LE BALLE ELETTORALI

In Lombardia FDI alle politiche di cento giorni fa prendeva 1.443.692 voti, alle regionali di ieri 725.402, meno 717.290. La Lega alle politiche 671.814, ieri 476.175, meno 195.639. E hanno la sfrontatezza di sostenere che è cresciuto il consenso al loro governare. Il PD alle politiche 961.894, ieri 476.175, meno 333.120. E dicono di aver tenuto.
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In Lombardia FDI alle politiche di cento giorni fa prendeva 1.443.692 voti, alle regionali di ieri 725.402, meno 717.290. La Lega alle politiche 671.814, ieri 476.175, meno 195.639. E hanno la sfrontatezza di sostenere che è cresciuto il consenso al loro governare. Il PD alle politiche 961.894, ieri 476.175, meno 333.120. E dicono di aver tenuto.


 

Per capire bene cosa è successo nelle ultime elezioni regionali è necessario partire dai numeri reali di quanti avevano ed hanno diritto al voto e quanti si sono recati fisicamente al seggio. Altrimenti si rischia di essere impigliati in percentuali che non danno l’idea della massa di non votanti nelle due regioni. In Lombardia gli aventi diritto al voto nelle elezioni di domenica e lunedì risultano essere circa 7.850.000 cittadini. Nel Lazio gli aventi diritto sono, sempre circa, 4.750.000 cittadini. Complessivamente la massa di aventi diritto al voto nelle due regioni risulta essere di circa 12.500.000 potenziali elettori. In Lombardia chi non si è recato alle urne risulta essere in percentuale il 58,3, che significa 4.576.000 di astensioni dal voto. Nel Lazio la percentuale di non votanti è addirittura superiore a quella lombarda. Il 62.8% non è andato a votare, pari a 2.754.000 astensioni. Complessivamente il 60,55 % degli aventi diritto nelle due regioni non ha votato. A questo dato bisognerebbe aggiungere le schede bianche e invalidate di coloro che pur recandosi alle urne hanno deciso di boicottare le votazioni, ma non c’è nessun dato al riguardo dal ministero dell’interno. Un numero enorme di astensionisti che complessivamente hanno deciso che nessuno dei partiti e dei candidati di qualsiasi partito poteva rappresentare i propri interessi immediati e quindi non valeva la pena presentarsi ai seggi.
Socialmente parlando le classi sociali che hanno disertato le urne sono prevalentemente gli operai e gli strati bassi della popolazione che, visto l’abbassamento dei salari, il peggioramento della sanità pubblica, i licenziamenti e la riduzione di manodopera nelle fabbriche, nei cantieri nei grandi magazzini, l’inflazione galoppante, il caro affitti e gli aumenti dell’energia e visto che nessuno delle coalizioni dei partiti ha mai messo al centro una minima difesa di queste condizioni, con l’astensionismo hanno dato una botta secca a tutti i partiti sia di destra, di centro e di “sinistra”.
Sui mass media le facce dei vincitori ostentano un sorriso di circostanza per la vittoria, ma dietro la facciata, conti alla mano, si rendono conto che i governatori della Lombardia e del Lazio comandano le loro regioni con appena un pugno di voti.
Il ridanciano Fontana, governatore appena riconfermato alla guida di una regione di oltre 10 milioni di abitanti, comanderà la regione con appena 1.774.477 (voti complessivi di tutta la coalizione) e, andando nello specifico il partito della Meloni, che sostiene Fontana, capo di un governo che ha la presunzione di governare in nome degli italiani, si deve accontentare in Lombardia di appena 725.402 voti.
Lo stesso vale per quell’altro fanfarone di Salvini che sui social gridando ad un exploit della lega si ritiene molto soddisfatto di avere portato a casa appena 476.175 voti di elettori che gli hanno dato il consenso.
L’altro lato della medaglia che vede la coalizione del sinistro Majorino governatore, malgrado stia facendo di tutto per propagandare ai quattro venti la tenuta del suo partito, il PD, e di tutta la coalizione, dati alla mano si compiace di aver appena preso l’inedita cifra di 628.774 voti, perdendo anche loro 333.120 voti nel giro di cento giorni. Queste elezioni stanno dimostrando che, soprattutto negli strati sociali più bassi, le trombe della partecipazione democratica alla vita sociale è, ed è sempre stata, un illusione propagandata dalla borghesia per sottomettere operai e proletari. Forse gli strati bassi della società cominciano a capire che votare equivale a dare un consenso alla propria sottomissione mettendo di propria volontà la testa sotto la ghigliottina. Per questo eminenti intellettuali borghesi si stanno affannando a cercare una spiegazione plausibile alle loro balle propagandate per decenni, tentando ancora di trovare il sistema di riportare al voto chi del voto non ne vuole più sapere.
Forse i componenti delle classi subalterne cominciano a capire che votare significa eleggere il boia che l’impiccherà, e pertanto decenni di propaganda borghese sulla partecipazione democratica sono oggi andati in fumo.
D. C.

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