ELEZIONI POLITICHE: GLI OPERAI USATI COME FIGURINE

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da Repubbica.it

Oliviero Diliberto non torner� in Parlamento. Al suo posto, capolista in Piemonte, Ciro Argentino operaio della Thyssen e dirigente locale del Pdci da anni. “Ho deciso di continuare a fare politica come segretario del partito e stando fuori dal Palazzo. Questa � la diversit� dei comunisti italiani ed � il nostro modo di combattere la casta” dice Diliberto in una conferenza stanpa convocata in fretta e furia nella sede del partito.

La notizia spezza una polemica cominciata stamani e innescata dal Pd che aveva accusato La Sinistra-L’Arcobaleno di aver sacrificato l’operaio Ciro Argentino, dipendente della Thyssen e dirigente locale del Pdci, pur di salvaguardare il posto del segretario. Una aspra polemica su quanti operai candida un partito e quanti ne presenta un altro, per aggiudicarsi il titolo di “partito dei lavoratori e del lavoro”.

Lo scontro a sinistra in nome e per conto degli operai si inserisce in una generale tensione intorno alle liste sotto l’Arcobaleno. Un p� perch� il soggetto unico nato dai quattro partiti alla sinistra del Pd non ha fatto in tempo a diventare cos� unito come si crede. E un po’ perch� i tagli da operare sulle liste sono dolorosissimi: Rc, Verdi, Pdci e Sinistra democratica avevano 160 tra deputati e senatori. “Sar� un trionfo se riusciamo a farne eleggere un’ottantina” osservano da viale del Policlinico, sede di Rifondazione.

La polemica del Pd. “Perch� non hanno candidato Ciro Argentino, l’operaio della Thyssen Krupp?” chiedono Vincenzo Vita e Paolo Nerozzi, entrambi candidati del Pd. Non � un caso che siano loro a sollevare la polemica con L’Arcobaleno. Vincenzo Vita � l’anima di quella che dovrebbe essere la sinistra del Pd in cerca per� di un ruolo. Il secondo � l’ex sindacalista della Cgil passato prima con Mussi e poi tornato nel Pd. Attacca anche il neo acquisto del Pd, Antonio Boccuzzi, l’operaio Thyssen sopravvissuto al rogo e poi conquistato alla causa veltroniana. “Peccato – dice Boccuzzi -, le vecchie logiche di partito hanno fatto saltare la candidatura di Ciro. Mi sarebbe piaciuto essere in Parlamento con lui”.

E il candidato-operaio divide la sinistra. Si chiama Ciro Argentino, una cinquantina d’anni, da sempre dirigente del Pdci a livello locale e anche operaio della Thyssen Krupp. Diventa l’uomo di questa giornata elettorale poco dopo le quattro del pomeriggio. Ma di lui si comincia a parlare in mattinata quando il Pd attacca L’Arcobaleno per averlo tenuto fuori dalle liste. “Il sofferto tavolo della candidature della Sinistra Arcobaleno – replicano in mattinata dal Pdci – ci ha costretto per calcoli complicati ma imprescindibili a dirottare Oliviero Diliberto in Piemonte. Altrimenti il candidato sarebbe stato Ciro Argentino”.

Cos� Ciro Argentino ha fatto un passo indietro. E ufficialmente non era affatto arrabbiato. “Ho scelto io di non candidarmi anche per evitare ogni tipo di speculazione di tipo elettorale della disgrazia della Thyssen” spiega cercando di stoppare “una polemica stucchevole”. Ma questo accadeva prima della rinuncia di Diliberto. Ancora non sapeva che sarebbe stato il segretario a fare un passo indietro per lui.

“Il Pd usa gli operai come figurine”. Da subito, lo stato maggiore di La Sinistra-L’Arcobaleno aveva replicato duramente. “Che coraggio il Pd – attacca Gennaro Migliore – proprio loro che usano gli operai come figurine… Noi invece ci occupiamo di loro, dei loro salari e della loro sicurezza”. Titti Di Salvo dice di “comprendere il disperato tentativo del Pd di camuffare la candidatura, accanto all’operaio Thyssen, di un falco di Confindustria come Massimo Calearo”. Tutti replicano in modo secco, da Giordano a Manuela Palermi a Ripamonti. Zipponi, responsabile lavoro di Rifondazione, a sua volta operaio, mostra “l’elenco degli operai nelle nostre liste, da Paolo Ferrero a Matilde Provera, da Daniela Alfonsi a Ciccio Ferrara, dallo stesso maurizio Zipponi a Stefano Zuccherini. “E ci siamo limitati ai dirigenti…”. Ma non pu� bastare.

Ma a met� pomeriggio serve un colpo d’ala per smarcarsi, per non restare nell’angolo. E lo pu� fare solo Diliberto. La rinuncia al Parlamento arriva poco dopo le quattro.

Le quote. Il caso-operaio si inserisce in un pi� generale disagio sulle liste sotto l’Arcobaleno. Qualche numero, per quantificarlo: 160 deputati uscenti tra Rc, Verdi, Pdci e Sd e 88, “in un’ipotesi molto ottimistica”, quelli che potranno essere rieletti. La met� esatta, una falcidia. In uno scenario che va dagli 80 agli 88 parlamentari, 33 dovrebbero toccare a Rifondazione, 19 a Verdi e Pdci, 17 a Sd. Alla Camera risultano eleggibili il 35 per cento delle donne. E sono donne il 50 per cento dei capilista al Senato, la competizione pi� difficile per la Cosa Rossa a causa dello sbarramento all’8%.

I Verdi in fibrillazione. Il primo problema � stato quello di Marco Pecoraro Scanio, il fratello gi� senatore del ministro, che alla fine, cio� ieri sera, ha rinunciato “per evitare di essere catalogato, in modo distorto e strumentale, nella categoria dei parenti”. Il secondo motivo di agitazione si chiama Camillo Piazza, che ha qualche strascico di tipo giudiziario, sufficiente per la base del partito per tenerlo fermo un giro a vantaggio di qualche altro escluso eccellente. Il risultato � che Piazza � ad ora in lista, candidato in buona posizione in Lombardia.

Poi ci sono le donne. Angelo Bonelli e Marco Lion, al tavolo delle candidature per i Verdi, sono riusciti a trovare posti sicuri solo per Loredana De Petris, Grazia Francescato Cristina Morelli. Devono combattere, invece, Luana Zanella, Anna Donati e Paola Balducci.

Caruso contro Casarini. I due vecchi amici e leader carismatici dei Disobbedienti – nemici gi� da un pezzo – saranno l’uno contro l’altro in Veneto. Succede infatti che Rifondazione ha ricandidato Caruso, nonostante qualche vecchia ruggine con Bertinotti, e lo ha messo secondo in lista in Veneto 2, collegio della Camera per Venezia, Treviso, Belluno. Caruso non poteva, per regolamento, essere candidato in Campania. Ma finire proprio in Veneto, dove l’ex amico Casarini ha alzato muri contro di lui … Sapranno i due capi disobbedienti, dopo anni e varie vicissitudini giudiziarie, ritrovare un verbo comune? E unire le forze senza farsi del male? Al momento non c’� traccia di tregua. “Sono nel collegio Venezia-Treviso-Belluno, Padova (territorio di Casarini ndr) � in Veneto 1…” dice Caruso sperando che le ire di Casarini restino confinate nel “suo” collegio.

Rita Borsellino cambia posto. Perch� sarebbe difficile spiegare agli elettori perch� in una competizione politica la sorella del giudice ucciso dalla mafia � alleata di Anna Finocchiaro e in un’altra � avversaria. Quindi l’Arcobaleno ha dovuto spostare Rita Borsellino dall’Emilia Romagna alla Lombardia. In Emilia infatti si sarebbe trovata a competere contro la capolista del Pd Anna Finocchiaro, la stessa con cui invece corre insieme per il governo della Sicilia.

(7 marzo 2008)

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