SI CURA CHI HA I SOLDI

Crolla un altro dei miti della società fondata sul profitto: il diritto alla salute uguale per tutti. Ci curiamo con il bromuro dei lamenti, e loro marciano a tappe forzate, forse è tempo di cambiare tattica, reagire alla francese alla prepotenza di chi sta in alto.
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Crolla un altro dei miti della società fondata sul profitto: il diritto alla salute uguale per tutti. Ci curiamo con il bromuro dei lamenti, e loro marciano a tappe forzate, forse è tempo di cambiare tattica, reagire alla francese alla prepotenza di chi sta in alto.


 

Caro Operai Contro, la disastrosa condizione del Servizio sanitario nazionale (Ssn) in Italia, è frutto di una politica sanitaria che viene da lontano, in linea con le pretese e gli interessi delle baronie degli ospedali pubblici e delle cliniche private. Equiparando la salute ad una qualsiasi merce in nome del libero mercato, hanno dirottato alla Sanità privata finanziamenti sempre più consistenti della Sanità pubblica, allungando a dismisura in quest’ultima i tempi di attesa, snaturando il senso di prevenzione, la possibilità di curarsi in tempi reali, che ormai può farlo solo chi ha i soldi, privatamente.
Il Ssn è gestito dalle Regioni su indicazioni del governo centrale, che stabilisce i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Il finanziamento è del 50,89% a carico del governo centrale, e per il 49,11% delle Regioni.
Il Consiglio dei Ministri del governo Meloni, ha dato il via libera a una misura che colpirebbe maggiormente gli utenti delle regioni povere: “L’autonomia regionale differenziata”.
E’ una vecchia “pensata” di Massimo D’Alema (Ds – Pd) poi fatta propria dalla Lega e da Formigoni, (F.I.), oggi rigenerata da Calderoli, altro leghista arrivato in Parlamento per affossare “Roma ladrona”, invece da decenni se ne sta al suo interno, beatamente inserito nell’allegra nidiata.
La Sanità privata sottrae, non solo un terzo circa del finanziamento alla Sanità pubblica, bensì sottrae ad essa spazi e tempi utilizzando ospedali, strutture pubbliche e private “convenzionate”.
Così si riduce drasticamente l’agibilità delle strutture nella Sanità pubblica, per lasciarla a quella privata, assieme al personale medico, paramedico ecc, che prende soldi anche da prestazioni private, utilizzando strutture, macchinari e tecnologie avanzate, patrimonio della Sanità pubblica.
Quant’è l’attesa per una visita o un esame diagnostico al Ssn? Può superare un anno. Oppure è impossibile fissare l’appuntamento, perché agli sportelli o al telefono con il Call center, ti rispondono che non è ancora disponibile la nuova agenda delle prenotazioni. E quando lo sarà? Non si sa, neanche in modo approssimativo! Un doppio sgarro per operai, lavoratori dipendenti e pensionati, che hanno sempre pagato sul piano fiscale la sanità con le trattenute in busta paga. Senza dimenticare la sostanza: che è lo sfruttamento operaio la base su cui si fonda la ricchezza delle classi agiate e che è il pusvalore creato dal lavoro salariato che finisce nel finanziare anche la sanità pubblica.
Alle liste d’attesa infinite, si contrappone chi ottiene subito l’appuntamento, pagando privatamente.
Poiché la salute non è un optional rimandabile, ricchi e benestanti quando gli va stretto il Ssn, si curano privatamente e la priorità negli accessi agli ospedali, la ottengono con esami, visite private, conoscenze e buoni rapporti diretti o indiretti, con esponenti dei consigli di amministrazione degli ospedali e le relative baronie .
Diversamente funziona tra operai, assimilati e strati non agiati che, finché possono ricorrono a prestazioni private, solo eccezionalmente in casi di gravità o presunti tali.
Come non pensare quindi che a determinare le lunghe liste d’attesa del Ssn, (oltre alle conseguenze del taglio di 37 miliardi di euro) sia il rapporto tra: numero di visite ed esami a pagamento e numero delle stesse fatte con il Ssn?
Le difficoltà e il disagio per chi si ammala e non può curarsi privatamente, diventano ancora più pesanti per sè e i propri famigliari, tanto più è importante la sua patologia, il percorso diagnostico che richiede, il ricovero o i ricoveri.
Per la politica che ha ridotto la Sanità pubblica in questo stato, l’importane è che privatamente – ma in gran parte utilizzando strutture pubbliche e un terzo dei fondi della Sanità pubblica – si possano curare adeguatamente padroni, banchieri, ricchi e benestanti.
Il resto della società, se proprio vuole curarsi, si deve adeguare ai tempi lunghi delle liste d’attesa. Nel frattempo assumere (se non sono a pagamento) medicine “approssimative” , il massimo che può prescrivere il medico di base, finché non ha in mano gli esiti degli esami.
Così si diventa preziosi consumatori per il mercato dei medicinali “transitori”, per la gioia delle industrie farmaceutiche con i loro colossali guadagni.
I dati Istat dicono che nel 2022 gli utenti che hanno rinunciato a curarsi sono oltre 4 milioni, il 7% della popolazione italiana. Questi non sono certo quelli che con i soldi possono curarsi privatamente!
Più tanti sono a non potersi curare con il Ssn, più la politica sanitaria può destinare fondi alla Sanità privata. Gli altri anche se muoiono prematuramente, sono pensioni che l’Inps risparmia! Se invece sono in età lavorativa, ne restano sempre tanti, molti di più di quanti ne servano ai padroni nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri. Al bisogno sono facilmente intercambiabili e sostituibili.
Saluti Oxervator.

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