L’AGONIA DI HASSAN

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da peacereporter.net
talia – 27.5.2008
Ispezione del Viminale al Cpt di Torino dove e’ morto un giovane tunisino
Ispezione del Viminale nel Cpt di Torino dove e’ stato lasciate morire Hassan Nejl

Il Viminale ha aperto un’inchiesta per capire qualche cosa di piu’ sulla morte di Hanasn Nejl, cittadino tunisino di trentasei anni, morto nella notte fra il 23 e il 24 maggio nel Cpt di Torino.

Il giovane, che al momento dell’ultima somministrazione di metadone era febbricitante, era peggiorato nel corso della notte. Ma i tentativi dei compagni di prigionia di richiamare l’attenzione, le richieste per avere un medico, per denunciare che il giovane stava molto male, sono andate tutte a vuoto. Fino al mattino dopo. Ma Hassan era gia’ morto, la bava alla bocca, la testa sul cuscino madido di sudore. Il freddo linguaggio burocratico del ministero degli Interni viene dal Dipartimento per le liberta’ civili (grottesca l’associazione della sigla a questa vicenda) e l’immigrazione: [k] Ispezione al nuovo centro per accertare le circostanze e i fatti occorsi nella notte tra il 23 e il 24 maggio, che abbiano rilievo sotto il profilo amministrativo[k]. Punto. Le agenzie di stampa, quelle che diramano le notizie in tute le redazioni dei media, hanno fretta: il giovane non ha un nome, diventa ‘un marocchino’ e soprattutto alcuni riescono a scrivere che Hassan Nejl era un ‘ospite del centro’. Ospite?
Si muove una parte della politica. Radicali, Rifondazione, alcuni esponenti del Pd hanno interpellato direttamente il ministro Roberto Maroni. A livello europeo e’ Vittorio Agnoletto che ha preso l’iniziativa per chiedere trasparenza sul caso: [k]Nessun ospite del Cpt venga spostato ne’ rimpatriato finche’ la magistratura e le forze dell’ordine non avranno chiarito le cause della morte di Hassan Nejl[k] ha detto l’europarlamentare.

Le prime notizie dell’autopsia dicono quello che si sapeva gia’: Hassan faceva uso di droghe: sono state trovate tracce di cocaina e hashish. Un dato accertato, anche perche’ nella ricostruzione delle ultime ore si era gia’ detto della somministrazione di metadone, nel tardo pomeriggio del 23 maggio. Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha chiesto che la vicenda non diventi un ‘caso politico’. Difficile richiesta, proprio quando a Bruxelles e in Italia si parla dell’estensione della permanenza ( forzata) nei centri di detenzione fino a diciotto mesi ( fino ad oggi in Italia era possibile fino a sessanta giorni) e quando si parla di ampliare e ribattezzare i centri circondati da filo spinato, con le guardie a controllare gli ‘ospiti’, che non possono allontanarsi.

[k]Le autorita’ coinvolte rendano conto e si assumano la responsabilita’ di quanto accaduto, non solo sulla evitabile morte di Hassan Nejl, ma anche sulla gestione del Cpt di Torino e sulle condizioni nelle quali sono trattenute le persone[k]. Lo chiede il gruppo di Emergency di Torino, [k]con l’auspicio che le istituzioni – si legge in una nota – prendano in seria considerazione la chiusura dei centri[k]. [k]La morte di Hassan e il modo in cui e’ avvenuta – protesta Emergency – conferma quanto poco di umanita’ circoli all’interno dei Cpt. Il rifiuto di considerare i migranti come persone titolari dei piu’ elementari diritti – aggiunge – non e’ accettabile[k].

Angelo Miotto

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