LAVORARE SULLE LINEE, LA NOTTE, AL FREDDO

Alla Stellantis di Melfi al peggio non c’è mai fine. Ora per risparmiare sul riscaldamento si lavora al freddo con sciarpe cappelli e giubbotti. In discussione c’è anche la proposta di allungare l’orario di lavoro fino a 12 ore a turno.
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Alla Stellantis di Melfi al peggio non c’è mai fine. Ora per risparmiare sul riscaldamento si lavora al freddo con sciarpe cappelli e giubbotti. In discussione c’è anche la proposta di allungare l’orario di lavoro fino a 12 ore a turno.


 

Nella tradizione Lucana si nasce uomo e si muore brigante, con Stellantis però si nasce liberi e si muore schiavi.
Lo stabilimento del futuro, quello che con la dittatura Marchionne doveva diventare “l’esempio da esportare” ora è un laboratorio, donne e uomini sono cavie da portare allo sfinimento per capire fino a dove possono spingersi.
Per fornirvi ancora una volta una chiave di lettura chiara e obiettiva bisogna ripartire dal giugno del 2021. Quei poveracci chiamati sindacati sventolavano le bandierine brindando alla nuova super linea, ai 4 modelli elettrici e al futuro radioso di Melfi. Tornarono senza uno stralcio di verbale e senza la minima sicurezza di quello che vantavano come una conquista, tanto l’operaio è stupido e dimentica tutto facilmente.
Gli incontri tra sindacato e azienda sono oggi semplici formalità dove i lecchini devono firmare tutto quello che il padrone pretende senza nessuna negoziazione, anzi, in molte occasioni le firme vengono messe a scatola chiusa senza conoscere l’argomento.
Devono firmare tutto senza chiedere spiegazioni altrimenti la catena di montaggio è pronta ad attenderli e per la prima volta questo meccanismo non viene nascosto, il padrone ci tiene a far capire che non ha nessun rivale e imporre quindi un clima di terrore che tronchi sul nascere qualsiasi azione di rivolta. Basti pensare ai licenziamenti della logistica dello scorso agosto. I sindacati non hanno messo in campo nessuna azione a supporto dei lavoratori che in modo autonomo si sono organizzati in presidi riuscendo a bloccare la produzione. Per dirla tutta i sindacati si trovavano all’interno dello stabilimento quando capi e capetti hanno cercato di entrare nei capannoni della logistica per prelevare il materiale e non fermare la produzione, ma hanno preferito chinare la testa e nascondersi.
Tutti quelli che sintetizzano la vicenda con la solita frase “PENSATE ANCORA AI SINDACATI?” devono capire che il rinnovo del contratto e un’ipotetica discussione passa attraverso la loro firma, il destino di migliaia di lavoratori è nelle mani di chi ha riportato un clima di schiavitù destinato a peggiorare. Dobbiamo pretendere da questi personaggi azioni forti e concrete perché siamo stanchi di subire queste continue umiliazioni.
Il padrone in un anno di tempo è riuscito a ridurre drasticamente il personale senza intaccare la produzione. Hanno imposto carichi di lavoro oltre ogni norma e continueranno fino allo sfinimento, devono ridurre all’osso l’intero organico perché ad oggi – minacciano – è la sola alternativa alla chiusura.
Infatti Giovedì 17 verrà adottata una nuova spalmatura, con la complicità dei capi dicono di aver ricalcolato i tempi e quindi sulla base di questi dati è possibile ridurre ancora una volta il numero dei lavoratori. Tutto sempre in gran segreto e con la complicità dei parassiti.
Per continuare questo processo distruttivo sono al vaglio due proposte: Risparmiare sul riscaldamento e aumentare il turno di lavoro fino ad un massimo di 12 ore.
La prima proposta è stata già introdotta. Durante le ultime notti di produzione gli operai sono stati costretti a lavorare coperti da sciarpe e cappelli, in alcuni casi anche con giubbotti per contrastare le temperature al di sotto dei 10 gradi. È doveroso ricordare che lavorare in questo modo aumenta il rischio di farsi male, sciarpe o giubbotti potrebbero incastrarsi nelle parti mobili e creare situazioni molto pericolose. Abbiamo segnalato la cosa sia ai sindacati che ai capi, e per soffocare questo problema daranno una felpa in pile ad ogni lavoratore. Non si affronta il problema, lo si soffoca con soluzioni insufficienti che bloccano le lamentele.
Sulla seconda proposta, ovvero quella di aumentare su base volontaria l’orario di lavoro, pare che i sindacati si siano opposti, ma visto i precedenti sappiamo benissimo che questo non serve a nulla e che ancora una volta saranno costretti a firmare. I più deboli o quelli maggiormente preoccupati di restare a casa accetteranno subito questa proposta, ci sarà una gara a chi fa “più bella figura” con il capo aumentando i divari interni che purtroppo esistono.
Rivendichiamo la nostra identità di LAVORATORI, non siamo CAVIE da testare.
Non possiamo ammazzarci di lavoro per uno stipendio ormai improponibile a causa dell’inflazione, stiamo sopravvivendo solo grazie a grandi sacrifici, ma prima o poi la corda si spezza e si affonda tutti, nessuno escluso. Vogliamo capire i cambiamenti che nell’immediato verranno applicati, difendere quello che resta e riconquistare quello perduto.
Abbiamo provato sulla nostra pelle l’incapacità della politica, l’assenza del sindacato e tocchiamo con mano l’incertezza che spaventa e divide, ma dobbiamo alzare questa benedetta testa e divenire parte attiva di questo presente.
Ninco Nanco, operaio Melfi

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