POMIGLIANO, UN PATTO SCELLERATO

Il patto tra sindacalisti e padrone Stellantis: più sfruttamento per salvaguardare il posto di lavoro, ci ha portati alla miseria. Siamo pagati poco, lavoriamo come bestie e i posti di lavoro si perdono lo stesso.
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Il patto tra sindacalisti e padrone Stellantis: più sfruttamento per salvaguardare il posto di lavoro, ci ha portati alla miseria. Siamo pagati poco, lavoriamo come bestie e i posti di lavoro si perdono lo stesso.


 

Mentre Stellantis continua macinare utili, otto miliardi solo nel primo semestre di quest’anno, gli operai continuano ad affondare.
A Pomigliano, come a Melfi e negli altri stabilimenti, le condizioni di lavoro peggiorano sempre di più per i ritmi elevati e la minore sicurezza dovuta al taglio sui costi per l’ambiente di lavoro. Fabbrica sempre meno vivibile. Oltre ai tagli sull’igiene dello stabilimento, ora anche riscaldamento spento o utilizzato al minimo. Per affrontare il freddo l’azienda ha distribuito maglie di pile e implicitamente “invita” gli operai a lavorare di più anche per scaldarsi. Nel frattempo centralizza il lavoro sempre di più nello stabilimento centrale. Elimina il reparto Affidabilità e riporta a Pomigliano gli operai che nel 2008 confinò a Nola. In teoria dovrebbero tutti tornare in produzione, principalmente sulle linee. Il padrone Stellantis sa bene che molti di loro sono ormai inabili al lavoro forzato sulle linee, per età e per le patologie accumulate negli anni grazie al lavoro di fabbrica. Inoltre buona parte degli operai non serve alla produzione. È di questi giorni l’ultimo accordo con i sindacati filoaziendali per prorogare di altri cinque mesi gli ammortizzatori sociali fino ad aprile. In pratica solo 1350 lavoratori sono esclusi, tutti gli altri sono condannati a lavorare a singhiozzo con salari da fame.
Sembrano atteggiamenti contraddittori, ma seguono una logica ferrea. Infatti mentre crea le condizioni per rendere le condizioni di lavoro peggiori, l’azienda firma con i suoi sindacalisti un ulteriore accordo sulle dimissioni volontarie. Cosa vuol dire tutto questo? Il padrone ci sta semplicemente dicendo che una parte degli operai se ne deve andare. Se ne devono andare tutti quelli che non reggono gli attuali ritmi di sfruttamento. Ti ho reso inabile al lavoro? Non ti do una postazione più adatta alle tue condizioni fisiche, ma ti costringo a lavorare in condizioni ancora peggiori, se non ti conviene te ne vai. Ti do anche un incentivo per farlo.
In questo gioco al massacro contro gli operai sono tutti colpevoli, sindacalisti e politici compresi. Il padrone macina profitti sfruttando il più possibile i pochi che lavorano. Quelli che non lavorano non sono un suo costo perché li paga la collettività con l’accordo dei governi e dei sindacalisti. Intanto, in prospettiva, crea le condizioni di buttarli definitivamente fuori.
I sindacalisti, compresi quelli che apparentemente si oppongono alle scelte di Stellantis come la Fiom, ci hanno fatto digerire tutto, barattando l’aumento dello sfruttamento con la salvaguardia del posto di lavoro. Questo scambio, se mai è esistito, ora di certo non esiste più. Le condizioni di lavoro peggiorano e i posti si perdono.
E’ arrivato il momento di reagire. Sostenere il padrone, o criticarlo senza costruire una risposta forte e adeguata, o utilizzare le cause legali illudendo che la magistratura possa essere dalla parte degli operai, ci ha portati a questo punto.
O ci organizziamo come collettività e cominciamo a lottare colpendo il padrone dove è più sensibile, la produzione, con lo sciopero, oppure la nostra condizione peggiorerà sempre di più.
F. R.

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