MARCHIONNE IL DEMOCRATICO

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Il piano di risanamento di Marchionne e’ partito subito con la mobilita’ forzata per centinaia di operai.
Lo stesso [k]corso di formazione[k] e’ apparso ben presto per quello che e’, l[k]obiettivo e’ solo quello di asservire gli operai alla disciplina della produzione. Come in un carcere e’ subito stata costante la presenza massiccia dei guardiani. Ad ogni minima [k]infrazione[k] sono scattati i provvedimenti disciplinari, tutti per motivi futili: piccoli ritardi, fumare nei bagni, attardarsi nelle pause. E[k] stata tolta l[k]agibilita’ agli stessi delegati sindacali. Si e’ arrivati alla sospensione (licenziamento) di due operai, fra cui un esperto dell[k]Ugl, Angelo Valentino, accusati di un diverbio con i vigilantes
Giovedi 10 gennaio, dopo decine di provvedimenti disciplinari e’ scattata la protesta con il coinvolgimento di centinaia di operai. Si sono avuti cortei interni e alla fine, alle ore 13.00 si e’ usciti dallo stabilimento e si e’ fatto un presidio ai cancelli principali.
La risposta dell[k]azienda non si e’ fatta attendere: il venerdi 11 sono partiti diversi telegrammi che annunciavano la sospensione cautelativa dal lavoro. Telegrammi praticamente tutti uguali. [k]Lei organizzava e successivamente capeggiava un nutrito corteo interno ponendosi alla testa del medesimo e risultandone attivo animatore[k][k]. I nuovi telegrammi di sospensione (licenziamento), sono arrivati a sette operai e delegati: Mario Di Costanzo, delegato Fiom, Aniello Niglio, esperto della Fiom, Luigi Aprea, delegato Slai, e gli operai Andrea Prete (Cobas), Ciro Colella (Slai), Francesco Mazzella (Slai) e Milena Giammatteo (Fim). Le voci che corrono dicono pero’, che altri telegrammi stanno per partire.
La FIAT azzera tutta l[k]opposizione in fabbrica preparandosi alla ristrutturazione e al ridimensionamento dello stabilimento.
A Pomigliano si dovranno fare solo le auto di lusso. Un segmento di nicchia dove non servono tanti operai. Si buttano cosi fuori prima di tutto gli anziani, costretti alla mobilita’ forzata. Poi si licenziano i delegati non affidabili e gli operai combattivi. Si terrorizzano tutti gli altri. Alla fine, a fabbrica piegata, si fara’ il repulisti. Questo e’ il vero piano di Marchionne. Le illusioni dei sindacalisti si stanno sgonfiando, anche se la FIOM, che si era fatta convincere da Marchionne e che ora paga un prezzo salato con il licenziamento di due dei suoi, insiste parlando di tradimento dello spirito del piano di rilancio dell[k]Alfa di Pomigliano.
Tutte le dichiarazioni iniziali sulla bonta’ della ristrutturazione della FIAT di Pomigliano, che veniva attuata con l[k]investimento di 110 milioni di euro, cozzano ora contro la dura realta’. Non esistono padroni buoni. E non esiste un modo di produrre buono per gli operai: le innovazioni impiantistiche, le [k]migliori[k] condizioni di lavoro, nella fabbrica moderna, sono sempre orientate ad aumentare il lavoro degli operai per spremerli meglio e guadagnare di piu’ sulla loro pelle.
Il piano Marchionne e’ in realta’ una serrata per piegare gli operai, per sottometterli ad un maggior grado di sfruttamento. La difesa legale degli operai licenziati non basta, e’ necessaria una risposta unitaria e compatta di tutti gli operai FIAT, al di fuori della logica delle parrocchie sindacali.
La Sezione AsLO di Napoli

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