POMIGLIANO, MILANO, TORINO, IN TUTTA ITALIA, DOVE SPEZZARE LE CATENE?

OPERAI: dalle fabbriche arrivano continue lamentele: ritmi disumani, salari da fame, ricatti, minacce, licenziamenti, contratti di solidarietà e CIG che ci fanno vivere una vita di stenti, oltre ai morti e infortuni altamente invalidanti sul lavoro e per il lavoro che viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni. Tutto questo non avviene per cause naturali, o è dovuto al caso. La crisi del sistema capitalista mette in mostra il vero volto dei padroni che non è quello di produrre beni per soddisfare le esigenze dell’uomo, ma solo per appagare la loro pantagruelica fame di profitto costringendo così milioni di […]
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OPERAI:

dalle fabbriche arrivano continue lamentele: ritmi disumani, salari da fame, ricatti, minacce, licenziamenti, contratti di solidarietà e CIG che ci fanno vivere una vita di stenti, oltre ai morti e infortuni altamente invalidanti sul lavoro e per il lavoro che viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni. Tutto questo non avviene per cause naturali, o è dovuto al caso. La crisi del sistema capitalista mette in mostra il vero volto dei padroni che non è quello di produrre beni per soddisfare le esigenze dell’uomo, ma solo per appagare la loro pantagruelica fame di profitto costringendo così milioni di operai nel mondo a sopravvivere come degli schiavi. I padroni per conquistare quote di mercato, non investono in macchinari moderni per alleviare le fatica umana, questo non è nella logica dei capitalisti, ma agiscono sull’unica merce che gli garantisce il profitto, la merce forza lavoro. Oggi di schiavi che vogliono vendere le loro braccia in giro c’è ne sono in abbondanza, vecchi e giovani che bussano per avere un lavoro; i padroni coscienti di ciò ci ricattano: “se non lavori tu alle mie condizioni ci sono milioni di braccia pronte a farlo”. Questa è una delle tante ingiustizie che i padroni ci fanno vivere in tempo di pace; poi c’è la guerra che i padroni sono disposti a scatenare pur di garantirsi il Dio profitto. Catastrofismo paranoico di uno schiavo o gufo come sostiene l’attuale rappresentante della borghesia italiana il ciarlatano Matteo Renzi? Come schiavo mi guardo indietro e vedo le macerie causate dai padroni che per superare le crisi storiche del passato ( 1907 e 1929), non si sono fatti scrupolo di scatenare delle guerre, la 1° e la 2° guerra mondiale, mandando al macello milioni di sfruttati in una guerra fratricida contro sfruttati di altri paesi, per ripartire dopo di nuovo con l’accumulazione capitalista e sempre per il loro sporco profitto, e noi sempre schiavi. Operai, noi e solo noi siamo in grado di invertire questa tendenza che ci sta portando alla rovina. “CHE FARE”? Rompere con la sovrastruttura asservita? e questo sta già avvenendo con la massiccia astensione dal voto, ma ciò non è sufficiente, perché alla borghesia bastano poche migliaia di voti per perpetrare il suo dominio; rompere con i sindacati, tutti, complici dei padroni e che ci hanno portati alle condizioni attuali? La fabbrica e solo la fabbrica, è il luogo dove organizzare la nostra liberazione dalla schiavitù del lavoro salariato; nelle fabbriche viviamo gomito a gomito con altri schiavi con cui condividiamo il nostro sfruttamento, quindi è luogo ideale per organizzarsi in modo indipendente e spezzare le catene della schiavitù. A Pomigliano, quando la Fiat e Marchionne hanno imposto il ricatto del referendum, la Fiom non ha dato indicazione di voto, salvo poi cercare di cavalcare la tigre quando una massa di operai con il loro no si sono sottratti al ricatto della Fiat. Siamo consapevoli che con un referendum o con il voto non si cambiano i rapporti di forza, meno che meno ricorrere alla giustizia borghese per farsi riconoscere il ruolo di sindacato degli operai. I mass-media ci vogliono fare credere che la Fiom e Landini sono radicali nel difendere gli operai. La pensano allo stesso modo gli operai della Fiat di Termini Imerese, della Irisbus, della Terim, della Nacco? e di tante altre realtà che hanno chiuso con accordi firmati proprio dalla Fiom (e spacciati per vittorie)? e quegli operai delle fabbriche che vivono con la miseria della CIG e dei contratti di solidarietà i quali pur di lavorare sono costretti ad accettare un salario ridotto e ritmi insostenibili? E’ inaccettabile che per commemorare operai che non c’è l’hanno fatta a sopportare una vita vissuta in miseria e che per questo si sono suicidati il sindacato Fiom non abbia trovato di meglio che portare la protesta degli operai sotto il palazzo della Regione per denunciare le pessime condizioni di vita nella fabbrica e commemorare così quelle morti che vanno invece imputate ai padroni come morti sul lavoro e per il lavoro. Operai, quelle morti devono essere commemorate in fabbrica da tutti gli operai che lavorano e da quelli che la Fiat tiene in CIG (i cancelli non sono un ostacolo insormontabile); le paure e i ricatti vanno superati con la lotta, uniti niente e nessuno può e deve farci paura. Prendiamo l’esempio da una delle poche lotte che in Italia ha visto gli operai protagonisti in prima persona senza delegare nessuno alla difesa dei propri interessi: la lotta fatta dai 49 operai uniti e determinati dell’ INSSE che hanno difeso il posto di lavoro. La loro lotta non è stata semplice, hanno subito minacce ricatti e manganellate, la loro forza è stata l’unità e la capacità di aggregare altri operai, ma soprattutto la consapevolezza che solo con la lotta potevano difendere il loro posto di lavoro. Cosa può succedere se in una fabbrica come la Fiat di Pomigliano gli operai e i cassintegrati, dopo un’attenta analisi e il coinvolgimento di altre realtà operaie, decidono di entrare in fabbrica? Se per gli operai la lotta di classe non è un pranzo di gala, facciamo in modo che per i padroni e i loro lacchè diventi un incubo. ORGANIZZIAMOCI IN MODO INDIPENDENTE, COSTRUIAMO IL PARTITO OPERAIO!!!

A.L.

 

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