SE NON SI TORNA ALLE VECCHIE CADENZE NON SI LAVORA

Alla Stellantis di Pomigliano gli operai sono decisi: o la direzione fa marcia indietro sull’aumento dei ritmi o gli scioperi continuano  come è successo anche oggi, secondo giorno di fermate.
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Alla Stellantis di Pomigliano gli operai sono decisi: o la direzione fa marcia indietro sull’aumento dei ritmi o gli scioperi continuano come è successo anche oggi, secondo giorno di fermate.


 

Continuano gli scioperi a Pomigliano principalmente sulle linee della Panda con l’adesione quasi totale degli operai.
L’azienda non dà segni di vita. Nessun comunicato. Nessun invito ai soliti tavoli di trattativa nei confronti dei sindacati, Fiom compresa.
Tra le righe, i sindacalisti già stanno dando all’azienda una mano per uscire da questa situazione e smorzare la mobilitazione operaia.
Per i firmatutto c’è la presa di posizione della Fim, che non dice una parola sugli scioperi, ma chiede all’azienda di fare un passo indietro sugli aumenti della cadenza “senza aggiunta di personale” e chiede un incontro nell’ambito delle procedure di raffreddamento, invitando le altre organizzazioni sindacali ad una riunione del consiglio di fabbrica per discuterne.
La Fiom, che ha dato la copertura sindacale agli scioperi, chiede un incontro con l’azienda senza discriminazioni rispetto ai sindacati firmatari, “per discutere nel merito delle richieste avanzate” “sui problemi di salute e sicurezza, sul ripristino della cadenza precedente, sulla questione efficienza, servizi igienici e aprire un confronto serio senza pregiudizi sulla questione turnistica”.
La prima cosa da sottolineare è che gli operai si sono fermati perché stanchi di vedersi aumentare i carichi di lavoro.
Gli ultimi aumenti della cadenza sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Allora la prima questione che si pone è che qualsiasi discussione con l’azienda si può aprire solo dopo che gli annunciati aumenti di cadenza della linea siano eliminati.
Altra questione è che gli operai, con la forte mobilitazione che hanno messo in campo, non si possono e non si vogliono accontentare solo di questo.
Bisogna ricordare che l’azienda sta cercando in tutti i modi di liberarsi degli rcl dopo averli ridotti così per averli costretti a lavorare per anni con ritmi asfissianti sulle linee. Inoltre, le cadenze erano già alte prima degli ultimi aumenti. Il problema della sicurezza è legato agli alti ritmi e si può migliorare solo attraverso un loro drastico abbassamento e coinvolgendo le centinaia di operai perennemente in cassa per distribuire il lavoro che grava solo su quelli che ora attualmente lavorano.
Altra questione aperta è il salario. Rispetto alla montagna di soldi che l’azienda ha guadagnato negli ultimi tempi, agli operai, che sono gli unici produttori di questa ricchezza, è toccato poco o niente. Quei soldi sono andati nelle tasche principalmente degli azionisti e dei dirigenti che per la produzione di questa ricchezza non muovono un dito. È arrivato il momento di chiedere aumenti salariali adeguati.
È su tutte queste cose che l’azienda deve dare delle risposte e gli scioperi di questi giorni rappresentano il primo passo degli operai su questa strada.
Questi sono i punti fermi che, chiunque andrà a trattare con l’azienda, devono essere centrali:
Riduzione drastica dei ritmi e distribuzione del lavoro tra tutti gli operai dello stabilimento riducendo il ricorso alla cassa integrazione.
Aumenti reali dei salari.
Farla finita con le discriminazioni nei confronti degli rcl per costringerli ad andarsene.
Tocca agli operai che in massa hanno scioperato in questi giorni, imporre ai tavoli di trattativa la discussione su questi punti centrali.
Intanto l’azienda non parla, ma si organizza. Aspetta che ci stanchiamo e nel frattempo cerca di boicottare gli scioperi. Nella Tonale ha allontanato gli operai dalle linee con la scusa che mancavano le scocche, guarda caso proprio quando passavano in corteo gli operai in sciopero. E subito dopo, per miracolo tecnologico, le scocche ricomparivano e la produzione riprendeva.
I suoi sindacalisti ci vogliono fermare con le “procedure di raffreddamento”. Con la convocazione del consiglio di fabbrica e con l’incontro che ne seguirà con l’azienda, passerà tempo. Tempo utile a far rientrare gli scioperi.
La mobilitazione, nei tempi e nei modi che gli operai riterranno migliori, invece deve continuare fino a quando siano cancellati gli aumenti di cadenza. Solo dopo si apriranno i tavoli di trattativa, e dovranno essere a 360 gradi sia sulle condizioni insopportabili che si vivono in fabbrica, sia sul salario.
F. R.

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