LA LOTTA DEI PADRONI PER IL PROFITTO

Redazione di Operai Contro, la corte di cassazione ha da poco deliberato che i padroni in nome del profitto possono licenziare quando vogliono gli operai. Dopo la falsificazione dei dati sulle e missioni nocive delle macchine della Volkswagen ora tocca alla FCA e Renault. I padroni pur di fare profitti non solo licenziano gli operai, ma sono disposti a non rispettare le norme che si sono dati sulle emissioni nocive pur di fregare i padroni concorrenti. Non se ne fregano di ammazzare il loro scopo e fare porofitti. Marchionne, A.D. della FCA, si dice disposto a pagare i 4 miliardi […]
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Redazione di Operai Contro,

la corte di cassazione ha da poco deliberato che i padroni in nome del profitto possono licenziare quando vogliono gli operai.

Dopo la falsificazione dei dati sulle e missioni nocive delle macchine della Volkswagen ora tocca alla FCA e Renault.

I padroni pur di fare profitti non solo licenziano gli operai, ma sono disposti a non rispettare le norme che si sono dati sulle emissioni nocive pur di fregare i padroni concorrenti. Non se ne fregano di ammazzare il loro scopo e fare porofitti.

Marchionne, A.D. della FCA, si dice disposto a pagare i 4 miliardi di multa del dipartimento di giustia USA. Vuol dire che la estorsione di lavoro non pagato agli operai è enorme.

I galoppini ben pagati dalla FCA, giornalisti e politici, sono già lanciati a difendere la ex FIAT. Non ci pensano neanche a verificare le violazioni della FCA in Italia.

In Italia Marchionne può fare ciò che vuole: supersfruttare gli schiavi salariati, licenziare gli operai e condannarli alla fame, non rispettare le decisioni del tribunale dello stato, ricevere miliardi di sovvenzioni dallo stato, accollare le spese dei salari con la CIG allo stato dei padroni italiani

C’è sempre la cassazione a decretare che è tutto legale in nome del profitto

Un operaio di Pomigliano

Cronaca ANSA

 

Anche il Dipartimento di Giustizia americano avrebbe avviato un’indagine per la presunta mancata comunicazione del software che ha consentito di violare gli standard sulle emissioni. La possibilità di un’azione penale sulle violazioni delle emissioni segue la denuncia dell’Epa, che ha rinvenuto su 104.000 auto Fca un software che ha consentito la violazione delle norme sulle emissioni. Fca è già nel mirino del Dipartimento per le pratiche sulle vendite. L’amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, ha spiegato nelle varie conference call seguite alla denuncia dell’Epa di attendersi le “indagini del Dipartimento di Giustizia”, che di solito vanno a braccetto con quelle dell’Epa. Anche la Sec, la Consob Usa ha avviato un’indagine. Il titolo è nuovamente in forte perdita a Wall street

Fca durante la giornata ha rimbalzato a Piazza Affari, dopo il tonfo di giovedì quando si è diffusa la notizia che l’azienda era sotto accusa in Usa per aver violato le norme sulle emissioni su circa 104.000 veicoli. in particolare Grand Cherokee e Dodge Ram. Ma a finire sotto la lente di un’inchiesta a Parigi è anche la Renault, il cui titolo è andato giù in Borsa. Anche in questo caso l’azienda automobilistica nega ci sia stata una frode.  Il fascicolo giudiziario è stato aperto il 12 gennaio scorso: Dopo lo scandalo Volkswagen, una commissione indipendente di esperti aveva constatato l’importante sforamento del limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori tra cui, appunto, la Renault.

Fca accentua le perdite a Wall Street, dove arriva a cedere il 4,2%. A pesare sono le indiscrezioni dell’agenzia Bloomberg, secondo la quale Fca sarebbe sotto indagine del Dipartimento di Giustizia americano per la presunta mancata comunicazione del software che le ha consentito di superare i limiti sulle emissioni.

Ue, notizie dagli Usa “preoccupanti”  – Le accuse delle autorità Usa verso Fca “sono preoccupanti”. Così la portavoce della Commissione europea, Lucia Caudet. Bruxelles – dice – “è in contatto costante con le autorità americane” che hanno informato “ieri” l’esecutivo europeo di aver ricevuto “insufficienti informazioni” sul controllo delle emissioni. La Commissione, prendendo nota delle osservazioni, “lavora con l’Epa, le autorità nazionali e con Fca per verificare le implicazioni potenziali per i veicoli nella Ue”, ha aggiunto la portavoce.

La replica della Renault – “Renault rispetta la legislazione francese ed europea. I veicoli Renault sono sempre stati omologati conformemente alla legge e alle regolamentazioni. Sono conformi alle norme in vigore. I veicoli Renault non sono equipaggiati di software di frode ai dispositivi anti-inquinamento”: è quanto si legge in una nota diffusa dall’azienda

Sul titolo Fca si posizionano in maniera differente i gestori. Fino ad oggi, su 30 analisti che seguono il titolo, 10 consigliavano di vendere e 14 di comprare. Equita alza il taget price a 9,8 (+6%) ma se prima consigliava ‘buy’ ora più cautamente assegnano un ‘hold’. EXANE (underperform). Exane consiglia cautela, per Jefferies è ‘buy’ e vedono come ‘fondamentale’ la disponibilità di FCA a collaborare con l’Autority americana. Kepler Cheuvreux (hold) e Mediobanca, sottolineano le differenze con lo scandalo Volkswagen e un rischio più limitato con una multe che, considerando il numero delle auto coinvolte, potrebbe essere tra 450 milioni e 3,4 miliardi di dollari nel peggiore dei casi ma credono che l’Epa propenderà eventualmente per la pena minore.

Gli Stati Uniti accusano Fca di violazione delle norme sulle emissioni per le auto diesel, con l’uso di un software illegale per aggirare i test (GUARDA IL VIDEO). Accuse per le quali rischia una sanzione fino a 4,63 miliardi di dollari. Immediata la reazione del titolo Fca, che affonda a Piazza Affari e Wall Street, arrivando a perdere fino al 18%. La casa automobilistica si difende, spiegando di rispettare le regole e dicendosi pronta a collaborare. Il caso Fca ‘‘non ha nulla in comune con Volkswagen” afferma secco Sergio Marchionne. A pochi giorni dall’addio dell’amministrazione Obama e a poche ore dal patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari con Volkswagen per il dieselgate, l’Agenzia per la Protezione Ambientale americana punta il dito contro Fca, accusandola di aver usato un software per aggirare i test sulle emissioni diesel, consentendo cosi’ emissioni superiori ai limiti su circa 104.000 auto.

Nel mirino delle autorita’ americane ci sono i Jeep Grand Cherokee e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel. Le violazioni di cui Fca e’ accusata implicano una sanzione fino a 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari. ”Non comunicare” l’esistenza di un ”software che influenza le emissioni e’ una seria violazione della legge, che puo’ tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo” afferma l’Agenzia per la Protezione Ambientale in una nota. ”Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole” aggiungono le autorita’ americane, secondo le quali il software usato da Fca ha molte somiglianze con quello di Volkswagen. Mentre le indagini proseguono, aggiungono le autorita’ americane, Fca non ha finora offerto una spiegazione accettabile su come i dispositivi siano conformi alla legge. Fca e’ stata avvertita mercoledi’ dalle autorita’ che qualcosa era in arrivo, ed e’ venuta a conoscenza dell’oggetto solo nella prima mattinata di giovedi’, alle 8.00 del mattino locali. Il comunicato ufficiale dell’Epa e’ arrivato alle 11.00. Fca si difende dalle accuse: dicendosi ”delusa” per l’uscita pubblica dell’Epa, spiega che i suoi ”sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili”. La societa’ si impegna a collaborare con l’Epa e con la prossima amministrazione per presentare il proprio caso. Marchionne difende a spada tratta Fca: non c’e’ nessuno software illegale, e ”per quanto conosco questa societa’, posso dire che nessuno e’ cosi’ stupido” da cercare di montare un software illegale. Poi rassicura: ”sopravviveremo anche se saremo multati fino a 4,6 miliardi di dollari”.

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