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Le leggi che regolano i rapporti di lavoro subiscono continui cambiamenti, ogni ministro del lavoro deve soddisfare gli “imprenditori” di riferimento. Oggi tocca di nuovo ai contratti a termine, peggiorandoli.
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Le leggi che regolano i rapporti di lavoro subiscono continui cambiamenti, ogni ministro del lavoro deve soddisfare gli “imprenditori” di riferimento. Oggi tocca di nuovo ai contratti a termine, peggiorandoli.


 

Caro Operai Contro, la ministra del lavoro e delle politiche sociali M. Calderone, invece di preoccuparsi che a 6,8 milioni fra operai e lavoratori dipendenti, non viene rinnovato il contratto nazionale di lavoro scaduto, (per alcune categorie da anni), si sta prodigando per rendere ancora peggiori le norme che regolamentano i contratti a termine, un ramo del lavoro precario.
Vero che prima di tutto il rinnovo dei contratti chiama in causa il sindacato e le sue scelte che dovrebbero essere autonome da qualsiasi ministro e governo. Nella fattispecie Cgil, Cisl e Uil firmatari di contratti che coprono potenzialmente 12,5 milioni di lavoratori dipendenti, quanto pensano di continuare in questa situazione dove più della metà di lavoratori dipendenti hanno i contratti bloccati da anni? Senza iniziative di lotta degne di questo nome? E come può un ministro del lavoro definirsi tale, mentre favorisce i padroni fino al punto che 6,8 milioni di operai e lavoratori dipendenti, siano da tempo e restino ancora senza contratto?
Se il governo Meloni non si cura, se non a parole, della necessità di misure d’urgenza per adeguare i salari al carovita, la Calderone sua ministra del lavoro, non si sogna nemmeno di prendere in considerazione un’azione per spingere le cosiddette parti sociali a rinnovare i contratti che se fatti seriamente, potrebbero mettere una pezza per recuperare il potere d’acquisto dei salari divorati dal carovita.
Al 31 dicembre 2022 erano 591 i contratti nazionali di lavoro scaduti (quasi il 62% del totale di 955 depositati al Cnel). Di questi 30 sono fra i più importanti, riguardano più della metà dei lavoratori dipendenti del settore privato: 6,8 milioni su un totale di 12,8 milioni, dai 3 milioni solo nel commercio, turismo e ristorazione, fino ai “guardioni” pagati 4,5 euro l’ora con contratto scaduto nel 2016.
Più si aspetta a rinnovare i contratti di lavoro e più i padroni puntano di farlo al ribasso, sia perché il salario inadeguato al carovita pone gli operai in condizioni di maggior ricattabilità, sia perché possono stroncare il rapporto di lavoro con licenziamenti giustificati come “economici” o per “stato di crisi” nelle più svariate declinazioni, per poi assumere “a buon mercato” con i cosiddetti contratti atipici, di cui fanno parte anche i contratti a tempo determinato.
Se nel 2022 si è arrivati al record storico di 3,1 milioni fra operai e lavoratori dipendenti, assunti con contratto a termine, ora la ministra del lavoro Calderone li vuole peggiorare per gli operai, per renderli ancora più appetibili ai padroni.
Vuole infatti rendere rinnovabile fino a 3 anni (con la firma del sindacato per il 3° anno) il contratto a tempo determinato, senza i vincoli delle causali, anziché l’assunzione a tempo indeterminato dopo i primi 12 mesi. Tutto ciò – dice la Calderone – “per renderli più aderenti al nuovo contesto nato dopo la pandemia”. Tira in ballo in modo chiaramente strumentale anche la pandemia, per giustificare questa scelta.
Già nel 2018 il 1° governo Conte con il decreto Dignità, ridusse i 3 anni senza causali voluti da Renzi, a soli 12 mesi, periodo dopo il quale scatta l’assunzione a tempo indeterminato. Ciò non risolveva il problema, comunque gli industriali trovavano le scappatoie per continuare con i contratti a tempo determinato, ma diventavano meno percorribili.
La crescita dei contratti a termine rallentò e incrementò quelli stabili. Si passò dalle 300 mila stabilizzazioni del 2017, alle 527 mila del 2018, arrivando alle 713 mila del 2019. Un trend che si è interrotto nel 2020, questo sì per gli stop delle attività a causa della pandemia.
Con la Calderone ministro del lavoro, si deve tornare indietro. Questo impressionante modificare continuamente le leggi che regolano il rapporto di lavoro è la base di ogni precarietà.
Per il governo Meloni e i suoi ministri quello che conta è mantenere le promesse elettorali a quella parte di piccola e media “imprenditoria” che ha portato voti. Assecondarla anche con rapporti di lavoro in peggio per i subalterni. Una “imprenditoria” spesso sul filo dell’illegalità, per questo “bisognosa” di condoni, oltre che di forza lavoro a “prezzi scontati”, di Flax tax e per farla breve, di una legge di Bilancio come quella appena approvata.
L’assalto al decreto Dignità per ripristinare nel rapporto di lavoro a tempo determinato, i 3 anni senza causali voluti dal governo Renzi, rientrava nel programma elettorale del centrodestra e si sta realizzando nel silenzio di tutti.
Saluti Oxervator.

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