STELLANTIS MELFI, VENDEREBBERO ANCHE LA MADRE

In fabbrica è un gran casino. Comandati al lavoro o lasciati a casa nel giro di poche ore. Incentivati a licenziarsi e tanti accettano. Delegatini che per difendere i propri privilegi sono disposti a vendere chiunque, ma la corda si spezzerà.
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In fabbrica è un gran casino. Comandati al lavoro o lasciati a casa nel giro di poche ore. Incentivati a licenziarsi e tanti accettano. Delegatini che per difendere i propri privilegi sono disposti a vendere chiunque, ma la corda si spezzerà.


 

In Stellantis a Melfi è tutto un gran casino e si tira avanti alla giornata. Mentre nello stabilimento continuano i lavori di abbattimento e spianamento per portare all’interno dello stabilimento centrale lavorazioni che adesso si fanno nelle fabbriche dell’indotto, gli operai si adeguano e il padrone fa quello che vuole. Ci sono operai che accettano e vengono mandati in trasferta negli altri stabilimenti con centinaia di euro in più in tasca. Ci sono operai che preferiscono mollare, accettano i soldi dell’incentivo al licenziamento e tornano a casa, molti non sapendo ancora cosa fare di nuovo, l’importante è liberarsi da quella condizione di sempre maggiore sfruttamento. Alcuni sperano, dopo aver preso i soldi offerti dal padrone per licenziarsi, di agganciare la pensione dopo il periodo d’indennità mensile di disoccupazione. Altri operai più giovani mollano, sognando di trovare qualcosa di meglio, se non l’hanno già trovata. Altri lavoratori che pur si vantavano di essere dei lottatori, vendono la propria simbolica spada al padrone a buon prezzo e in cambio di soldi accettano di licenziarsi. Soggetti che così mettono al centro i propri interessi personali e individuali, ma non hanno il coraggio di ammetterlo, e pur abbandonando la nave che rischia di affondare, vogliono essere ricordati per le gesta che sono riusciti a mettere in campo solo perchè gli operai hanno alzato la testa. In fabbrica restano gli operai che quotidianamente vengono sfruttati e mortificati da un padrone sempre più affamato di profitti. Un padrone che utilizza la piccola aristocrazia operaia nelle fila del sindacato ancora presente in fabbrica. Delegatini che non sanno fare altro che inviare i messaggini del padrone. Gli inoltratori di messaggi. Una figura che può essere inserita nel nuovo contratto nazionale che stanno per firmare, una figura che serve per dire agli operai, a poche ore dall’inizio del turno, che non si lavora più.
Il 18 gennaio 2022, è arrivato un messaggio alle otto di sera per dire agli operai che al primo turno della mattina successiva, 19 gennaio, e a quello pomeridiano non lavoravano. Tavares e il suo codazzo non sanno forse che ci sono operai che per fare il primo turno escono di casa alle 2.30 di mattina e l’autobus parte prima delle 3.00 della mattina e che perciò vanno a dormire alle otto di sera? A questi inoltratori di messaggi, come allo stesso padrone, sfugge il fatto che questi operai non possono più andare a dormire quando vogliono, per le ore di sonno necessarie per poter lavorare di lì a poco? E’ diventato un dovere adesso per gli operai mantenere acceso il cellulare a tutte le ore! Ci manca solo che sia inserito anche nel nuovo contratto nazionale questa cosa, tanto sembra non ci sia limite al peggio.
Sindacalisti che oltre a vendere la pelle degli operai, delle nuove generazioni di operai sempre più sfruttati e precari, venderebbero anche la madre per poter mantenere i propri privilegi immediati e giornalieri. Non hanno un briciolo di vergogna per quello che fanno e per come si comportano. Non chiamano gli operai a protestare, fanno solo spallucce, dimostrando quello che sono, pensano solo al numero di tessere che dà loro la possibilità di andare a passeggio nello stabilimento. Alcuni sembrano dei senatori a vita dentro la fabbrica. Hanno piazzato familiari, amici e affini, ci manca solo portino gli animali domestici in fabbrica a camminare con loro.
A questo si è potuti arrivare perché gli operai sono divisi. In Stellantis a Melfi ci sono lavoratori che non hanno mai fatto un’ora di sciopero, perché assegnati in postazioni di rilievo o in Qualità, che adesso vengono assegnati sulla linea. Ci sono Capi Ute invitati ad accettare di fare gli operai e in caso di rifiuto restano a casa e aspettano di essere chiamati per continuare in fabbrica a fare quello che facevano. Capi che, pur di rimanere in posizioni privilegiate, si prestano a fare provvedimenti disciplinari a raffica agli operai che anche timidamente vorrebbero alzare la testa e farsi sfruttare di meno. E’ davvero un gran casino a Melfi, il padrone fa quello che vuole e continuerà a farlo fin quando si metteranno al centro gli interessi individuali e fin quando gli operai non si uniranno per difendere i propri interessi al di là delle parrocchie sindacali, dei burocrati sindacali, dell’aristocrazia operaia sempre più bidella e dei burattini vari.
Crocco, operaio di Melfi

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