I “POVERI” PARLAMENTARI HANNO UN PORTAVOCE: FASSINO

I parlamentari, mentre decidono di tagliare l’elemosina del reddito di cittadinanza ai poveri e trovare la soglia più bassa possibile al “salario minimo”, dichiarano piccati, per bocca di Fassino, che loro non percepiscono “stipendi d’oro”
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I parlamentari, mentre decidono di tagliare l’elemosina del reddito di cittadinanza ai poveri e trovare la soglia più bassa possibile al “salario minimo”, dichiarano piccati, per bocca di Fassino, che loro non percepiscono “stipendi d’oro”

Un operaio cede al padrone la sua capacità lavorativa in cambio di un salario. Questi soldi dovrebbero assicurargli la sopravvivenza, a lui e alla sua famiglia, per metterlo in condizione, giorno dopo giorno, di continuare a lavorare. I beni che fanno parte del suo consumo cambiano costantemente in base allo sviluppo storico. I “bisogni” di un operaio e della sua famiglia nel 1900, erano almeno un pasto al giorno, un paio di stanze dove poter abitare, dei vestiti adeguati per coprirsi. Nel 2023, questi “bisogni” sono diversi. Ormai fanno parte del consumo di una famiglia operaia, oltre a cibo, abitazione e vestiario, anche un’auto per potersi spostare, l’immancabile telefonino, i soldi per poter dare un minimo di istruzione ai figli, qualche svago come il poter andare al mare in periodo di “ferie”, la scuola calcio per i ragazzi, l’abbonamento a qualche televisione per vedere le partite.
Il salario “minimo” dovrebbe permettere all’operaio queste spese. Se non succede va sotto il livello di sopravvivenza.
Della giornata lavorativa di un operaio, il tempo di lavoro che serve a produrre l’equivalente del suo salario, con lo sviluppo della tecnica produttiva, si è ridotto al minimo. Un operaio, in una fabbrica moderna si “paga” il suo salario in un tempo di lavoro brevissimo. Tutto il resto della giornata lavorativa che passa in fabbrica, lavora gratis, per il padrone.
La gran parte di quello che viene prodotto nella società è frutto del lavoro operaio. Tutte le altre classi sociali vivono attingendo a questa ricchezza. Chi benissimo, come i borghesi, e poi via via scendendo la scala sociale, tutte le altre classi “improduttive”. Già Adam Smith, economista classico, scrisse agli inizi della piena affermazione della società borghese, nei primi anni del 1800: “Il sovrano … e tutti i magistrati e funzionari che servono sotto di lui, l’intero esercito e l’intera marina, sono lavoratori improduttivi … e vengono mantenuti con il prodotto annuo della operosità degli altri … alla stessa classe appartengono preti, giuristi, medici, letterati, e intellettuali di ogni specie, attori, buffoni, musicisti, cantanti, ballerine, ecc.”.
Gli operai sono costretti costantemente a lottare per difendere il salario, che i padroni cercano sistematicamente di ridurre per aumentare la quota di ricchezza di cui si appropriano gratuitamente.
La classe dei possidenti utilizza qualsiasi strumento per farlo: Il ricatto dei disoccupati sugli occupati; L’aumento e l’intensificazione del lavoro pagando lo stesso salario; l’inflazione; le “tasse”.
Dalla metà degli anni ottanta, i salari sono sempre di più diminuiti relativamente ai redditi delle classi possidenti. Negli anni Cinquanta il capo della Fiat Vittorio Valletta aveva uno stipendio di 12 volte quello dei suoi operai. Nel 2012 Sergio Marchionne, con i suoi 48,5 milioni, guadagnò circa 2.000 volte il salario medio dei dipendenti italiani. Attualmente Tavares guadagna 625 volte in più di un operaio Stellantis.
Fassino, che ultimamente si è lamentato della campagna contro gli stipendi dei parlamentari che lui non definisce “d’oro”, vive da una vita sulle spalle degli operai, la cui condizione lui ha “aiutato”, da “sinistra”, a peggiorare sempre più. Nel 1975, a 26 anni, viene eletto nel consiglio comunale del capoluogo piemontese col PCI, mantenendo il seggio per dieci anni. Dal 1985 al 1990 è stato consigliere provinciale. Da allora è stato deputato al Parlamento tranne l’intermezzo di sette anni come sindaco di Torino dove si è impegnato soprattutto a risanare il bilancio tagliando i servizi (come la privatizzazione degli asili nido), aumentando i costi (con i biglietti del trasporto pubblico locale passati da 1 euro a 1 euro e 50 centesimi), dismettendo patrimoni immobiliari a privati.
Questo coerente “rappresentante dei lavoratori”, ultimamente in parlamento, ha mostrato il cedolino della sua indennità parlamentare mensile dove si vede la somma netta di 4.718 euro. Non ha specificato però le altre entrate che toccano ai deputati che sono:
Un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per percorrere fino a 100 km per raggiungere l’aeroporto più vicino al luogo di residenza, a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. Solo dalla residenza all’aeroporto, perché non pagano autostrade, ferrovie, navi, aerei per i trasferimenti sul territorio nazionale.
Un rimborso delle spese di soggiorno a Roma, di 3.503,11 euro al mese.
Un contributo per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori di 3.690 euro.
Rimborso delle spese mediche.
Al termine del mandato parlamentare riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo.
Una somma annua di 1.200 euro per le spese telefoniche.
Altro che 4.718 euro netti al mese! Il caro Fassino ha evidentemente vuoti di memoria quando si tratta di difendere il suo portafoglio e quello dei suoi soci parlamentari.
F. R.

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