FIUMI DI PAROLE, MA I FATTI STANNO A ZERO

Nella testimonianza di un operaio Stellantis di Pomigliano un bilancio lucido sui tentativi degli operai di reagire alle condizioni impossibili imposte dal padrone, le complicità dei firmatutto alle politiche padronali e l'opposizione con molte chiacchiere e pochi fatti della Fiom.
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Nella testimonianza di un operaio Stellantis di Pomigliano un bilancio lucido sui tentativi degli operai di reagire alle condizioni impossibili imposte dal padrone, le complicità dei firmatutto alle politiche padronali e l’opposizione con molte chiacchiere e pochi fatti della Fiom

Sta volgendo al termine un’altra faticosa stagione lavorativa e quel che resta è sicuramente la voglia che la classe operaia ha di rinascere. Vedi gli scioperi di maggio e lo stop della scorsa settimana perché non vi erano le condizioni per lavorare sotto i “50°” dell’inferno dello stabilimento. C’è anche l’altra consapevolezza, ovvero che chi ci dovrebbe tutelare non lo fa volendo a tutti i costi conservare quel privilegio che li lega al padrone.
Se qualcuno non li conoscesse e leggesse solo i loro comunicati, penserebbe ad un vero sindacato per gli operai ma in realtà quelle, come tra l’altro le parole che escono anche dalla loro bocca, sono solo “fiumi di parole” sterili e senza conseguenza.
Il 15 maggio scorso è stato l’ultimo giorno di sciopero, la Fiom sospese la lotta dichiarando che si trattava solo di una “pausa” in attesa di una chiamata dall’azienda e proclamava lo stato di agitazione. Da quel momento la loro “lotta” ha prodotto solo la proclamazione di 8 ore di sciopero per i sabato che fossero di straordinario o di recupero. Il 14 giugno all’assemblea della “rivoluzionaria” (la Fiom, cioè), qualcuno con voce timida ha azzardato a dire che la “lotta deve continuare”. Dando fiducia ti aspetti che si ritorni a fare sul serio ed invece niente. L’azienda ad inizio luglio comunica l’aumento dei turni in tutti i reparti e quindi ti aspetti che questa sia la scintilla che faccia svegliare la Fiom ed invece niente. Il 17 luglio inizia una settimana dalle temperature di fuoco e noi operai ci facciamo sentire e come! Ci fermiamo, non ci sono le condizioni per lavorare. Ci mettono il “senza lavoro”, quindi costretti ad andarcene a casa senza retribuzione, con la prospettiva addirittura, di dover recuperare queste ore in futuro. Scatta la nostra risposta: “malattia di massa”. Allora pensi che sia questa la scintilla ma anche in questo caso niente da fare.
La settimana si conclude (venerdì 21) con l’ennesimo cazzotto da parte dell’azienda che comunica attraverso i propri “bidelli” (sindacati firmatari) e la “finta rivoluzionaria” Fiom, che al ritorno dalle ferie ci saranno 600 lavoratori costretti alla trasferta a Pomigliano con conseguente aumento di turni nei reparti, questa volta montaggio compreso. Allora ti aspetti che sia la volta buona; che sia questa la scintilla per ricominciare la vera lotta ma, anche in questo caso il nulla; un silenzio assordante che dice tutto.
In effetti stupidi noi che ci aspettiamo altro; non possono venire meno a quella che è la loro indole da pompieri al servizio del padrone.
C’è chi continua a pensare ad una nostra pazzia, ma i fatti dicono che è solo così che possiamo rialzare veramente la testa per la suddetta rinascita; dobbiamo organizzarci e rivendicare i nostri diritti da soli in attesa del Partito Operaio che, come sta succedendo in Olanda con quello Agricolo, faccia tremare il sistema.
Pilone Operaio Stellantis Pomigliano d’Arco

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