DALLE PAROLE ALLE BOMBE

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Turchia – 28.12.2007

Tre raid in dieci giorni, con almeno 175 guerriglieri uccisi. Dopo aver minacciato per mesi operazioni militari nel nord dell’Iraq, per stanare i terroristi separatisti curdi del Pkk, la Turchia e’ passata ai fatti. Dopo quelli del 16 e del 22 dicembre, nel giorno di Santo Stefano le forze armate di Ankara hanno bombardato di nuovo le montagne – ora innevate – del Kurdistan iracheno, dove hanno le loro basi alcune migliaia di guerriglieri. Postazioni dei ribelli, secondo i militari turchi: parte dei 200 obiettivi del Pkk distrutti nei raid aerei di dicembre. Ma anche se le autorita’ irachene non hanno fornito un bilancio delle eventuali vittime di questa ultima operazione, per il governo regionale curdo i bombardamenti turchi hanno causato anche numerose vittime civili.

La versione turca. E’ un fatto che centinaia di terroristi siano stati uccisi dal 16 dicembre a oggi, scrivono le forze armate di Ankara nel loro sito Internet, promettendo che gli attacchi contro il Pkk continueranno e che il gruppo capira’ che il nord dell’Iraq non e’ piu’ sicuro. Secondo i militari turchi, che hanno diffuso immagini e filmati in bianco e nero per documentare l’esito dei diversi raid compiuti da 50 aerei da guerra, tra gli obiettivi colpiti ci sono tre centri di comando, due di comunicazione, due campi di addestramento, 182 postazioni abitate dei guerriglieri e 14 arsenali. I morti sarebbero tra i 150 e i 175, tutti “terroristi”, ma questa cifra non comprenderebbe i guerriglieri uccisi mentre si nascondevano nelle tante grotte delle montagne della zona. In un’altra operazione compiuta il giorno di Natale, stavolta nella provincia turca di Sirnak, sono morti altri 11 ribelli.

La versione curda. Da parte irachena la versione dei fatti e’ pero’ diversa. Mentre il Pkk ha fatto sapere di non aver subito perdite, durante una conferenza stampa a Sulaimaniya un funzionario del governo regionale curdo (Krg) ha parlato di molte vittime civili. Il presidente del Krg Massoud Barzani, che dopo il raid del 16 dicembre aveva annullato un incontro con il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice, ha confermato sostenendo che “i bombardamenti hanno colpito aree sicure e persone innocenti, molte delle quali sono state ferite o uccise”. Il presidente iracheno Jalal Talabani, anch’egli curdo, ha esortato la Turchia a cercare una soluzione “pacifica” per far finire gli scontri.

La collaborazione tra Washington e Ankara. Ma la Turchia potrebbe avere appena cominciato. Dopo essersi lamentata per mesi della scarsa cooperazione degli Stati Uniti nella lotta al Pkk, da due mesi le cose sembrano essere cambiate. Nell’incontro del 5 novembre a Washington, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha ottenuto l’impegno di Bush per una condivisione dei dati di intelligence statunitensi sul nord dell’Iraq. Una collaborazione che deve funzionare bene, dato che il presidente turco Abdullah Gul si e’ appena detto soddisfatto dell’aiuto dato da Washington. E dato che un portavoce della Casa Bianca ha ricordato come gli Usa considerino il Pkk un gruppo terroristico, e che l’unico freno posto dall’amministrazione Bush alla Turchia e’ un vago auspicio di non vedere vittime civili, e’ probabile che la serie di attacchi aerei non sia ancora giunta al termine.
Alessandro Ursic

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