MORIRE DAL CALDO!

Per gli operai, non è un modo di dire: sono già cinque gli operai morti per le alte temperature. Cosa fare? La risposta ce la danno gli operai Stellantis di Pomigliano: se non ci sono le condizioni non si lavora
Condividi:

Per gli operai, non è un modo di dire: sono già cinque gli operai morti per le alte temperature. Cosa fare? La risposta ce la danno gli operai Stellantis di Pomigliano: se non ci sono le condizioni non si lavora

Temperature di 40 gradi. Non si dorme la notte. I letti sono incandescenti. Anche chi si può permettere un condizionatore, può respirare solo se non se ne allontana. Tutti si lamentano del caldo, ma pochi collegano il funzionamento del baraccone che chiamano società con queste reazioni devastanti della natura aggredita. Gli unici sono quei pazzi che si fanno picchiare dai fantozzini che vanno o tornano dall’ufficio, perché bloccano le strade più congestionate per protesta contro l’inquinamento.
Il baraccone deve continuare a funzionare con tutte le cose, per buona parte inutili e dannose, che siamo costretti a consumare.
Come deve continuare a funzionare la produzione.
Chi ha la proprietà degli stabilimenti dove si producono, dei capannoni dove si conservano, dei mezzi di trasporto che le fanno viaggiare, dei grandi magazzini dove le compriamo deve continuare a fare la bella vita. E una buona parte di noi, quelli che stanno sotto, che hanno poco e niente, quelli che sono maggioranza, accetta, quasi con rassegnazione, di continuare a correre nel baraccone, per assicurare a questa minoranza di parassiti una vita di privilegi.
Mentre loro stanno rilassati da qualche parte a godersi il mare, o posti freschi in montagna, la moltitudine degli schiavi continua trottare.
E in questa girandola priva di senso, c’è chi ci lascia ancora di più del solito, per il caldo, la pelle.
In questi giorni si contano almeno cinque morti per il calore sul lavoro, che si aggiungono alla lunghissima lista di operai morti maciullati, asfissiati o precipitati.
Morti nelle fabbriche, nei cantieri edili, nei capannoni di Amazon.
Governo e sindacati si sono incontrati per l’emergenza caldo. La ministra Calderone ha proposto lo smart-working, che vale però solo per gli uffici e non dove si muore, e il solito protocollo fra governo, sindacati e aziende. La Cisl subito ha acconsentito mentre Cgil e Uil chiedono un decreto che stabilisca che oltre i 35 gradi non si lavori e scatti la cassa integrazione. Una proposta questa palesemente più arretrata della sentenza della Cassazione del 2015, la n. 6631, che stabilisce che i lavoratori possono sospendere il lavoro senza perdere la retribuzione se l’azienda li fa lavorare in condizioni climatiche proibitive.
Rispetto alle solite dichiarazioni dei soliti sindacalisti, politici e “inguacchiati” vari che versano finte lacrime dai loro posti privilegiati e lontani dai rischi del lavoro sottopadrone, l’unica vera dichiarazione che bisogna sottoscrivere è quella che implicitamente hanno rilasciato gli operai Stellantis di Pomigliano:
Se non ci sono le condizioni, non si lavora. Con qualsiasi mezzo: Rifiuto di far andare le linee, andare in infermeria, mettersi, se necessario, collettivamente in malattia.
Il padrone si attacchi al …
F. R.

Condividi:

Comments Closed

Comments are closed. You will not be able to post a comment in this post.