MORTI SUL LAVORO E PER IL LAVORO, 3 AL GIORNO? SÌ, MA 3 DECINE!

Il caso del risarcimento negato a Giuliano De Seta ucciso in scuola-lavoro mette in evidenza il ruolo dell’INAIL, le sue norme sono sempre restrittive quando riguardano tutti coloro che muoiono lavorando. Anche l’ISTAT strumentalmente ne riduce il numero . L’Osservatorio di Bologna valuta un 30% in meno.
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Il caso del risarcimento negato a Giuliano De Seta ucciso in scuola-lavoro mette in evidenza il ruolo dell’INAIL, le sue norme sono sempre restrittive quando riguardano tutti coloro che muoiono lavorando. Anche l’ISTAT strumentalmente ne riduce il numero . L’Osservatorio di Bologna valuta un 30% in meno.


 

Caro Operai Contro, “Non possiamo accettare che un diciottenne come Giuliano De Seta, e cito lui per ricordare tutte le vittime, esca di casa per andare a lavorare e non torni mai più”. Queste – nello scorso ottobre – le parole del discorso programmatico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sono rimaste naturalmente belle parole al vento.
Proprio in questi giorni è uscita la notizia che Giuliano De Seta, lo studente morto in scuola-lavoro, non sarà riconosciuto come morto sul lavoro e quindi nessun risarcimento andrà alla famiglia. Nel discorso programmatico la Meloni si era impegnata a “porre fine alla tragedia degli incidenti anche mortali, sul lavoro. Il tema qui- disse- non è introdurre nuove norme, ma piuttosto garantire la piena attuazione di quelle che esistono”.
Ma di solleciti, disposizioni, direttive, o provvedimenti, tanto meno decreti che avrebbero dovuto fare seguito alle furbe parole della Meloni, non vi è traccia, né nella legge di Bilancio, né per la “piena attuazione delle norme esistenti”, né altrove.
Il 2023 è appena iniziato e i morti sul lavoro sono già 9 (nove). E i dati del 2022?
Non prendiamo in considerazione i dati dell’Inail perché annualmente le morti sul lavoro secondo questo istituto, sono circa il 30% in meno del numero reale, come documentato dall’Osservatorio di Bologna, negli oltre 15 anni di meticoloso lavoro. Questo perché l’Inail non conteggia gli infortuni e i morti fra i 4 milioni di operai e lavoratori che non sono assicurati nelle sue fila, come non conteggia le morti di lavoratori in nero o irregolari.
I dati dell’Osservatorio di Bologna dicono che nell’anno appena finito, i 1.404 morti sul lavoro del 2021, nel 2022 sono stati 1.499, più 6,7%.
Di cui quelli propriamente “sul luogo di lavoro” sono stati 757 a fronte dei 692 del 2021, quindi aumentati del 9,4%. Quelli sulle strade e in itinere, sono stati 742 nel 2022 a fronte dei 712 del 2021 con un aumento del 4,2%.
Riccardo Falcetta medico del lavoro di Torino assicura che ogni anno, oltre ai mille e più morti per infortunio sul lavoro, “abbiamo circa 9mila morti per tumore da lavoro”. (Fatto Quotidiano 9 gennaio 2023). Di questi l’Inail ne riconosce e risarcisce circa mille ogni anno, più della metà per l’amianto, che – ironicamente rimarca Falcetta – “sta diventando una sorta di balsamo di salute, almeno nelle aule di tribunale, visto che dominano le assoluzioni, in sede penale e soprattutto in sede civile”.
Perciò anche sui dati delle morti per patologie causate dal lavoro, l’Inail non è credibile.
Nel 2022 quindi siamo a 10.499 decessi fra, morti sul lavoro e itinere: 1.499, più altri 9mila decessi per patologia da lavoro incubata anche anni prima. In totale una media giornaliera di quasi 30 (trenta) morti al giorno, e non 3 (tre) come ci raccontano governanti e media, ogni volta che commentano una morte operaia.
Adeguatosi in fretta alle morti sul lavoro il governo Meloni, poco avversato dall’opposizione parlamentare, scarsamente contrastato dal sindacato, indisturbato se non coccolato dall’attenzione mondana dei media, si lascia scivolare addosso pure le altre morti sul lavoro, quelle causate da patologie del lavoro. Con l’aggravante rispetto i precedenti governi, che stavolta il capo del governo Meloni, ha, con la solita demagogia, nel discorso programmatico alla Camera, messo l’accento sulle morti sul lavoro per lasciare tutto come prima. Che la strage degli operai continui lasciando in pace gli imprenditori che “ vogliono fare” senza disturbarli troppo.
Tocca agli operai rimboccarsi le maniche e impegnarsi collettivamente sul posto di lavoro per salvaguardare la propria pelle. Pretendere adeguate misure di sicurezza , corsi di antinfortunistica. Incalzare capi, capetti, responsabili della sicurezza, delegati e sindacalisti. Scomodare ispettori del lavoro per ispezioni e sopralluoghi mirati. Rifiutarsi di scollegare ripari e misure di sicurezza per velocizzare la produzione. Rifiutarsi di svolgere mansioni quando non ci si sente sicuri.
La paura produce solo sfiducia e nuova paura che frena la possibilità di lottare a testa alta, per l’incolumità sul posto di lavoro e contro il padrone qualora ricorresse a misure punitive e repressive.
Saluti Oxervator.

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