
Altro punto dell’accordo stabilisce che “proseguirà il ricorso a impieghi del personale dello stabilimento di Melfi … presso altri stabilimenti”. Nel comunicato dei firmatutto si legge che queste trasferte avranno “un importo giornaliero” di 111 euro senza specificare se questi soldi sono aggiuntivi od inclusivi della paga normale. Ricordiamoci che i trasfertisti volontari a Pomigliano sono incazzati perchè ad oggi non hanno ancora ricevuto gli importi attesi.
Nel caso in cui ci siano problemi da parte degli operai a spostarsi in altri stabilimenti, l’accordo prevede che le situazioni a motivo dell’impedimento, “saranno adeguatamente valutate dall’azienda”, il che vuol dire che Stellantis continuerà a gestire le trasferte come meglio crede. In compenso (!) “sarà istituito un servizio navetta giornaliero” per Pomigliano da Melfi, Potenza, Foggia e Matera. Praticamente minimo altre quattro ore in più, tra andata e ritorno, da aggiungere al tempo normale da dedicare al lavoro e per il ritorno a casa. Per il primo turno partiremo, quando? Alle tre, alle quattro? Per arrivare alle sei a Pomigliano. E stessa trafila per il ritorno. Però beneficeremo di ben 46,48 euro di “importo forfettario”.
Però dopo tutti questi sacrifici avremo finalmente un posto da schiavi per il prossimo futuro, visto che Stellantis conferma i quattro modelli promessi nel 2021, più un quinto modello da definire. Ma è proprio così?
Le produzioni elettriche prevedono già meno operai impegnati, e tutti i modelli di “brand elevato” da produrre dovranno trovare un mercato di sbocco che, per i prezzi che avranno, non saranno né per gli operai, né per la piccola borghesia, cioè la grande massa della popolazione che ha ancora un reddito oltre alle fasce alte del ceto medio e ai ricchissimi.
Proprio per questo, i nostri firmatutto, alla fine del documento di questo grande accordo, mettono le mani avanti: A “giugno 2024 le parti si incontreranno per una verifica … al fine di individuare eventuali misure che si rendesse necessario adottare per una positiva gestione della situazione occupazionale alla luce dell’evoluzione del processo di transizione ecologica in corso”. Cioè, già stabiliscono ora che dovranno incontrarsi sul come gestire i nuovi sicuri esuberi che la transizione creerà.
Sulla Fiom che dobbiamo dire? che sono di nuovo alla porta dopo aver elemosinato un posto a tavola con la partecipazione allo sciopero unitario e il blocco delle agitazioni a Pomigliano?
La Fiom non si può differenziare dai firmatutto solo non firmando, perché così dimostrano di essere loro sì pecore che vogliono travestirsi da lupi!
Nell’articolo del 9 luglio su Operai Contro dal titolo “QUATTRO ORE DI SCIOPERO: PER DARE PIÙ SOLDI AI PADRONI O AGLI OPERAI?”, c’è la critica della piattaforma di quello sciopero e i suoi obiettivi. L’accordo del 12 luglio tra i firmatutto e l’azienda è il risultato che quello sciopero a favore del padrone si prefiggeva. Il suo epilogo.
F. R.

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