LA POLITICA DEL CARCIOFO ALLA STELLANTIS DI CASSINO

Una foglia alla volta per mangiarsi tutto. Mandano a casa con l’incentivo gli operai consumati sulle linee, liquidano le imprese dei servizi provocando licenziamenti, diminuiscono i salari con la cassa integrazione ma aumentano rendimento e dividendi degli azionisti.
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Una foglia alla volta per mangiarsi tutto. Mandano a casa con l’incentivo gli operai consumati sulle linee, liquidano le imprese dei servizi provocando licenziamenti, diminuiscono i salari con la cassa integrazione ma aumentano rendimento e dividendi degli azionisti.


 

Non ci sono brutte notizie all’orizzonte, abbiamo una visione chiara di come progredire ed essere socialmente responsabili ovunque Stellantis operi. Un anno fa abbiamo scoperto che il costo per produrre un’auto in Italia era significativamente più alto, a volte doppio, rispetto a quello di altri Paesi europei, e questo nonostante un più basso costo del lavoro. Per questo abbiamo firmato alcuni accordi con i sindacati sulle performance”. Questo dichiarava Xavier Chereau, responsabile globale delle risorse umane di Stellantis in un’intervista alla Stampa nel gennaio 2022.
Ed evidentemente aveva ragione, per quanto riguarda gli azionisti infatti nessuna cattiva notizia. Tutt’altro.
Gli accordi siglati con i sindacalisti firmatutto al servizio di Tavares, hanno portato nel 2022 nello stabilimento di Cassino ad un aumento produttivo del 25,7% rispetto al 2021, con una produzione di 55.000 auto, numero di poco inferiore ai dati pre pandemia, che secondo le previsioni aziendali verrà abbondantemente superato nel corso del 2023 (Messaggero motori 05/01/23).
Nel comunicato relativo al 2022 Stellantis dichiara di chiudere l’anno finanziario con ricavi netti pari a 179,59 miliardi di euro con un aumento, rispetto al 2021, del 18%. Per gli azionisti il dividendo configura un rendimento superiore all’8,4% (fonte “Soldi on line” 22/02/23).
Gli azionisti senza muovere un dito, come vediamo, hanno avuto dividenti al di sopra del tasso di inflazione, invece cosa ottengono gli operai che questa ricchezza la producono interamente, sputando sangue sulle linee?
A Cassino sono oltre 20 anni che la maggioranza degli operai non fanno il turno notturno, un operaio di linea quindi, riesce a malapena a portarsi a casa 1.400 euro di salario mensile, se lavora tutto il mese, altrimenti si scende anche sotto i mille euro e nel 2022 il ricorso alla Cassa è stato massiccio!
Con il nuovo contratto siglato dai soliti firmatutto a marzo 2023, la condizione degli operai peggiora ulteriormente. L’inflazione nel corso del 2022 galoppava oltre l’8% e i prezzi al carrello oltre l’11% – i soliti sindacalisti compiacenti spacciano per vittoria un aumento del 6,5% per il 2022 e del 4,5% per 2024, che per un operaio di linea si traducono in un aumento rispettivamente in €84,70 e € 81,80 netti al mese.
Il Sindacalismo compromesso, nonostante l’aumento della produttività e quindi dei profitti per gli azionisti, non riesce a garantire neanche il mantenimento dei livelli occupazionali all’interno dello stabilimento e dell’indotto. Tavares vuole aumentare ulteriormente i ritmi di lavoro riducendo il numero degli operai. In particolare a Cassino la pressione sugli RCL, operai appena 60enni distrutti e minati irrimediabilmente nel fisico da decenni di ritmi insostenibili e ripetitivi, è fortissima con la complicità attiva dei sindacalisti filo padronali. Tenuti costantemente fuori dalla fabbrica, in Cassa, a salario ridotto e isolati affinché accettino quella miseria di incentivo (55mila euro) che Stellantis arbitrariamente ha deciso sia sufficiente per essere dimissionati volontari. Sono già centinaia quelli che hanno accettato, portando Il numero di operai Stellantis diretti, abbondantemente sotto le 3000 unità!
Aumentare i ritmi e carichi di lavoro agli operai rimasti in produzione a parità di salario, evidentemente a Tavares non basta, ha infatti dichiarato che anche i costi di gestione, sorveglianza, pulizie ecc. devono essere ottimizzati, riducendo salari e personale addetto.
Diverse lavorazioni che finora venivano esternalizzate stanno ritornando all’interno dello stabilimento. Sono circa un migliaio gli operai dell’indotto, legato allo stabilimento Stellantis di Cassino, che rischiano il posto di lavoro. La SDE di Cassino (componentistica Stellantis) ha chiuso mandando a casa 35 operai. Altri 38 operai sono stati licenziati in seguito al rientro alla ex Sevel di Atessa di alcune lavorazioni. 60 gli addetti che si occupavano del sequenziamento di Giulia e Stelvio che hanno perso il lavoro in seguito all’internalizzazione del servizio nello stabilimento ex FCA cassinate. Nel principale magazzino ricambi Stellantis di Anagni(Fr) i 50 operai sono dal 25 maggio in sciopero poiché non sarebbe garantita la continuità di organico dopo il 31/12/23.
Alla Atlas azienda che si occupa delle pulizie interne allo stabilimento impiegando 131 operai il taglio dei costi imposto da Tavares ha portato alla proposta di licenziare 60 addetti. La metà.
Una situazione drammatica che avrebbe potuto rappresentare l’occasione di unificare gli interessi operai anche di quelli dei servizi. I pompieri della Uil hanno “ottenuto” la sospensione dei licenziamenti fino a settembre convincendo gli operai delle pulizie a ridursi l’orario di lavoro a 14 ore settimanali. Tenendo conto che la paga oraria di questi operai è di circa € 6.00 , significa che portano a casa meno di 500 euro al mese, alternativamente possono accettare un incentivo di 15.000 euro.
Definire cinicamente questa svendita, come fa la UILM di Frosinone sul proprio sito, “un salvataggio “ fa prudere le mani, poiché nessun altro genere di indignazione sarebbe accettabile ed adeguata. Ma anche le altre sigle sindacali non vanno oltre la richiesta del solito tavolo sulle vertenze territoriali da disinnescare, da raffreddare attraverso i soliti inutili rituali. Rituali utili solo ai progetti dei padroni e ai loro profitti.
Persino i sindacalisti più “radicali e sovversivi” della Stellantis di Cassino non vanno oltre la formula da supermercato “compri tre paghi uno” però rovesciata come prevede il contrato di espansione 2023, per ogni “tre operai dimissionati”, un nuovo assunto!
Che alternativa, in questo panorama desolante, rimane dunque agli operai che alla Stellantis di Cassino vogliono difendersi dal padrone e dal sindacalismo asservito? Non è necessario guardare lontano, come spazio temporale sarebbe sufficiente tornare alla determinazione di sabato 5 novembre 2022, sei mesi fa!! Quando nonostante gli operai fossero comandati al lavoro quel sabato, solo una minoranza si presentò.
La gerarchia del padrone nel panico, spaesata dalla fabbrica semideserta dovette spostare sulle linee, leccaculo, capi e capetti. Un ripiego disastroso con 155 auto prodotte invece che 310. La produzione del lunedì successivo influenzata negativamente dagli scarti del sabato!!
Anche nello spazio geografico non dobbiamo guardare lontano, lo stabilimento Stellantis di Pomigliano dista meno di 100 km, ma l’eco dei cortei interni, del silenzio lungo le linee ferme, della lotta degli operai contro i pesantissimi ritmi di lavoro e l’arroganza della gerarchia di fabbrica, ha fatto molto presto a rimbalzare tra gli operai di tutti gli stabilimenti. Difendersi dall’offensiva dei padroni e dei suoi servi nel sindacato è possibile, fare come a Pomigliano può essere la strada giusta!!
MC

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