IL MANGANELLO PASSA DI MANO IN MANO

Ricordiamo a chi si scandalizza solo ora delle misure da stato di polizia della Meloni che queste sono la continuazione dei decreti sicurezza di Salvini-Conte, riconfermati con piccole correzioni dal governo PD-5Stelle.
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Ricordiamo a chi si scandalizza solo ora delle misure da stato di polizia della Meloni che queste sono la continuazione dei decreti sicurezza di Salvini-Conte, riconfermati con piccole correzioni dal governo PD-5Stelle.


 

Caro Operai Contro, le misure da Stato di Polizia del governo Meloni, nei contenuti rieditano anche “l’adunata sediziosa”, ovvero reprimere anche preventivamente chiunque si riunisca in più di 50 persone, in terreni o posti pubblici e privati. Quindi reprimere con le forze dell’ordine, assemblee operaie e studentesche, picchetti in fabbrica o luogo di lavoro, occupazioni di fabbriche e scuole, occupazioni di case o edifici abbandonati, al fine di riabilitarli all’uso, per strati disagiati o finalità sociali. Così la raccontano.
Le punizioni vanno dalla condanna dai 3 ai 6 anni di galera per promotori e organizzatori, oltre la multa dai 1.000 ai 10.000 euro. Pena ridotta ai partecipanti che non sono promotori.
Il decreto “Rave” ha fatto trasalire alcune testate della “grande stampa”, con direttori e loro vice indignati nei dibattiti televisivi. Sulla carta stampata titoloni di prima pagina, quali: “Sicurezza, scelta la linea dura” (Corr. della Sera 31 ottobre). “No alla legge del manganello”, (La Repubblica 2 novembre).
E quasi a non volerci credere, Corr. della Sera il 3 novembre titola: “La legge Rave sarà corretta”. Ma nel decreto che dal Rave Party di Modena ha preso il pretesto, la parola Rave non compare nemmeno, a dimostrazione di come sia stata una scusa della Meloni per dare da subito – cioè da governo appena nato in carica da 3 giorni che non aveva ancora nominato i sottosegretari – un’impronta “identitaria”, nel senso di una propria identità ideologica e politica, da vendere ai suoi sostenitori diretti: piccoli e medi padroncini, artigiani e bottegai, attraverso la repressione di chi potrebbe disturbarli nei loro affari legali ed illegali. E’ il modo “nuovo” per governare il paese, o la nazione come dicono gli “identitari” che in Patria fanno i “sovranisti” con i più deboli, non disturbano ricchi e padroni, ma vanno in Europa a battere cassa.
Lo stesso sdegno da parte di certa stampa non si è levato quando Salvini e il Pd con il governo Conte 2 , confermavano i decreti sicurezza, introducendo e in taluni casi ripristinando una raffica di provvedimenti, contro forme di lotta che storicamente gli operai praticano a sostegno delle loro rivendicazioni.
Si ricorda a quanti si scandalizzano solo ora, i punti dei decreti sicurezza contro gli operai, confermati dal Pd con il governo Conte 2. (Senza contare tutta la parte di contrasto all’emigrazione).
*Fino a 6 anni di galera per blocco stradale. Era stato depenalizzato negli anni “90, ora è stato reintrodotto come reato.
*Fino a 6 anni di galera anche per i picchetti sui cancelli, considerati blocco stradale e quindi reati.
*4mila euro di multa,per ostruzionismo nel blocco stradale.
*Uso dei droni da parte delle forze dell’ordine, per monitorare lotte, manifestazioni e iniziative operaie.
*Possibilità delle forze dell’ordine di sparare con pistole taser sui manifestanti.
*Fino 12 mesi di galera per chi organizza un corteo, se qualcuno dovesse causare danni.
*Fino 12 mesi di galera anche per chi partecipa ad un corteo non autorizzato.
*Indossare il casco durante un corteo è diventato un “delitto” cioè reato punibile.
*Fino 2 anni di galera per chi lancia razzi o petardi alle manifestazioni, anche questo è diventato reato punibile.
*Forte aumento delle pene per chi occupa case, fabbriche o terreni.
*Daspo urbani per allontanare con pretesti per lunghi periodi, gli operai più attivi nelle lotte.
*Depenalizzato negli anni “90, viene ripristinato il reato di “accattonaggio”, con arresto da 3 a 6 mesi e una multa dai 3 mila ai 6 mila euro.
*Andrà a giudizio per reato penale, chi pronuncia parole o frasi ritenute offensive dalle forze dell’ordine cui sono indirizzate. Non potrà più essere derubricato “non punibile per la lieve entità del fatto”, come avveniva prima.
Ora la Meloni ha dato un’altra botta in questo senso. Le sue promesse di dare con urgenza la priorità alle famiglie, sono servite per prendere voti. Il consiglio dei ministri che doveva decidere e varare il “decreto aiuti” è stato rinviato per la terza volta. Con l’inflazione al 13% il governo Meloni non si preoccupa di mettere soldi nelle buste paga, ma di metterli nelle tasche di borghesi e faccendieri, tagliando loro le tasse, ed elevando il tetto dei contanti a 10 mila euro (Salvini), o 5 mila, (Meloni).
Per la Meloni e i suoi fiancheggiatori, i salari possono aspettare e i poveri aumentare, questo produrrà proteste e lotte, che pensa di prevenire o al più reprimere. Perciò è partita in quarta con le misure da Stato di Polizia. Il decreto deve ancora essere approvato dal Parlamento, ma difficilmente i suoi alleati di governo la deluderanno, al più chiederanno qualcosa in cambio, e poi c’è sempre l’alternativa dei mercenari, sempre disponibili al miglior offerente, a sostenere o far cadere governi.
Saluti Oxervator.

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